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Il Secolo XIX Rassegna Stampa
25.04.2003 Il capo di Al Aqsa vuota il sacco
Un' intervista che informa correttamente

Testata: Il Secolo XIX
Data: 25 aprile 2003
Pagina: 4
Autore: Cristiano Fubiani
Titolo: «Mujahed:»
Nablus. Ha gli occhi gelidi, il volto coperto e una pistola che rigira nervosamente tra le mani. Non ama telecamere e taccuini. Lui parla poco e quando lo fa preferisce il kalashnikov. Come tutti i "guerriglieri" ha un nome di battaglia. Si fa chiamare Abu Mujahed, vive nel campo profughi di Balata. E’ il leader delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa a Nablus. Lo stesso gruppo che ieri ha seminato morte nelle strade di Israele.
L’attentato di ieri è un messaggio politico: diretto a chi?
«Al governo israeliano. Il nostro gruppo sostiene la nuova leadership palestinese, ma non i massacri commessi da Sharon. In questo momento ci piacerebbe vivere in pace, ma gli israeliani non ce lo consentono».
Nessuna menzione invece alle decine di civili ebrei uccisi dal suo gruppo in due anni di Intifada. Va avanti.
«Il governo isareliano ha il dovere di fare il primo passo, mettendo fine alle esecuzioni mirate, alle demolizioni e rilasciando I prigionieri politici. Solo così si potrà arrivare a un cessate il fuoco».
Abu Mazen ha assicurato il pugno duro con i terroristi e ha promesso lo smantellamento delle Brigate Al Aqsa.
«Abu Mazen non ha fondato le Brigate Al-Aqsa e noi non abbiamo combattutto tanto per poi sentirci dire: fermatevi!».
Avete un messaggio per il futuro premier palestinese?
«Sì gli auguriamo di costruire un governo intenzionato a sostenere la causa palestiense. Noi tutti sognamo di vivere in pace e sicurezza, ma Abu Mazen non deve illudersi: bloccare la resistenza e; impossibile. Né lui né altri dopo di lui ci riusciranno».
Arafat aveva ed ha il controllo sulle Brigate al-Aqsa?
«Noi facciamo parte di a l-Fatah e rispondiamo solo ed esclusivamente agli ordini dell’Anp e del suo presidente».
Sono in molti, all’interno della leadership palestinese a chiedervi la fine della lotta armata e dell’intifada, ma l’Intifada si fermerà?
«I palestinesi diranno "basta" solo quando in questa regione ci sarà pace e stabilità. Con Sharon al potere questa pace e stabilità non potranno mai esserci».
Quindi gli attacchi terroristici proseguiranno?
«Vede, mettiamola così: noi abbiamo onorato la nomina di Abu Mazen a primo ministro, ma chi rispettiamo veramente è Arafat. Se Arafat verrà fatto fuori, non rispetteremo più nessuno. Quanto alla sua domanda: finché le esecuzioni mirate, le demolizoni di case, gli arresti e l’occupazione continueranno, proseguiranno anche gli attacchi. Anzi, diventeranno sempre più devastanti».


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