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Il Mattino Rassegna Stampa
06.06.2007 La storia cancellata dalla propaganda
la guerra dei sei giorni secondo Michele Giorgio

Testata: Il Mattino
Data: 06 giugno 2007
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Quarant’anni di occupazione, palestinesi in piazza»

La propaganda  de Il MATTINO e di Giorgio. Titolo e articolo non “celebrano” il 40° anniversario della Guerra dei Sei Giorni ma la quotidiana guerra di questo quotidiano contro Israele. Solo l’odio e l’ignoranza possono far sì che il significato di un evento storico di tale portata venga svilito in un distillato di propaganda anti-israeliana, in cui non si accenna minimamente a cosa accade nel lontano ’67 e perché; in cui le  ragioni israeliane vengono censurate e riportate solo le solite voci dell'estrema sinsitra funzionali alla disinformazione. Semplicemente vergognoso.

 

 Gerusalmme. Palestinesi, pacifisti israeliani e attivisti giunti da molti paesi, hanno cominciato ieri le manifestazioni per il 40esimo anniversario dell'occupazione israeliana di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est iniziata con la «Guerra dei Sei Giorni». Il raduno piú importante si è svolto a Ramallah dove alcune migliaia di persone hanno sfilato alzando mappe della Palestina e bandiere palestinesi. In un discorso televisivo, Abu Mazen ha rilanciato l'idea della creazione di uno Stato indipendente per «cancellare» l'onta della sconfitta di 40 anni fa. «Speriamo di poter cancellare dalla memoria quella disfatta mettendo fine all'occupazione dei territori arabi e palestinesi e creando un nostro Stato indipendente». Dal carcere il leader dell'Intifada, detenuto dal 2002, Marwan Barghouti, ha annunciato «l'avvio della più vasta campagna popolare contro il muro (eretto da Israele in Cisgiordania), la colonizzazione, il blocco economico dei territori palestinesi e i posti di blocco militari». A questo proposito, ieri a Tel Aviv, i pacifisti israeliani hanno allestito un posto di blocco finto per sensibilizzare l'opinione pubblica alle restrizioni, spesso umilianti, che subiscono i palestinesi negli oltre 500 punti di controllo presidiati dall'esercito israeliano in Cisgiordania. La manifestazione principale è in programma sabato prossimo proprio a Tel Aviv, in occasione della «Giornata internazionale di protesta contro l'occupazione». L'anniversario giunge in un momento tra i più difficili nelle relazioni non solo tra israeliani e palestinesi ma anche per il dibattito interno nello Stato ebraico e nei Territori. In Israele dopo sette anni di Intifada segnati da numerosi attentati suicidi palestinesi e, più di recente, da lanci di razzi Qassam da Gaza verso Sderot, la popolazione non pare disposta a riflettere su cosa sia necessario, oltre che urgente, per mettere fine al conflitto con i palestinesi. «C'è disinteresse verso l'occupazione militare - ha spiegato il pacifista Meir Margalit - Un atteggiamento frutto della delusione collettiva per le conseguenze del ritiro unilaterale da Gaza (estate 2005), con le organizzazioni palestinesi che ora lanciano dal quel territorio razzi contro Sderot». Amare sono state le considerazioni dell'editorialista di punta del quotidiano Haaretz, Akiva Eldar. «Quaranta anni fa - ha scritto - furono gli ultimi giorni in cui noi israeliani avemmo modo di vivere qui senza interferire nella vita di un altro popolo. La nostra vittoria sul campo di battaglia, volta a rendere la nostra esistenza più sicura e migliore, ha reso invece miserabili le nostre vite e quelle degli altri».

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