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Karnenu Rassegna Stampa
05.02.2008 La centrale nucleare di Dimona
un articolo di Angelo Pezzana

Testata: Karnenu
Data: 05 febbraio 2008
Pagina: 1
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «La centrale nucleare di Dimona»

Da KARNENU del febbraio 2008

Lungo la strada che porta a Dimona ci sono sempre i cartelli che avvertono l’ automobilista del possibile attraversamento di cammelli, un avviso utile, perchè l’attenzione del guidatore è attratta soprattutto dalla lunga recinzione che rende la zona off limits, dietro la quale si intravedono le costruzioni che ospitano la centrale nucleare. La chiamano Dimona, anche se la cittadina che porta lo stesso nome è lontana più di 9 Km. Venne costruita agli inizi degli anni ’50, e da allora è sempre stata circondata dal mistero, che i responsabili dei vari governi israeliani non hanno mai cercato di dissipare. Israele è una potenza nucleare ? E quella cupola che sovrasta l’edificio dove si dice operi il reattore, e che assomiglia vagamente al tetto di una moschea, nasconde davvero il segreto più occultato da Israele ? E’ indubbio che lo stato ebraico abbia sempre avuto interesse a lasciarlo credere, meglio passare per forti, di fronte a stati nemici che hanno sempre cercato di distruggerti, dotati di un’arma che, anche se mai usata, rappresenta il più grande dei deterrenti. Che poi, dopo quel viale di palme che porta alla centrale , che ricorda una scenografia californiana di un film di Mel Brooks, Israele abbia davvero elaborato un sofisticato programma nucleare, è un fatto, al quale crede anche la maggioranza degli israeliani. A difesa della necessità che Israele avesse l’arma nucleare, veniva sovente citato il paragone con la Svizzera e la Libia. Se la prima ha la bomba atomica, mica ci preoccupiamo, la Svizzera è una pacifica democrazia, non gli verrebbe mai in mente di usarla per fini aggressivi. Diverso il caso di Gheddafi, se l’arma ce l’ha lui, la cosa mi preoccupa, viste le abitudini del dittatore. Il paragone si attiene bene a Israele. Per più di cinquant’anni è stata la sola potenza nucleare in Medio Oriente, e mai ne ha fatto un uso militare. Ma l’arrivo sulla scena dell’Iran ha modificato lo scenario. Se non preoccupa che si dotino del nucleare oggi Egitto e Arabia Saudita, visti i loro rapporti di interdipendenza con gli Stati Uniti, ciò malgrado non si può essere certi che in un prossimo futuro la situazione si manterrà inalterata. Sarà ancora Mubarak, il rais al potere, o un successore che ne continui la politica, o il fondamentalismo, nel paese dove i fratelli musulmani sono una forza presente e diffusa, non avrà capolvolto i già fragili equilibri ? Lo stesso vale per l’Arabia Saudita, considerati i rapporti che l’affollata famiglia reale mantiene con frange organizzate del terrorismo internazionale, nell’illusione che, finanziandolo, lo terrà lontano da casa propria. Lunga è la lista degli altri stati arabi in lizza per il nucleare, Algeria, Barhein,Giordania, Kuwait, Oman, Katar, Siria, Tunisia, Yemen, più i sette Emirati Arabi Uniti. Che l’Iran diventi potenza nucleare della regione, disturba non solo Israele, ma anche gli altri stati, per cui è da prevedersi una corsa per entrare nel club. Pochi o tanti quelli che si doteranno di quella che è giusto chiamare , la corsa deve preoccupare fin da subito le democrazie occidentali. Non è un caso che la Siria, dopo il bombardamento del 6 settembre scorso da parte dell’aviazione israeliana, e per il quale ha scelto di reagire con un basso profilo, cioè un algido comunicato, altrimenti avrebbe dovuto dichiarare al mondo intero quali ricerche venivano fatte, tenti adesso di rimettersi in gioco richiamando presunte intenzioni di Israele. E lo fa minacciando un attacco proprio alla base di Dimona. Sbaglia chi sottovalutasse le indubbie smargiassate siriane, dietro una dichiarazione insensata, c’è sempre una volontà politica, forte o debole che sia. Tenerne conto, soprattutto quando si va a Damasco a prendere il the con Assad, non sarebbe male.

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