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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.08.2005 Sharon leader anche per la sinistra israeliana
dopo il ritiro da Gaza

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 agosto 2005
Pagina: 18
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La sinistra israeliana ora sogna Sharon»
Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 30 agosto 2005 pubblica a pagina 18 l'articolo di Davide Frattini "La sinistra israeliana ora sogna Sharon", che riportiamo:
Dal generale al capitano. Dal capo del Likud al ribelle del partito. Dal premier a chi lo vorrebbe essere. Nel giorno in cui ha promesso agli israeliani «farò di tutto per portare la pace», Ariel Sharon è andato alla guerra con Benjamin Netanyahu e ha rodato lo slogan che userà nella sfida per la guida della destra: «Bibi è un pericolo per Israele» ha ripetuto in una lunga intervista al Canale 10. Eha elencato: «Bibi non regge sotto stress», «Bibi è facile al panico», «Bibi non ha i nervi saldi». Il primo ministro ha ricordato che la scelta di lasciare il governo alla vigilia del ritiro da Gaza è una tipica Bibi-decisione: «Abbandona sempre quando il gioco si fa duro, non è adatto a governare, certo non a governare un Paese unico come questo».
Liquidato a parole il rivale nel Likud (Netanyahu dovrebbe anunciare oggi la candidatura alle primarie previste per la fine dell'anno), Sharon ha delineato le prossime mosse diplomatiche e il futuro della road map. Ha escluso un altro disimpegno unilaterale come quello nella Striscia, ma ha annunciato che non tutte le colonie in Cisgiordania verranno mantenute: «Lo sgombero di Gaza è stata una mossa in una sola fase. La mappa e i confini definitivi saranno disegnati solo nell'ultima tappa dei negoziati. Manterremo il controllo dei sei grandi blocchi che hanno una continuità territoriale con Israele, gli altri insediamenti potranno essere smantellati». Secondo Maariv, sarebbe imminente l'evacuazione delle 15 famiglie che si sono installate nella zona del mercato di Hebron.
A 77 anni Sharon è pronto a correre per un terzo mandato e sa — come ha scritto Gideon Levy su Haaretz —che questa volta si gioca un posto nei libri di storia. «Voglio consentire ai cittadini israeliani di vivere in tranquillità, in pace e in sicurezza. Siamo uno Stato forte, armato e abbiamo un popolo coraggioso» ha detto il premier nell'intervista televisiva, la prima concessa dopo le operazioni a Gaza. Ha dedicato un solo passaggio (indiretto) all'incrimazione del figlio Omri per finanziamento illecito: «Qualcuno ci vuole screditare, ci chiama la "famiglia Sharon", come se fossimo legati a Cosa Nostra».
Il primo ministro sa che, se non riuscirà a trovare sostegno nel Likud, dovrà presentarsi alle elezioni con un nuovo partito. Il Jerusalem Post ha raccolto le voci di due deputati laburisti — rimasti anonimi — che hanno lanciato la proposta di offrire a Sharon la guida della sinistra. Un'idea che sembra provocatoria oggi, ma potrebbe rappresentare quello che gli analisti politici hanno ribattezzato il «Big Bang», una coalizione di centro che metta insieme Sharon, Shimon Peres e Tommy Lapid.
Chi è venuto allo scoperto è Ophir Pines-Paz, ministro degli Interni e leader della nuova guardia laburista. «Non siamo interessati a nuove elezioni. Dobbiamo sostenere questo governo perché il ritiro da Gaza ha dato una nuova spinta al processo di pace. Sharon ha dimostrato di essere un vero leader e credo che il presidente palestinese Mahmoud Abbas rappresenti un buon partner dopo che ha pubblicamente sconfessato il terrorismo».
Anche Haaretz in un editoriale ha invitato il il partito di Shimon Peres a non lasciare il governo a novembre, quando il Parlamento si riunirà dopo la pausa estiva: «I laburisti non hanno niente di meglio da offrire agli elettori se non continuare a sostenere il primo ministro». Era stato Eitan Cabel, segretario del Labour, ad annunciare nei giorni scorsi che la formazione si stava preparando al voto anticipato.
In un discorso dall'Arizona, il presidente George Bush ha elogiato il coraggio di Sharon e ha invitato Abbas a dimostrarne altrettanto contro il terrorismo.
Sempre apagina 18, il breve articolo "Il vertice con Abbas? all'Onu a New York"

Ecco il testo:

Il prossimo vertice fra il premier israeliano Ariel Sharon e il presidente palestinese Mahmoud Abbas potrebbe svolgersi all'Onu. Secondo il quotidiano palestinese Al-Hayat al-Jadida, vicino al Fatah, la settimana scorsa Abbas e Sharon si sono parlati al telefono, dopo la conclusione delle operazioni di evacuazione da parte di Israele dei coloni della Striscia di Gaza e avrebbero concordato di vedersi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tra il 14 e il 16 settembre a New York. Il primo ministro israeliano dovrebbe parlare davanti all'Assemblea per consolidare il successo diplomatico e l'appoggio internazionale a Israele dopo il ritiro.
(Nella vignetta dell'Herald Tribune Sharon-Mosè indica la nuova terra promessa ai coloni appena evacuati da Gaza: è la Cisgiordania e i suoi insediamenti, che saranno al centro delle trattative diplomatiche)
Il trafiletto "Progetti" è incentrato su un editoriale di Gideon Levy pubblicato da Ha'aretz.

Ecco il testo:

«Un partito senza leader cerca un leader senza partito». Il quotidiano Haaretz ha lanciato da sinistra l'idea che ancora fa sobbalzare parte della sinistra: Sharon alla guida dei laburisti. In un editoriale firmato da Gideon Levy, ha fatto un'analisi impietosa del partito di Shimon Peres, riconoscendo a Sharon di essere stato l'unico in grado di portare a termine il ritiro da Gaza: «Peres è stato due volte primo ministro, ministro della Difesa e degli Esteri. E non ha mai sradicato neppure una pianta dal giardino di uno degli insediamenti»
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