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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.02.2008 Il rischio di una seconda notte dei cristalli: l'allarme del presidente del Congresso ebraico europeo
dopo il boicottaggio antisraeliano della Fiera di Torino e la lista di proscrizione sul web

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 febbraio 2008
Pagina: 18
Autore: Virginia Piccolillo - la redazione - Dino Martirano - Alessandra Farkas - Roberto Finzi
Titolo: «Temo un'altra notte dei cristalli - Fiera del libro, appelli a Napolitano - Le comunità italiane: Segnali preoccupanti, ma non siamo nel 38 - Tre incidenti allarmanti - Le università si mobilitino dopo la lista di proscrizione»

Dal CORRIERE della SERA dell''11 febbraio 2008, un articolo di Virginia Piccolillo
sull'allarme lanciato da 
Moshe Kantor  presidente del Congresso europeo ebraico, sull'antisemitismo in Italia e in Europa:

ROMA — Un «forte monito » ai governi europei ad «alzare la guardia» contro tutte «le recenti forme di antisemitismo e di xenofobia» per evitare il rischio di «una seconda Notte dei Cristalli». È l'allarme lanciato da Moshe Kantor, presidente del Congresso europeo ebraico, dopo i fatti avvenuti in Italia negli ultimi giorni. Dal tentativo di boicottare la Fiera del Libro di Torino, dedicata quest'anno a scrittori israeliani, che un gruppo di intellettuali sta compiendo per solidarietà con i palestinesi («vittime da sessant'anni di pulizie etniche»). Fino alla comparsa, scoperta nei giorni scorsi sul forum de Il Cannocchiale,
di una black-list di professori ebrei.
Kantor, durante l'assemblea generale straordinaria dell'organizzazione che si è tenuta a Parigi, di fronte a 150 persone, fa un accostamento di questi episodi alla «Reichskristallnacht»: la notte dei pogrom nazisti degli ebrei. Tra il 9 e il 10 novembre del '38, 91 ebrei vennero uccisi, circa trentamila deportati nei lager, 267 sinagoghe rase al suolo, 7.500 negozi devastati. Kantor parla appunto di «un andamento che ricorda quello che successe 70 anni fa quando si cominciarono a bruciare in piazza, in Germania, i libri di autori ebrei. All'orizzonte vedo la possibilità di una seconda Notte dei Cristalli». E il Congresso europeo ebraico approva un ordine del giorno con un «forte monito » all'Europa affinché alzi «la guardia contro tutte le recenti forme di antisemitismo e di xenofobia». Il boicottaggio della Fiera del Libro è definito un «attacco discriminante ed intollerabile volto a colpire non la politica di un governo ma un popolo ».
Ma preoccupa anche altro. Tre poliziotti e due macellai sono stati indagati in Francia per istigazione all'odio razziale per aver fatto il saluto nazista e gridato «morte agli ebrei». Alessandro Ruben e Claudia De Benedetti, dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, hanno lanciato un'iniziativa: «Due tende contro il razzismo». Una verrà montata di fronte alla Fiera del Libro di Torino, l'altra di fronte a La Sapienza, per mostrare filmati sulla Shoah e diffondere documenti sul conflitto in Medio Oriente.
Intanto la procura di Roma indaga sulla black list ipotizzando, per il momento, il reato di violazione della privacy in attesa che la polizia postale individui il responsabile o eventuali complici. Ma l'individuazione potrebbe essere impossibile se il messaggio fosse stato inviato da un server straniero, come crede sia avvenuto un analista israeliano, Ronen Solomon, anche lui a caccia dell'autore che si fa chiamare H5N1 come il virus dell'aviaria. Secondo Solomon, H5N1 nel forum si è registrato come residente a Bandar Abbas, un porto in Iran. Il primo messaggio l'avrebbe spedito il 28 gennaio, suggerendo «un modo efficace per eliminare il potere della lobby mafia ebraica dalla politica italiana: imparare a riconoscere i cognomi dei candidati che chiedono il vostro voto». Il 3 febbraio H5N1 lancia nuovi messaggi, tra cui una «lista di affaristi ebrei nel mondo» che, precisa, viene da «Wake-up-America. net», una sorta di banca dati Usa. E quello con la «lista della casta baronale ebraica nella Università italiana» e con la «lista dei professori universitari ebrei all'Università la Sapienza di Roma». Per lui non è un singolo, ma un'organizzazione.
«Chi non si allinea oppure è portatore di culture diverse in qualche modo è sempre stato perseguitato o tenuto in disparte», afferma il premio Nobel Dario Fo, «la cultura ufficiale non ha mai accettato che ci fosse chi conservava proprie tradizioni e modi di vivere. Sotto questo aspetto rom ed ebrei rappresentano l'esempio più evidente ».

