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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.04.2007 La sicurezza di Israele è solo un pretesto, subito i profughi palestinesi in Cisgiordania e Gaza
il falso umanitarismo di Luisa Morgantini

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 aprile 2007
Pagina: 47
Autore: Luisa Morgantini
Titolo: «I profughi palestinesi in Iraq»

I palestinesi sono, pare,  insicuri in Iraq, paese travagliato dal terrorismo e forse dalla vendette susseguenti al crollo del reglme di Saddam Hussein (sempre sostenuto dall'Olp .
Ma Luisa Morgantini,
 "Vicepresidente del Parlamento Europeo ", non pensa certo di riflettere sull'argomento.
Nè di chiedere che siano paesi arabi, o l'Europa. Ad accogliere i palestinesi d'Iraq.
Essi devono piuttosto essere
accolti "nella loro terra, i  territori occupati palestinesi (che per lei includono Gaza, ndr) sebbene Israele si opponga ammantando le solite questioni della sicurezza".
Luisa Morgantini ignora evidentemente l'esistenza del terorrismo contro i civili israeliani. Le esigenze di sicurezza di Israele, secondo lei, sono un pretesto.
Una posizione che rivela soltanto che il reale pretesto è un altro: quello "umanitario" della Morgantini. Prtesto contro Israele, naturalmente.

Ecco il testo:

 I profughi palestinesi in Iraq
Dall'inizio dell'occupazione militare e la fine del regime di Saddam Hussein, nell'aprile 2003, i profughi palestinesi in Iraq sono stati sottoposti a ogni sorta di discriminazioni, vessazioni e crudeltà, non vengono risparmiati donne, bambini e anziani. Molti sono i «desaparecidos», gli assassinii e gli stupri. Milizie armate sciite, ma anche esercito iracheno hanno costretto migliaia di palestinesi (sunniti) a lasciare le loro case, accusandoli di essere stati protetti da Saddam. Tutti i loro permessi di residenza, temporanei e permanenti sono stati annullati, i documenti per i nuovi nati sono stati sospesi fin dal 2003. Varie organizzazioni umanitarie denunciano che una «sistematica campagna di pulizia etnica» contro i rifugiati palestinesi è in atto a Bagdad: nel solo 2006 sono stati oltre 600 gli uccisi. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) stima che su 34mila palestinesi oggi ne siano rimasti in Iraq circa 20mila, i quali vivono nel terrore di essere uccisi. Per i palestinesi iracheni scappare è l'unica via, ma anche una via interdetta. Senza passaporto e costretti in tende nei campi profughi nel deserto ai confini di Siria e Giordania che rifiutano di ospitarli.
La Comunità internazionale deve intervenire innanzitutto chiedendo a Israele, responsabile per i profughi del '48 e del '67, di aprire alle vittime palestinesi irachene la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Certo la soluzione più giusta sarebbe quella di impedire la persecuzione dei palestinesi, divenuti capri espiatori e bersagli delle milizie fondamentaliste, e chiedere al governo iracheno e alle forze occupanti di difenderli e proteggerli. Non lo permette, però, lo stato attuale in cui versa la società irachena, sommersa dagli scontri, dai bombardamenti e dagli attentati.
Sarebbe allora ancora più giusto permettere l'accoglienza dei profughi nella loro terra: i territori occupati palestinesi, sebbene Israele si opponga ammantando le solite questioni della sicurezza. Il governo palestinese è al momento privato della propria sovranità per poter decidere di accoglierli. Ad oggi l'azione dell'Unhcr ha trovato una soluzione solo per un totale di 62 rifugiati (54 accolti dal Canada e 8 dalla Nuova Zelanda). Troppo poco.
Luisa Morgantini
Vicepresidente del Parlamento Europeo

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