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Il Mattino Rassegna Stampa
19.10.2015 La Tomba di Giuseppe data alle fiamme da terroristi palestinesi: è un gesto simile alla distruzione di Palmira da parte dello Stato islamico
David Meghnagi intervistato da Titti Marrone

Testata: Il Mattino
Data: 19 ottobre 2015
Pagina: 13
Autore: Titti Marrone
Titolo: «Lo psicoanalista Meghnagi: 'La distinzione dei simboli cancella ogni spazio politico'»

Riprendiamo dal MATTINO del 18/10/2015, a pag. 13, con il titolo "Lo psicoanalista Meghnagi: 'La distinzione dei simboli cancella ogni spazio politico' ", l'intervista di Titti Marrone a David Meghnagi.

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David Meghnagi

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La Tomba di Giuseppe in fiamme: i responsabili sono terroristi palestinesi

"L'incendio della tomba di Giuseppe a Nablus è un atto criminale che dimostra come il fondamentalismo palestinese arrivi a perdere qualunque forma di rispetto per luoghi sacri ebraici che hanno una valenza anche per la tradizione islamica.” David Meghnagi, psicoanalista, saggista, acutissimo analista dell'identità e della cultura ebraica, non ha esitazioni nel condannare il rogo: "Nel piccolo mausoleo nuovamente dato alle fiamme" dice Meghnagi "si addensa una miriade di simboli: Vicino Nablus, secondo una tradizione antica c’è la Tomba di Giuseppe. Secondo il racconto biblico a Hebron invece c’è quella dei patriarchi, la grotta che ospita il sepolcro è quella che Abramo acquistò per sé e per sua moglie Sara. Nella Bibbia la solitudine trova una consolazione. La voce della speranza non abbandona mai ed è di questo che tutti noi abbiamo bisogno: una speranza che non sia però facile illusione”.

- Quella di Giuseppe, che ispirò la grandiosa tetralogia di Thomas Mann, è una delle figure più nobili della Bibbia. E anche nel Corano è presente un Yusuf: ha a che vedere con il Giuseppe del Vecchio Testamento? "Occorre avere anche presente che il racconto coranico non corrisponde a quello biblico. Per esempio Maria è allo stesso tempo madre di Gesù e sorella di Mosè. Siamo di fronte alla condensazione del racconto di storie distanti fra loro secoli. Cionondimeno, quel luogo è simbolico per le tre religioni monoteistiche. Per la tradizione ebraica, poi, la figura di Giuseppe è doppiamente significativa. Intanto non è arbitrario considerarlo il primo psicanalista, vista la sua abilità nell'interpretare i sogni addentrandosi nei meandri dell'inconscio, tant'è che Freud sulle prime s'ispirò proprio a lui. Giuseppe incarna inoltre l'immagine dell'ebreo diasporico che non perde mai i contatti con le sue radici. Anche quando è in esilio in Egitto, anche quando diventa Visir, resta legato alla sua gente e le chiede di preservare il suo sepolcro. Così, quando escono dall'Egitto, gli ebrei portano la sua tomba con sé”.

- Il fatto che a essere protagonisti degli atti di violenza siano i cosiddetti "lupi solitari", palestinesi per lo più giovani, attesta un salto di qualità della tensione in Medio Oriente, e con quali caratteristiche? "Temo che si tratti di un doppio salto di qualità in cui il terrorismo di matrice islamica non risparmia luoghi che sono significativi anche per quella tradizione, travolgendo ogni limite. Userò un termine forte: è un atto criminale che prefigura il tipo di società alla quale si vorrebbe approdare".

- Dunque secondo lei sarebbe un atto paragonabile alla distruzione dei templi di Palmira in Siria da parte dell'Isis, o dei monumenti di Bamiyan in Afghanistan? "Certo. La distruzione dei luoghi sacri ci dice che cosa toccherebbe domani agli ebrei e ai cristiani nella regione. Siamo di fronte a una messa in atto “scenografica” che ha ben poco a che vedere con l’idea di una composizione politica dei conflitti, dove “l’altro” non ha alcuna possibilità di sopravvivenza. Non dimentichiamo che è la seconda volta che il mausoleo viene incendiato. Avvenne nel 2000, dopo che l’esercito israeliano portò in salvo con gli elicotteri, un piccolo gruppo di soldati di guardia. Arafat si limitò a dire che sarebbe stato ricostruito, impegnandosi a proteggerlo dopo che gli israeliani lo avessero consegnato all’Autorità palestinese. Affermare come ha fatto Abu Mazen che si tratta di un gesto sconsiderato, è ben poco, tanto più se sostenuto da una retorica giustificazionista, che in arabo dice delle cose, e in inglese ne dice altre, più “accettabili” per il pubblico occidentale”.

- C'è il pericolo che il Medio Oriente venga lasciato solo, visto che all'ultima assemblea generale dell'Onu, il presidente Obama non l'ha neanche citato? "Tra i luoghi comuni più pericolosi vi è l’idea che il terrorismo sia la conseguenza del fallimento degli accordi di pace. È vero il contrario. Il terrorismo ha per obiettivo la distruzione di ogni possibilità di composizione politica. Il mondo islamico purtroppo non ha mai elaborato l’idea che al suo interno, possano esistere realtà politiche indipendenti. E’ un dato su cui la storiografia e la politologia occidentale non ha adeguatamente riflettuto. Non è un caso che gli Stati arabi del Golfo, nonostante le loro enormi possibilità e pur essendo parte in causa del collasso sistemico che ha coinvolti i paesi della regione (Siria e Iraq) non muovano un dito per alleviare la tragedia delle centinaia di migliaia di persone che fuggono verso l’Europa. Ed è curioso che l’Europa, dilaniata da sfide fondamentali, non chieda a questi stati di fare la loro parte, per alleviare una tragedia umana che in parte li riguarda. E’ su questioni del genere che l'Unione europea mostra i segni del suo fallimento".

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