Un breve articolo  sull'appello dell'American Jewish Committee e del Comitato accademico europeo per la lotta all'antisemitismo.

ROMA — L'American Jewish Committee e il Comitato accademico europeo per la lotta all'antisemitismo hanno lanciato un appello a tutte le forze politiche democratiche, al mondo della cultura e della scienza perché sia «respinto con forza il tentativo di boicottare la Fiera del Libro». E al presidente Napolitano chiedono che «agisca contro l'inquietante tentativo di trasformare un momento importante di dialogo fra le culture, quale dovrebbe essere l'incontro tra scrittori in un tribunale contro lo Stato di Israele e l'intero popolo ebraico». Tra i firmatari dell'appello che esprimono la più «ferma solidarietà» agli scrittori boicottati, Khaled Fouad Allam, Lisa Palmieri Billig, Giuseppe Caldarola, Fabrizio Cicchitto, David Meghnagi, Carmine Monaco, Valentino Parlato e Franco Siddi.

Una cronaca sulle reazioni all'interno delle comunità ebraiche italiane

ROMA — Ora nessuno si spinge ad affermare che, 70 anni dopo, davvero sta per ripetersi nella vecchia Europa l'incubo della Notte dei cristalli. Tuttavia quella pagina buia della storia contemporanea — che tra il 9 e il 10 novembre del '38 segnò l'inizio della fine in Germania con omicidi, devastazioni di sinagoghe e roghi di libri sacri — evoca certamente anche nelle comunità ebraiche italiane quella pericolosa escalation culturale che, tassello dopo tassello, prima o poi può preparare il terreno al peggio.
Fortunatamente il 2008 non è il '38, osserva Victor Majar, consigliere dell'Unione della comunità ebraiche italiane (Ucei): «Ora che l'antisemitismo ha preso la forma del pregiudizio contro Israele, succede che nessuno contesta regimi feroci e invece accusa Israele di tutte le nefandezze. In questo, il presidente Kantor ha ragione ma bisogna anche ricordare che in 70 anni due condizioni sono mutate: la società occidentale ha memoria di quello che è successo e per questo la solitudine di noi ebrei è minore; inoltre, 70 anni fa gli ebrei subirono passivamente mentre oggi in termini psicologici, ma anche materiali, siamo più attrezzati. La sola esistenza di Israele dà agli ebrei la consapevolezza di poter reagire».
All'assemblea generale straordinaria del Congresso europeo ebraico, convocata a Parigi per confermare il presidente russo Moshe Kantor fino al 2011, c'erano anche i delegati Claudia De Benedetti (Torino) e Alessandro Ruben (Roma) che hanno potuto informare i colleghi di 42 Paesi sul boicottaggio degli autori israeliani al Salone del libro e sulla
black list dei docenti della Sapienza. «Non credo che Kantor abbia esagerato evocando la Notte dei cristalli, anzi. Lui si è spinto più in là dicendo che l'escalation di antisemitismo è iniziata dall'anno di pubblicazione di Mein Kampf», conferma la dottoressa De Benedetti. La quale aggiunge: «Kantor ha visto nel boicottaggio degli autori israeliani un forte parallelismo con il '38 e per questo lo abbiamo invitato all'inaugurazione della Fiera del libro».
Anche l'avvocato Alessandro Ruben non nasconde le sue preoccupazioni: «Qualsiasi azione che veicola odio e violenza non parte mai da sola ma è preceduta dalla costruzione dell'ideologia e del pensiero. Un esempio viene dalla Francia: un anno fa, a Parigi, è stato rapito e ucciso da tre coetanei un ragazzo ebreo colpito per il solo fatto che in quanto ebreo avrebbe dovuto essere per forza ricco. Ma non era il suo caso... Ecco come il pregiudizio rischia di far diventare normale qualcosa di orribile».
A Roma, il vice presidente della comunità, Riccardo Pacifici, accoglie senza stupore le parole di Kantor: «Il boicottaggio degli autori israeliani a Torino è una forma aggiornata e corretta dei roghi dei libri del '38. Ma ciò che è più allucinante è l'immediata adesione al boicottaggio di alcuni Paesi arabi che hanno fatto la pace con Israele, come la Giordania, l'Egitto dove, purtroppo, il Mein kampf è un best seller ». Conclude Pacifici: «Fino a quando in Italia e in Europa i cittadini di fede islamica non potranno esprimersi liberamente su Israele, criticandolo pure ma garantendo la sua legittimità, la democrazia dovrà sentirsi minacciata anche in Italia e in Europa».

