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Il Mattino Rassegna Stampa
04.05.2003 Una cronaca di parte
Credere solo e sempre alle fonti palestinesi

Testata: Il Mattino
Data: 04 maggio 2003
Pagina: 4
Autore: Roberto Ferri
Titolo: «Cameramen inglese ucciso dagli israeliani; Rafah è zona ad alto rischio: una pacifista fu stritolata da un bulldozer»
Un articolo a pagina 4 porta questo titolo:" Contatti in corso per organizzare il vertice tra Sharon e Abu Mazen"

Come si legge nel titolo, l’articolo è incentrato sul prossimo incontro fra i due premier, oltre che agli altri appuntamenti con il sottosegretario di Stato Usa William Burns e successivamente con il segretario Colin Powell. Si discuterà sulle trattative di pace, ma il giornalista non perde l’occasione di commentare che si tratti di

una scommessa difficile anche perché non si ferma la scia di sangue: un palestinese rimasto ferito il mese scorso in un'incursione israeliana nella Striscia di Gaza è deceduto in ospedale. Lo hanno riferito fonti sanitarie palestinesi. Le fonti hanno precisato che Awada Al Saifi (52 anni) era rimasto gravemente ferito l'11 aprile durante un'incursione israeliana nel campo profughi di Jabalya, a nord di Gaza.
La scia di sangue non si ferma perché purtroppo i terroristi non ne vogliono pensare di fermarsi, e di conseguenza le incursioni israeliane hanno un’importanza vitale nella lotta contro il terrorismo. In ogni caso il giornalista non ci vuole ricordare nè come nè perché è stato ferito, né perché si trovava lì.


Sulla stessa pagina, troviamo anche quest'altro articolo di Roberto Ferri.
Il titolo non promette nulla di buono e il sottotitolo dice la verità al 50%: Rafah è una zona ad alto rischio già per i militari perennemente impegnati nella lotta contro il terrorismo, ed è ancor più rischioso per la loro vita quando ci sono persone che contribuiscono, in genere più volenti che dolenti, a mettere in serio pericolo i soldati israeliani.

Ha destato forte impressione l'uccisione a Rafah (Gaza) del cameraman britannico James Miller, falciato dai colpi sparati da un blindato israeliano: il sanguinoso episodio conferma il tragico primato di morte della cittadina nel sud della striscia di Gaza e rilancia l'allarme sui rischi a cui sono esposti i pacifisti occidentali e i giornalisti chiamati a informare sull'Intifada, tra i quali si contano ora nove caduti.
C’è stato uno scontro fra i terroristi palestinesi e i militari israeliani, i quali stavano cercando dei tunnel scavati dentro le abitazioni civili, usati dai terroristi per trasportare illegalmente armi nella striscia di Gaza e, colpiti dai palestinesi, hanno risposto al fuoco. E il cameraman si è messo allo scoperto proprio nel momento cruciale dello scontro: un grave rischio che gli è costato la vita. Ancora oggi si deve stabilire se l'arma che l'ha colpito alla schiena sia di provenienza israeliana o palestinese, considerando che il cameraman si trovava di fronte ai soldtai israeliani, è probabile che il colpo venisse da dietro di lui dove c'erano i palestinesi. Cioè uno dei casi di fuoco incrociato.
A Rafah, oltre a Miller (39 anni), aveva già perso la vita la giovane pacifista americana Rachel Corrie (24 anni), travolta e uccisa nel marzo scorso da un bulldozer del genio israeliano.
Stesso errore commesso da chi muore durante l'esposizione nelle zone di guerra: la ragazza in questione, nell’impedire che venisse distrutta una casa di terroristi, è scivolata ed è scomparsa dalla vista del bulldozer. Si è quindi trattato di un incidente: non è stata intenzionalmente uccisa, né lei né gli altri morti di quest’articolo. In tal modo i cossiddetti scudi umani intralciano le operazioni militari e di smantellamento del terrorismo e per di più accusano i soldati di uccidere qualsiasi innocente si trovi nella zona.
Rimane invece in coma irreversibile all'ospedale di Beer Sheva (Neghev) un altro «scudo umano», il britannico Tom Hundhall (21 anni), colpito tre settimane fa alla testa sempre a Rafah dal fuoco dei soldati israeliani mentre aiutava alcuni bambini palestinesi a mettersi al riparo durante una sparatoria. Situata al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, Rafah è uno dei luoghi di scontro più violenti tra israeliani e palestinesi,
per la precisione Rafah è uno dei luoghi dove avvengono più scontri tra terroristi palestinesi e soldati israeliani.
soprattutto nella zona dei campi profughi e della cosiddetta Porta del Saladino, dove dall'inizio della seconda Intifada (settembre 2000) sono stati finora uccisi decine di palestinesi, tra cui diversi bambini, ma anche alcuni soldati.
Bisogna ricordare che negli scontri molti terroristi usano bambini e donne palestinesi a come scudo, pur di far cadere ogni responsabilità sull'esercito israeliano.
Anche nel caso dell'uccisione di Miller, l'esercito israeliano ha affermato di essere stato impegnato ieri notte nella demolizione di un'abitazione collegata a un tunnel per il contrabbando di armi. Miliziani palestinesi
terroristi, terroristi! (si noti che in tutto l'articolo non è mai stato usato questo termine)
- ha dichiarato il portavoce militare israeliano, capitano Jacob Dallal - hanno aperto il fuoco in direzione dei soldati, anche con granate anti-carro. I militari hanno allora risposto al fuoco, ferendo mortalmente al collo il cameraman britannico.
Dopo la citazione della morte del cameraman all'inizio dell'articolo, si sottolinea subito che è stato ucciso dai carri armati israeliani,e si rimanda la descrizione delle dinamiche a qualche riga più sotto. Intanto il lettore si può convincere della colpevolezza dei soldati israeliani e trarre le conclusioni che il giornalista sottintende. Per Roberto Ferri le fonti palestinesi sono sacre, e cerca addirittura di screditare le fonti israeliane, continunando a giustificare la presenza del cameraman (e non era da solo..!) in una zona di guerra.
L'Associazione della stampa estera in Israele e nei Territori ha denunciato l'accaduto e - rilevato «il recente aumento di uccisioni e ferimenti di non combattenti» da parte dei soldati - ha invitato l'esercito israeliano «a non nasconderlo sotto il tappeto con generiche dichiarazioni sui pericoli nelle zone di guerra».
ricordiamo che l’obiettivo militare di Israele consiste nella lotta al terrorismo e in questo caso nella scoperta del tunnel dall’utilizzo illegale.
Con la morte di Miller, sono adesso nove i giornalisti, cameramen e fotografi uccisi nei Territori dal fuoco dell' esercito israeliano dopo lo scoppio della seconda Intifada.
Negli scontri non c’è solo l’esercito israeliano: il giornale sembra dimenticarsi completamente dell’esistenza dei terroristi.
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