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Il Mattino Rassegna Stampa
03.01.2007 Terroristi in carcere ? se lo sono in Israele lo sono di meno
la tecnica del quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 03 gennaio 2007
Pagina: 9
Autore: la redazione
Titolo: «Detenuti liberi: Israele apre ai palestinesi»

IL MATTINO del 3/1/2007, a pag.9, pubblica un articolo nel quale viene espressa la solita posizione del quotidiano napoletano. I palestinesi, come si sa, sono propensi al dialogo, è Israele ad essere solitamente intransigente. Ecco spiegato il titolo di oggi: “Detenuti liberi: Israele apre ai palestinesi”. Nell’articolo, poi, c’è un passaggio emblematico che permette di comprendere molto bene Il Mattino- pensiero: i terroristi, anche i peggiori come Barghouti, vanno sempre e comunque presentati nella migliore maniera possibile. Di pari passo, tutte le azioni che provengono dall’altra parte della barricata, quella israeliana, meritano sempre di essere messe in dubbio. Così il leader terrorista non è oggettivamente colpevole di diversi omicidi, in quanto condannato in seguito a un legittimo e regolare processo, ma lo è soltanto per il tribunale di Tel Aviv. Infatti, ecco come recita l'occhiello:

 

“il leader di Al Fatah Marwan Barghuti che sconta l'ergastolo per aver ispirato - secondo il tribunale di Tel Aviv - attentati terroristici”

 

 

La mediazione egiziana favorisce la trattativa tra Olmert e Abu Mazen Ancora tensioni a Gaza

 

Detenuti liberi: Israele apre ai palestinesi

 

Hamas chiede il rilascio di 450 prigionieri per il caporale rapito. Nella lista leader islamici e Barghuti

 

Tel Aviv. Una lista di centinaia di palestinesi reclusi in Israele presentata da Hamas (che esige la loro liberazione in cambio del caporale Ghilad Shalit, rapito nel giugno scorso) è oggetto di serrate consultazioni dietro le quinte, secondo quanto ha appreso il quotidiano Haaretz di Tel Aviv. Il giornale ha pubblicato questa notizia dopo che l'ufficio di Ehud Olmert aveva creato un'atmosfera di pessimismo attorno allo scambio dei prigionieri affermando che le richieste di Hamas sono «esagerate». Da un dirigente di Hamas, Haaretz ha anche appreso che il numero dei detenuti da liberare è stato concordato grazie anche ad una intensa mediazione egiziana - e che invece resta da stabilire la identità di quanti potranno adesso riacquistare la libertà. Il giornale sostiene che in cambio della liberazione di un certo numero di donne e minorenni palestinesi reclusi in Israele, i rapitori del caporale Ghilad Shalit faranno pervenire una videocassetta che dimostri che egli è ancora in vita. La seconda fase prevede la liberazione di Shalit in cambio di 450 detenuti palestinesi. Due mesi dopo Israele rimetterebbe in libertà un altro scaglione di detenuti palestinesi che il giornale non precisa. Il problema, spiega Haaretz, è che fra i 450 detenuti da liberare Hamas vuole includere propri dirigenti politici e militari, nonchè il leader di Al Fatah Marwan Barghuti che sconta l'ergastolo per aver ispirato - secondo il tribunale di Tel Aviv - attentati terroristici. Queste notizie non hanno per ora conferma ufficiale. Diversi mezzi stampa, negli ultimi giorni, affermano che sullo scambio dei prigionieri potrebbe rivelarsi importante il vertice di giovedì a Sharm el-Sheikh fra Olmert e il presidente egiziano Hosni Mubarak. Ma a rendere più complessa la trattativa sono sopraggiunti i nuovi incidenti fra Hamas ed Al Fatah a Gaza. Ci sono state sparatorie, sequestri di miliziani (conclusisi nel giro di poche ore) e anche il lancio di colpi di mortaio. La tensione sul terreno si è poi placata, grazie ad una mediazione della Jihad islamica. Ma un portavoce di Al Fatah ha innescato nuove polemiche accusando «potenze estere» vicine a Hamas di aver innescato i recenti scontri. In dichiarazioni riportate dalla agenzia di stampa palestinese Maan il portavoce di Al Fatah Jamal Nazal afferma che «Hamas ha ricevuto ingenti somme di denaro e ha introdotto mezzi di combattimento nella striscia di Gaza secondo un piano prestabilito per influenzare a suo favore gli equilibri e governare con il fuoco e con il ferro per i prossimi 50 anni». «Le uccisioni e i rapimenti di miliziani di Al Fatah da parte dei miliziani di Hamas secondo Nazal illustrano la scelta strategica di questi ultimi, che è la guerra civile». Per Olmert, un dilemma in più. Israele vuole infatti gestire la liberazione dei prigionieri come uno strumento per rafforzare Abu Mazen di fronte a Hamas. L'ultima cosa che il governo israeliano desidera è di apparire all'opinione pubblica interna e palestinese come chi si arrende di fronte ad una azione il rapimento del caporale Shalit organizzata dal braccio armato di Hamas. Nel frattempo Abu Mazen è impegnato in un'altra crisi, quella del rapimento da parte di sconosciuti di un fotografo della agenzia France Presse, di nazionalità peruviana. Ieri il rais ha confermato che ingenti sforzi vengono prodigati per ottenere la sua liberazione. Ma per il momento non si ha notizia di alcun progresso concreto.

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