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Il Secolo XIX Rassegna Stampa
27.01.2003 E' contro i terroristi il pugno di ferro di Sharon!
Non contro i bambini del campo profughi Brazil, alle porte di Rafah.

Testata: Il Secolo XIX
Data: 27 gennaio 2003
Pagina: 4
Autore: Cristiano Fubiani
Titolo: «Pugno di ferro di Sharon su Gaza. Uccisi 13 palestinesi, 70 feriti»
Se l’articolo illustra abbastanza bene le dinamiche dei fatti dell'altro giorno, senza tralasciare di spiegare le ragioni israeliani di quest’operazione militare a Gaza, il titolo rivela la sua faziosità: il pugno di ferro è rivolto a delle infrastrutture terroristiche, non alla popolazione della suddetta città.

Tuttavia, parlando di ciò che è successo in altri posti, il giornalista compie una disinformazione giornalistica:

Grave incidente anche nel campo profughi Brazil, alle porte di Rafah. Qui un bambino di sette anni è rimasto ucciso dal fuoco israeliano, mentre stava giocando assieme al fratellino nelle vicinanze di una base militare.
Non una parola su com’è succcesso né su perché i bambini giocavano proprio in quelle vicinanze. E come mai c'è stato il fuoco israeliano? Qual era il suo obiettivo?

Invece, nel riquadro posto in basso, sotto l'articolo di cui sopra, intitolato "Anche gli asini kamikaze arruolati nell'intifada" (non firmato), il giornalista dipinge gli israeliani come carnefici. Vediamo infatti cosa dice:

Quando l’intifada sarà terminata e i palestinesi avranno recuperato la serenità di spirito necessaria per ricostruire le fasi della lotta contro l’occupazione militare,


Israele non occupa! Se delimita dei territori palestinesi, è sempre ed esclusivamente per motivi di sicurezza. Se si volesse dire quello che intendono i palestinesi, allora si dovrebbe scrivere: "per ricostruire le fasi della lotta contro l’esistenza dello Stato d’Israele"!


una parola di riconoscenza dovrà allora essere spesa per gli asini.


In pratica: essere loro riconoscenti per essersi fatti saltare in aria ai danni della popolazione israeliana!

Per finire:

Al-Himar al-Harekh, super-asino, sfidava il regime di coprifuoco dinoccolandosi nei vicoli dei campi profughi, del tutto indifferente ai mitragliatori israeliani.


Come se i mitragliatori israeliani fossero perennemente in movimento! Invece non è proprio così: si imponeva il coprifuoco per motivi ben precisi, dettati dalla difesa e dalla sicurezza dello Stato d’Israele.

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