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Il Mattino Rassegna Stampa
06.04.2006 Prima le invenzioni, poi la censura
cosa non si fa sdoganare per Hamas...

Testata: Il Mattino
Data: 06 aprile 2006
Pagina: 9
Autore: la redazione
Titolo: «Hamas: «Con Israele soltanto una tregua» - Anp sul lastrico, niente soldi per gli stipendi»

Il 5 aprile 2006, pur di migliorare l’immagine di Hamas, al MATTINO gli avevano fatto dire o scrivere parole che non ha mai detto né scritto; il giorno dopo, invece, per lo stesso motivo censurano, per l’ennesima volta, le  parole che più esplicite non potrebbero essere: “La Palestina dal fiume al mare”. Il soggetto in questione è Mahmoud al Zahar, ministro degli Esteri dell’ANP per conto dell’organizzazione terroristica Hamas. Il sottotitolo parla di un’inesistente “retromarcia”: la prima marcia non è stata mai innestata se non nelle fantasie del quotidiano. Ecco il testo:

Gerusalemme. Esponenti di Hamas posti ieri davanti a una domanda chiara, se il movimento islamico sia disposto a contemplare la possibilità di un accordo di pace con Israele, hanno risposto in modo inequivoco: pace mai, una tregua di lunga durata, alle nostre condizioni, sì. Il riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele, ha detto Mushir Al Masri, un portavoce di Hamas, non è materia di discussione. Al massimo, afferma, è possibile arrivare a una tregua di lunga durata, dopo che Israele si sarà ritirato da tutti i Territori occupati nel 1967, inclusa Gerusalemme, sui quali sorgerà lo Stato di Palestina, e avrà riconosciuto tutti i «diritti legittimi» dei palestinesi, incluso il diritto al ritorno e a indennizzi dei profughi palestinesi del 1948. A questo proposito il premier palestinese Ismail Haniyeh ha detto di volere da Israele «decisioni coraggiose». Il richiamo al diritto al ritorno ha però in Israele lo stesso effetto di un panno rosso davanti a un toro: ai suoi occhi il ritorno di milioni di profughi nel Paese è solo un modo più astuto per porre fine alla sua esistenza come Stato ebraico. Identico il messaggio anche del portavoce parlamentare di Hamas Salah Bardawil che ha seccamente negato che il neo ministro degli Esteri Mahmud A-Zahar, in una lettera inviata al segretario generale dell'Onu Kofi Annan, abbia parlato di due Stati, israeliano e palestinese, uno a fianco dell'altro. «Ciò che la stampa ha riferito a questo proposito è falso» ha detto Bardawil, secondo il quale Hamas «vuole un dialogo con tutti, ma non con gli israeliani che non riconoscono i diritti dei palestinesi». Hamas, ha detto, vuole piuttosto un dialogo con chiunque sia in grado di costringere Israele a ritirarsi dai Territori e a onorare i diritti dei palestinesi. «In ogni caso - precisa - non si tratta di arrivare a una pace con Israele ma di una tregua di lunga durata». Sulla lettera di A-Zahar a Annan, la stampa palestinese ha dato una versione dal cui testo sono state eliminate due frasi chiave: il riferimento a una disponibilità a vivere «fianco a fianco con i nostri vicini» e la menzione di una fine del conflitto «basata su una soluzione che prevede due Stati». Sul tema un portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Ovadia Yariv, ha detto che, malgrado gli sforzi di parti forse interessate a cercare possibile aperture pacifiste di Hamas, «in realtà il linguaggio del movimento islamico è molto chiaro» e ha ricordato che pochi giorni fa lo stesso A-Zahar, aveva detto che il suo sogno più grande era di vedere una mappa del mondo senza più Israele. Ieri, intanto, il capo dello Stato di Israele Moshe Katzav (Likud) ha deciso di affidare oggi al leader del partito vicente Kadima, Ehud Olmert, l'incarico di formare il nuovo governo. Kadima il partito fondato quattro mesi fa da Ariel Sharon ha vinto, ma non nella misura sperata: appena 29 seggi su un totale di 120. Di conseguenza avrà bisogno di numerosi partner di governo, primi fra tutti i laburisti di Amir Peretz. Olmert ha già detto di non avere preclusioni ideologiche e ha lasciato intendere che almeno in teoria potrebbero essere ammessi al governo anche il Likud di Benyamin Netanyahu e la lista russofona Israel Beitenu di Avigdor Lieberman. A mettere comunque un «puntello ideologico» importante ha provveduto il n.2 di Kadima, Shimon Peres, che in una conferenza ha sostenuto che il punto di partenza per qualsiasi negoziato con i vicini arabi resta il Tracciato di pace del Quartetto.


Parallelamente, in un altro articolo, continua l’opera di convincimento presso i lettori del bisogno di finanziare come sempre è stato fatto l’ANP. I toni sono drammatici.Ecco il testo:

 

È un quadro a tinte nere per la gravità della crisi economica e finanziaria quello che il neo premier palestinese Ismail Haniyeh ha ieri tracciato ai suoi ministri nella prima riunione del governo formato da Hamas. «Il ministero della finanze - ha detto Haniyeh - ha ereditato (dalla precedente amministrazione) casse vuote, oltre ai debiti del ministero e del governo in genere». In questa situazione, ha continuato il premier, sarà difficile pagare gli stipendi di marzo ai 140 mila dipendenti dell'Anp, inclusi gli agenti di polizia e dei diversi servizi di sicurezza. Fino a una soluzione della crisi, anche tutti i ministri non riceveranno gli stipendi.

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È un quadro a tinte nere per la gravità della crisi economica e finanziaria quello che il neo premier palestinese Ismail Haniyeh ha ieri tracciato ai suoi ministri nella prima riunione del governo formato da Hamas. «Il ministero della finanze - ha detto Haniyeh - ha ereditato (dalla precedente amministrazione) casse vuote, oltre ai debiti del ministero e del governo in genere». In questa situazione, ha continuato il premier, sarà difficile pagare gli stipendi di marzo ai 140 mila dipendenti dell'Anp, inclusi gli agenti di polizia e dei diversi servizi di sicurezza. Fino a una soluzione della crisi, anche tutti i ministri non riceveranno gli stipendi.

posta@ilmattino.it

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