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Riprendiamo dal MATTINO di oggi, a pag. 1, con il titolo "Se la libertà oltre gli Stati vince la sharia che si fa Stato", l'editoriale di Oscar Giannino.
Quanti singolari paradossi convivono, nel fatto che la risposta forse più efficace tra tutte quelle sinora venute dall'Occidente alla minaccia terrorista di Isis e del suo sedicente califfo Al Baghdadi sia quella di Anonymous? La rete di hackers attivisti della libertà di pensiero e informazione, che da 8 anni lancia campagne di smascheramento delle politiche seguite da servizi segreti e governi (soprattutto) occidentali, multinazionali e organizzazioni razziste, oggi è impegnata a tavoletta a oscurare e ridurre offline centinaia di siti e indirizzi su tutti i social networks sui quali Isis è attiva per affiliare combattenti in tutto il mondo, rilanciare la sua propaganda, pubblicare i video delle sue vittime, raccogliere milioni. Verrete trattati e isolati come un virus, dice Anonymous a Isis. Dopo la strage di Charlie Hebdo a Parigi, gli hacktivisti hanno evidentemente le idee più chiare di quelle finora mostrate dalla maggioranza dei paesi liberi. Perché diciamolo chiaro: da giugno e soprattutto da agosto del 2014, quando già Isis aveva militarmente occupato buona parte dell'area settentrionale della Siria e dell'Iraq e da Mosul sembrava prossima a puntare a Baghdad, sono al 90% i jet americani a colpire Isis nella campagna aerea che li ha fermati, al confine con la Turchia, contro i curdi e gli yazidi, e ne ha eliminato molti capi a Raqqa, nella ormai ex Siria. Ma in ogni caso le azioni aeree hanno lasciato i peshmerga curdi a vedersela da soli sul terreno contro Isis, le sue milizie, i 3-4mila arruolati stranieri da tutto il mondo (un'ottantina dall'Italia, è la stima più recente di France Presse, sulla base delle valutazioni dei servizi francesi). E soprattutto contro i suoi tanks, le sue artiglierie e sistemi missilistici, che Isis si è procurato sbaragliando nei primi mesi molte unità dell'esercito iracheno. Non abbiamo dato loro armamenti pesanti. L'Italia ha inviato dei cacciabombardieri Tornado limitando le loro missioni alla ricognizione e identificazione dei bersagli che altri colpiscono. Al contrario, Anonymous colpisce Isis sul terreno che più le ha fruttato forza e sostegni. Al Qaeda affiliava militanti tra gli ex combattenti musulmani in Afghanistan e Yemen, e attraverso le madrasse islamiste dal Nord Africa all'Arabia al Pakistan. Ma non ha mai avuto la capacità di usare la rete per attirare combattenti da tutto il mondo, incassare sostegni e denaro. Le cassette con i messaggi di Osama erano archeologia, rispetto alle videoelaborazioni di Isil. Ma c'è molto di più, nella campagna di Anonymous. C'è qualcosa che investe filosoficamente il cuore del progetto-Isis. Pensateci. La pretesa di Isis, dal 2013 riuscita con crescente e rapido successo, è quella di fondare e radicare un nuovo Stato-Nazione. Laddove sono falliti gli Stati-Nazione disegnati in Medioriente dal colonialismo occidentale all'epilogo della sua parabola, come Siria e Iraq, laddove in Nord Africa le primavere arabe tornano al realismo amaro del regime militare di Al Sisi in Egitto, e mentre in Europa noi tutti per primi viviamo il tramonto della vecchia idea dello Stato-Nazione, travolto dalla globalizzazione finanziaria e dalla velocità con cui si spostano i capitali sottraendosi alla pretese delle burocrazie nazionali di tassarli. Malgrado tutto questo, l'autonominato califfo di Isis pensa a un nuovo Stato-Nazione, costruito su esercito e burocrazia in nome della Sharia sunnita. Ma pur sempre l'ennesima realizzazione di quell'idea di Stato-Nazione che esercita il monopolio della violenza e che per questo diventa automaticamente «legale», come negli anni Venti e Trenta del Novecento scriveva nella sua Teologia Politica il giurista più «estremo» della statualità come titolare unica del potere dello "stato d'eccezione", Carl Schmitt. La cosa straordinaria è che a mettere sotto scacco l'Isis sia Anonymous, cioè l'espressione più avanzata di una coscienza comune nata programmaticamente «oltre» ogni confine statuale e nazionale, e proliferata attraverso lo spazio virtuale della rete, impegnata a difendere il vero, l'unico bastione indeclinabile tra tutti i principi della nostra civiltà occidentale: la libertà. La libertà inconculcabile. Quella di poter professare credi diversi senza essere decapitati. Quella di poter disegnare vignette contro ogni politico e ogni profeta. Quella di reagire a chi uccide trattandolo come un virus. Dalla crisi degli Stati Nazionali dell'Occidente, ancor oggi intricati nella loro paura di battersi davvero quando la libertà e la vita vengono attentate, è nata una forza che non si misura in bombe e cacciabombardieri o barili di shale oil invece del petrolio, ma in gigabyte negati a pazzi terroristi. E una buona speranza per il futuro, per quello di tutti noi. Se ci tenete alla libertà. Per inviare la propria opinione al Mattino, telefonare 081/7947111, oppure cliccare sulla e-mail sottostante posta@ilmattino.it |
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