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Il Mattino Rassegna Stampa
01.04.2007 Disinformazione sul piano saudita
per dare a Israele la responsabilità di "rifiutare la pace"

Testata: Il Mattino
Data: 01 aprile 2007
Pagina: 11
Autore: la redazione
Titolo: «Olmert: dialogo possibile sul piano arabo»
Il MATTINO del 31 marzo 2007 pubblica un articolo sulla "proposta di pace" saudita intitolato : "Olmert: dialogo possibile sul piano arabo".
Tale piano viene presentato in modo fuorviante nell'occhiello, che recita:

La proposta saudita pace in cambio di territori era stata presentata nel 2002, ma mai accettata da Tel Aviv.

A parte il fatto che la capitale di Israele non è Tel Aviv, ma Gerusalemme, l'inganno sta nel fatto che la proposta saudita, emendata al vertice della Lega araba di Beirut, non offriva "pace in cambio di territori", ma riconoscimento e avvio delle trattative per la normalizzazione dei rapporti in cambio del  ritiro di Israele nei confini del 67, della spartizione di Gerusalemme e soprattutto dell'ingresso in Israele di milioni di profughi palestinesi.
Il riconoscimento di Israele era dunque vincolato all'accetazione delle condizioni della sua scomparsa.

In uno specchietto, d'altro canto, la condizione del piano saudita relativa  ai profughi viene così sintetizzata:


Ritorno in patria dei profughi palestinesi in base alla risoluzione 194 dell'Onu. In alternativa potrebbe essere accettato un risarcimento economico

Una nota "esplicativa" che contiene un'ambiguità e due falsità. Che cosa significa "ritorno in patria"? Logica vorrebbe che significasse "ritorno nel futuro Stato palestinese", e così intenderanno molti lettori. Ma gli arabi chiedono invece il "ritorno" in Israele .
Le richieste arabe non si basano sulla risoluzione 194, che si limita a chiedere una giusta soluzione al problema dei profughi nell'ambito di un accordo di pace e non l'ingresso dei profughi in Israele come condizione preliminare per l'avvio di una trattativa di pace. La 194, inoltre, tiene conto anche dell'esistenza di profughi ebrei, ignorata dalla proposta araba.
Nella quale, ultimo punto, non vi è traccia dell'alternativa del risarcimento economico. Amr Moussa, segretario della Lega araba e Ismail Haniyeh, premier palestinese,  hanno invece ribadito una linea di intansigenza sul tema dei profughi.Inoltre, la Lega araba chiede di  "respingere tutte le forme di rimpatrio [in arabo tawtin, parola variamente tradotta con naturalizzazione o reinsediamento] che confligga con le particolari circostanze dei paesi arabi ospiti”. Questa clausola viene interpretata a Gerusalemme come un generale rifiuto arabo di assorbire i profughi all’interno dei loro paesi." (fonte israele.net)

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