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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.07.2006 La forza militare di Hezbollah, longa manus dell'Iran
l'analisi di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 luglio 2006
Pagina: 5
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Il conflitto tra Israele e Iran passa per il confine libanese»

Dal CORRIERE della SERA del 14 luglio 2006:

Un arsenale di 10-12 mila razzi, alcuni dei quali in grado raggiungere la parte centro- settentrionale di Israele. Un apparato clandestino per catturare ed infiltrare ostaggi. L'Hezbollah è un avversario insidioso per Israele. Composto da guerriglieri diventati perfetti «soldati di Dio». Bene addestrati, maestri di tattica e intrigo, determinati come il loro principale finanziatore, l'Iran. Un legame non solo ideologico che di fatto conferma come la prima linea di un conflitto con Teheran passi anche lungo il confine libanese.
La pioggia di razzi era attesa. Da oltre tre anni lo stato maggiore israeliano aveva lanciato l'allarme: l'Hezbollah si sta dotando di razzi e missili in quantità. A fornirli l'Iran con un ponte aereo mai cessato e convogli di camion giunti dalla Siria. Un afflusso di armi continuo per creare l'equilibrio del terrore. Alla potenza di Tsahal, l'esercito israeliano, il «Partito di Dio» e Teheran rispondono con i razzi. Hanno un impatto militare ridotto, ma possono provocare vittime tra i civili e quindi suscitare contraccolpi politici pesanti in Israele. Una piattaforma di lancio che l'Iran può utilizzare per dare una mano ad Hamas e per scatenare rappresaglie se saranno attaccati i suoi impianti nucleari. Una spada a doppio taglio.
Questo spiega perche i mullah abbiano investito tanto nella preparazione dei miliziani sciiti. Coordinati dai pasdaran (i guardiani della rivoluzione iraniani) e dagli 007 siriani hanno costruito pazientemente un formidabile dispositivo. I missili rappresentano solo una delle punte di lancia. Analisi dell'intelligence segnalano che l'Hezbollah allinea ordigni in grado di abbattere obiettivi all'interno di un raggio variabile: da 8 chilometri fino a 72 chilometri di distanza. Indiscrezioni - peraltro non sorrette da prove - allungano a 100 chilometri la capacità di colpire dell'Hezbollah.
Ad accrescere il pericolo contribuiscono due fattori. Il primo è il gran numero di «pezzi». Lo sceicco Hassan Nasrallah, segretario del movimento, ha confermato più volte i numeri di fonte israeliana: abbiamo 12 mila razzi. In secondo luogo c'è l'alta mobilità dei lanciatori. Alcuni ordigni sono sistemati su piccoli camioncini, facilmente occultabili. Altri su mezzi più pesanti. Ma anche per un esercito organizzato è duro individuarli. A difesa del braccio strategico c'è poi una faretra piena di armi controcarro di ultima generazione e di mine sofisticate, così letali da essere esportate in Iraq.
Le capacità belliche si saldano con quelle terroristiche. Le attività clandestine - quali i rapimenti - sono guidate da elementi cresciuti alla scuola di Imad Mugnyeh, l'uomo che negli anni '80 ha gestito gran parte dei sequestri di occidentali in Libano. Al suo fianco un altro personaggio, l'arabo-israeliano Keis Obeid. Cresciuto in una ricca famiglia di Taibe (Galilea), 34 anni, cittadino israeliano, si è dedicato ai traffici di armi e droga riuscendo a creare una rete attiva sia in Libano che in Israele. Il network ha compiti di spionaggio e reclutamento. E' attraverso Obeid che l'Hezbollah fa arrivare ordini e denaro alle cellule palestinesi. Ma il compito principale è quello di organizzare la cattura di israeliani. Obeid avrebbe infatti partecipato al rapimento dell'uomo d'affari Elhanan Tannenbaum poi tornato libero con uno scambio di prigionieri.
La particolarità del servizio clandestino è che agisce come il prolungamento dell'intelligence iraniano. Dunque interviene a difesa del «Partito di Dio» e degli interessi di Teheran. Ha agenti nel Golfo Persico, a Cipro, in Egitto, in Europa protetti dietro lo schermo di società ombra. Quando la terra scotta i capi raggiungono i rifugi in Siria e in Iran. Si muovono come uomini d'affari e usano mercantili per trasferire qualsiasi cosa. Grazie all'esperienza accumulata nel corso degli anni, i militanti di Mugnyeh e Obeid sanno come nascondere un prigioniero. Una moschea o un normale appartamento diventano la cella. Per i trasferimenti impiegano taxi e organizzano finti funerali. E' sufficiente un dato. Il giornalista Terry Anderson è stato tenuto in ostaggio per sette anni legato con una catena ad un calorifero.

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