Un'intervista a Elan Steinberg, direttore esecutivo emerito del World Jewish Congress:

NEW YORK — «Negli ultimi anni l'impensabile è di nuovo accaduto. Per questo sono completamente d'accordo con Moshe Kantor: il rischio di una nuova «Notte dei Cristalli» dopo l'escalation di antisemitismo nell'era post 11 settembre diventa sempre più concreto».
Parla Elan Steinberg, direttore esecutivo emerito del World Jewish Congress, nonché vicepresidente della più grande associazione di sopravvissuti dell'Olocausto.
«Gli ultimi tre incidenti italiani ci allarmano », spiega Steinberg. «Non parlo solo del blog coi nomi dei presunti professori ebrei e del boicottaggio anti-Israele alla fiera di Torino ma anche della decisione del Papa di resuscitare la preghiera tridentina, che esorta gli ebrei a riconoscere Gesù come messia, se vogliono essere salvati. Ci ha ricatapultati indietro di decenni, distruggendo i ponti ebrei-cattolici faticosamente costruiti dal predecessore ».
Il Vaticano ha negato questa tesi.
«Il suo responsabile dei rapporti con gli ebrei, il cardinale tedesco Kasper, ha solo aggiunto benzina sul fuoco. Tanto che vertici del mondo ebraico si incontreranno oggi a Washington per formulare una risposta ufficiale e unitaria al Papa. Esprimendo la totale solidarietà al rabbino capo di Roma Di Segni che ha chiesto la sospensione temporanea del dialogo tra ebrei e Vaticano».
Quando diffuso è il pericolo antisemita oggi?
«Oggi in Italia esiste un vero e proprio "asse del male": l'alleanza stranissima e sempre più organizzata tra estrema sinistra, estrema destra e fondamentalisti islamici, uniti dal loro comune odio per l'America di Bush e per Israele. A questo triunvirato si aggiunge l'operato di un Vaticano che invece di andare avanti va indietro. E poi c'è la sorpresa dei comunisti ».
A cosa si riferisce?
«Alla partecipazione dei comunisti italiani al boicottaggio di Torino. Il partito comunista italiano è sempre stato sui generis, accreditato e riconosciuto anche dagli americani. Ma un partito serio non aderisce al boicottaggio contro ebrei in un Paese con una storia di antisemitismo tanto recente e dolorosa. Ha perso credibilità».
Quali saranno le ramificazioni delle parole di Kantor?
«Sono un campanello d'allarme per tutte le comunità ebraiche del mondo, soprattutto qui in Usa. Le azioni dei partiti italiani, del governo e della chiesa cattolica da oggi saranno sotto il microscopio».
In concreto, cosa pensate di fare?
«Se si continua su questa strada e gli incidenti aumenteranno il raffreddore degli ebrei europei si trasformerà in febbre alta per gli ebrei della diaspora».
È ipotizzabile un boicottaggio nei confronti dell'Italia?
«Non ancora. Ma in un'era in cui l'inimmaginabile e impronunciabile diventano realtà, come 70 anni fa, non possiamo escludere questa ipotesi nel futuro. È un peccato perché il mondo ebraico ha sempre avuto un rapporto molto speciale con il popolo italiano, perché non ha dimenticano lo sforzo di tantissimi per salvare gli ebrei. A differenza di altri Paesi europei».

