Il CORRIERE della SERA di venerdì 19 maggio 2006 pubblica due importanti lettere. Una é un appello di Studenti e i professori della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano per la liberazione del filosofo iraniano Ramin Jahanbegloo, incarcerato dal regime degli ayatollah.
Ecco il testo:
Appello per il filosofo iraniano Jahanbegloo
Il 27 aprile scorso il filosofo iraniano Ramin Jahanbegloo è stato arrestato all'aeroporto di Teheran dalle autorità iraniane con l'accusa di «spionaggio» e di «aver attentato alla sicurezza» del proprio Paese. Rinchiuso nel centro di detenzione dei servizi segreti a Evin, non sono più pervenute sue notizie. Diplomato alla Sorbona, Jahanbegloo ha insegnato per molti anni all'università di Toronto e poi ad Harvard. Nel 2002 è ritornato nel proprio Paese per dirigere il Department of Contemporary Thought presso il Cultural Research of Bureau a Teheran dove si è impegnato per il dialogo interculturale. Il suo è solo l'ennesimo di una serie di arresti che ha già visto protagonisti personalità del mondo dell'informazione pubblica e della cultura impegnate nell'opposizione al regime integralista. Desta preoccupazione il fatto che l'arresto di Jahanbegloo sia stato condotto con la massima arbitrarietà e senza il rispetto di alcuna garanzia.
Gli studenti e i professori della Facoltà di Filosofia della Università Vita-Salute San Raffaele di Milano si appellano all'Unione Europea affinché la richiesta di rilascio immediato di Jahanbegloo e degli altri detenuti politici giunga alle autorità iraniane con la pressione necessaria.
Studenti e i professori della Facoltà di Filosofia
Università Vita-Salute San Raffaele di Milano
Di seguito riportiamo invece una lettera di Massimo Teodori che ricorda l'ingresso di Yasser Arafat , armato , nell'aula di Montecitorio, nel 1982.
Segue la risposta di Maurizio Caprara.
1982: Arafat entra armato a Montecitorio
Parlando dell'ultimo libro di Giulio Andreotti ( Corriere, 17 maggio), Maurizio Caprara ricorda che nel 1982 Yasser Arafat, invitato dall'allora presidente della commissione esteri, entrò alla Camera dei deputati, forse armato. Posso testimoniare su quel che effettivamente accadde quel giorno, trovandomi come deputato radicale in Aula, molto vicino alla presidenza. Ad Arafat fu consentito di entrare nel Palazzo di Montecitorio circondato da quattro guardie del corpo e, in questa formazione militare, entrò in Aula e salì sull'alto podio della presidenza da cui parlò. Sia il capo palestinese che i suoi giannizzeri erano visibilmente armati. Credo che fosse la prima volta nella storia che accadesse qualcosa di simile, e la vicenda non fa onore a nessuno dei responsabili che lo consentirono. Personalmente, non appena ebbi nozione di quello che stava accadendo, abbandonai l'Aula insieme a pochi altri colleghi che la pensavano nella stessa maniera.
Massimo Teodori
• Il professor Teodori integra quanto ho scritto sulla base dei ricordi di Andreotti e miei, e la sua testimonianza è di sicuro interesse su una visita che fa ancora parlare a distanza di anni.
Maurizio Caprara
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