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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.01.2008 Sergio Romano, la storia insegnata al popolo bue
grande esperto in omissioni & paragoni storicamente falsi

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 gennaio 2008
Pagina: 35
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Terroristi e Patrioti, qualche utile distinzione»

Il cinismo di Sergio Romano è in fondo affare suo. Escono invece dal privato alcune sue affermazioni. La prima, inaccettabile sul piano storico, il paragone del conflitto israelo-arabo con la sovranità francese in Algeria. La Francia era un paese colonialista, e l'Algeria una colonia. Più che logico che volesse rendersi indipendente. Israele è uno stato democratico, non affettua nessuna politica coloniale, si difende da chi vorrebbe distruggerlo. La seconda, quando scrive "Così fa il governo israeliano quando sostiene che Hamas e Hezbollah sono organizzazioni terroristiche". Questo è falso, Romano che i due movimenti sono stati dichiarati terroristi non solo da Israele, ma anche da Onu ed Unione Europea. Che per Romano questo fatto non conti nulla, lo sappiamo. Come sappiamo quanto usi bene la tecnica dell'omissione.

Ecco la lettera del lettore e la risposta di Romano, sul CORRIERE della SERA di oggi, 13/01/2008, a pag,35, con il titolo " Terroristi e Patrioti, qualche utile distinzione". Invitiamo i nostri lettori a scrivere al direttore del CORRIERE della SERA Paolo Mieli per protestare con la poce serietà storica dello Sergio Romano. usare la mail:

lettere@corriere.it

PATRIOTI QUALCHE UTILE DISTINZIONE

 

Ho sentito definire Thaci dell'Uck terrorista e bandito.
Altrettanto gli iracheni che si fanno scoppiare una bomba addosso. Ma come mai Rosario Bentivegna viene definito un eroe? Ha avuto anche lui la medaglia d'oro o l'hanno data solo a Carla Capponi? Voleva liberare l'Italia dagli invasori tedeschi o ha ammazzato 35 e più innocui soldati altoatesini? E Thaci non vuole liberare il suo Paese dagli invasori serbi? E gli iracheni «terroristi» non vogliono liberare il loro paese dagli invasori Usa? Quando si è patrioti e quando si è terroristi?
Silverio Tondi
silverio.tondi7@ libero.it
Caro Tondi,
E sistono molti terrorismi, fra cui quello rivoluzionario di organizzazioni che si propongono il radicale cambiamento della società e del sistema politico, come le Brigate Rosse in Italia e la Rote Armee Fraktion in Germania. Ma lei si riferisce evidentemente al terrorismo di gruppi che dichiarano di battersi per l'indipendenza della loro nazione, soggetta al dominio di una potenza straniera, o il diritto alla secessione di una provincia che appartiene a uno Stato più grande. Questo fu per l'appunto, verso la fine degli anni Novanta, l'obiettivo dell'esercito di liberazione kosovaro (Uck) e dell'uomo, Hasim Thaci, che ne fu il principale esponente. È un terrorista, come sostengono i serbi, o appartiene alla categoria dei resistenti, come Rosario Bentivegna, autore dell'attentato di via Rasella?
In ultima analisi la differenza è soltanto quantitativa. Se la persona di cui si discute appartiene a uno sparuto gruppo di teste calde ed è priva di qualsiasi seguito popolare, è un terrorista. Se dietro le sue spalle vi è un sentimento ancora inespresso ma diffuso, che la lotta armata contribuisce a rafforzare, è un patriota. La difficoltà, naturalmente, sta nell'accertare se il fenomeno in discussione appartenga alla prima o alla seconda categoria. Il governo che difende il proprio dominio sulla terra contestata ha un evidente interesse a sostenere che i suoi nemici sono terroristi. Vorrebbe che tutti i Paesi condividessero il suo punto di vista e che tutti i membri della comunità internazionale, ma soprattutto i suoi amici, lo accettassero e negassero ai «terroristi » qualsiasi riconoscimento o sostegno. Così fecero i britannici in Palestina quando dovettero subire gli attentati delle organizzazioni ebraiche. Così fecero i francesi, quando difendevano la loro sovranità in Algeria contro l'insidia del Fronte di liberazione nazionale. Così fece il governo di Londra quando cercò di stroncare le operazioni dell'Ira (Irish Republican Army) nell'Ulster. Così fecero i russi in Cecenia dal 1994 sino alla normalizzazione, forse soltanto provvisoria, degli anni scorsi. Così fa il governo israeliano quando sostiene che Hamas e Hezbollah sono organizzazioni terroristiche. Così fa il governo spagnolo quando parla dei militanti baschi dell'Eta, la Nato quando descrive i talebani in Afghanistan e il governo turco quando accusa la stampa italiana di non definire terroristi i curdi del Pkk.
Ma tutto, alla fine, dipende dall'esito dello scontro. Se il governo centrale riesce a prevalere, i suoi nemici sono e restano terroristi. Se deve venire a patti e concludere un accordo (come la Francia in Algeria e la Gran Bretagna nel-l'Ulster), i terroristi diventano prima interlocutori accettabili, poi nemici coraggiosi e, infine, patrioti.
Esiste poi, caro Tondi, un altro problema, non meno delicato. Come dovrebbero comportarsi i governi stranieri quando il Paese minacciato chiede loro insistentemente di definire terroristi i suoi nemici? Nei limiti del possibile la linea preferita è quella di stare alla finestra senza sbilanciarsi troppo da una parte o dall'altra. Non si sa come andrà a finire e nessuno vuole pregiudicare i propri rapporti con il vincitore quando la fase della lotta si sarà conclusa. Ma vi sono circostanze in cui il Paese minacciato insiste e può contare sul sostegno di una grande potenza. È questa la ragione per cui Hamas e Hezbollah sono state definite organizzazioni terroristiche.

lettere@corriere.it

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