Una lettera di Roberto Finzi, storico e docente universitario:

Caro direttore, La vicenda della vera lista di proscrizione della pretesa «lobby ebraica» pro Israele che avvilupperebbe le università italiane coinvolge in duplice modo le istituzioni accademiche del Paese. Innanzitutto perché non può essere tollerato che una parte dei docenti venga minacciata senza mettere in discussione la libertà e l'incolumità dell'intero corpo accademico, che esistono solo in quanto une e indivisibili. Già questo chiama in causa gli organi di autogoverno del sistema universitario, indipendentemente dall'azione, doverosa, dei poteri repressivi dello Stato. Una istituzione così gelosa della sua autonomia deve attraverso i suoi massimi organismi rigettare in modo pubblico e formale l'intimidazione rivolta a una parte dei suoi componenti, chiunque ne sia l'autore. Non basta la privata solidarietà o la dichiarazione individuale di questo o quel rettore.
Chiedo dunque, sicuro che quest'auspicio, avrà seguito positivo, che i senati accademici delle università italiane votino documenti non solo di condanna ma contenenti impegni positivi contro il ripetersi di episodi analoghi, le cui origini - ecco il secondo punto di connessione fra «lista nera» e università - affondano in fatti gravi avvenuti all'interno del mondo universitario di importanti paesi della Unione Europea, che ledono le fondamenta della libertà di ricerca. La «lista nera» è stata riconosciuta dai suoi promotori come l'elenco dei firmatari di un appello del 2005 contro l'iniziativa di universitari inglesi volta a boicottare ricerche congiunte con ricercatori e\o istituzioni scientifiche israeliane. Non era il primo episodio del genere. Già nel 2002 l'Università Paris VI aveva votato una mozione in cui si chiedeva all'UE di non rinnovare gli accordi di cooperazione scientifica con Israele e le sue università salvo poi, per parare le critiche, sostenere che quella posizione era contro gli accordi istituzionali ma che, di contro, occorreva operare per sviluppare i contatti interpersonali con ricercatori israeliani e palestinesi, per favorire il dialogo fra due parti. E fu scandalo, anche perché da tempo la Francia assisteva e assiste a rigurgiti antisemiti che tra l'altro hanno prodotto una significativa crescita dell'emigrazione di ebrei francesi e la presa di posizione di Paris VI era pressoché contemporanea all'attentato a uno delle più note personalità liberali ebraiche d'Oltralpe. Il premio Nobel Claude Cohen-Tannoudji, scrisse allora un articolo (pubblicato in Italia da «La stampa » dell'8 gennaio 2003 ) dal titolo Francia, mi vergogno in cui, tra l'altro, scriveva: «Mi vergogno di quei colleghi che osano scagliare un anatema su altri colleghi a causa della loro nazionalità. Mi vergogno di quei colleghi che, di fronte a un conflitto doloroso dove due popoli soffrono crudelmente e quotidianamente, scelgono di demonizzare una delle due parti anziché cercare di avvicinarle l'una all'altra». Penso che il ripetersi di accadimenti analoghi proponga la necessità di integrare la posizione di Cohen-Tannoudji. La internazionalità, o il cosmopolitismo, della ricerca è parte costitutiva della sua libertà. Proporsi di delimitare in alcun modo non solo, in astratto, la libera circolazione delle idee ma, in concreto, il libero formarsi del sapere, attività che per esplicarsi ha anche vitale bisogno di mezzi materiali, è un atto che contraddice una delle regole fondamentali della ricerca. E un ricercatore che sostenga una tale posizione merita d'essere valutato come un fisico che presentasse un progetto di ricerca volto a dimostrare che la gravità universale è un'invenzione di Isaac Newton per favorire se stesso e i propri amici o di un astronomo che chiedesse d'essere finanziato per dimostrare che non v'ha dubbio che sia il sole a girare intorno alla terra.
Gli organi di governo degli atenei italiani non possono volgere lo sguardo altrove di fronte a qualsiasi attentato alle regole base della libertà di ricerca. Se lo facessero insidierebbero la stessa ragion d'essere delle università.

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