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Il Mattino Rassegna Stampa
29.12.2005 Diventano incomprensibili le risposte israeliane ai lanci di razzi kassam
se a questi ultimi non si fa cenno

Testata: Il Mattino
Data: 29 dicembre 2005
Pagina: 9
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Tre inglesi ostaggi di miliziani palestinesi - «Sharon ha truccato la bilancia»»

 

Dal Mattino di giovedì 29 dicembre 2005 riportiamo un articolo sul rapimento di tre inglesi da parte di terroristi palestinesi (Il Mattino, come al soilito, usa altri eufemismi). In esso vi è anche un riferimento alla zona cuscinetto imposta da Israele per impedire attacchi terroristici con razzi contro le proprie città. Baquis spiega correttamente che la misura è una risposta difensiva ma commette un’imprecisione: il lancio di razzi avviene realmente da zone all’estremo nord della Strsicia precedentemente occupate da alcuni insediamenti (non a caso ora i missili palestinesi raggiungono località di Israele, come Asqelon, situate più a nord rispetto ai passati bersagli), non “secondo Israele”.

 

 

Tra le colonne dell’articolo i titolisti riportano una frase che fa riferimento proprio a queste misure adottate da Israele, ma in questo caso non se ne specifica la natura: “E Israele intanto impone una «zona d’interdizione» nella Striscia di Gaza”.

 

 

I motivi che hanno indotto Israele a questa scelta non vengono spiegati. Il lettore penserà, dal momento che Il Mattino ha omesso nei giorni scorsi qualsiasi cronaca sul lancio di razzi contro Israele, che le misure non abbiano alcuna necessità e motivazione.

Gaza. I servizi di sicurezza palestinesi sono impegnati da ieri pomeriggio nella zona di Rafah (a sud di Gaza) nella ricerca di tre cittadini britannici catturati da miliziani armati dileguatisi a bordo di una Mercedes. Fra gli ostaggi risulta esserci una giovane attivista del gruppo umanitario «Al-Mezan», che si trovava a Rafah assieme con i genitori. L’identità dei rapitori e le loro intenzioni non sono ancora ufficialmente note. Fonti locali ritengono che si tratti di una operazione condotta da una cellula delle «Pantere Nere», una fazione armata vicina ad al-Fatah. Secondo queste fonti, non ci sarebbe da parte loro alcuna animosità nei confronti dei cittadini britannici. Il loro obiettivo sarebbe piuttosto quello di costringere l'Anp ad annullare una «lista nera», la cui esistenza non è mai stata confermata ufficialmente, che impedisce a una quindicina di comandanti militari dell’Intifada di lasciare la Striscia di Gaza passando per il valico di Rafah. Secondo i gruppi armati dell’Intifada, si tratterebbe di una «resa» da parte dell'Anp a pressioni da parte di Israele. Sia Hamas sia i Comitati di resistenza popolare (Crp, una milizia locale) hanno denunciato l’esistenza di quella lista e hanno intimato all'Anp di revocarla. I Crp hanno anche minacciato di ricorrere alla forza. Eppure, secondo le fonti di Rafah, essi sarebbero estranei al rapimento dei tre britannici. Una settimana fa altri due cittadini stranieri (l'olandese Hendrik Taatgen e l'australiano Brian Ambrosio, responsabili della Scuola americana di Gaza) erano stati sequestrati per otto ore a nord di Gaza da una milizia palestinese. Un trattativa con il ministero degli Interni palestinese aveva poi propiziato la loro liberazione. In quella occasione «Al-Mezan» aveva emesso un comunicato in cui denunciava «lo stato di deterioramento e di insicurezza a Gaza». «Il rapimento di cittadini stranieri - aveva aggiunto - è una espressione di disprezzo per la legge». I sequestratori, secondo l’organizzazione, avrebbero dovuto essere catturati e giudicati. Questo comunicato potrebbe perciò motivare il rapimento di ieri. Intanto, nel tentativo di rispondere ai continui lanci di razzi Qassam contro il Neghev, Israele ha imposto ieri nell'estremo nord della Striscia di Gaza una «zona di interdizione» all'interno della quale è vietato l'ingresso a qualsiasi palestinese, militare o civile. Si tratta di una zona di alcuni chilometri, che corrisponde all'area occupata fino ad alcuni mesi fa dalle colonie di Nissanit, Eley Sinai e Dughit, a ridosso della linea di confine con Israele. Dalle macerie di quelle colonie, secondo Israele, i lanciatori di razzi colpiscono a ripetizione le vicine città di Sderot e di Ashqelon. Obiettivo della operazione è di «svuotare il terreno» ai confini di Gaza per consentire in seguito agli aerei israeliani senza pilota di identificare senza difficoltà le cellule palestinesi impegnate nel lancio di razzi, e di colpirle da terra o dall'aria. Israele ha informato le forze di sicurezza palestinesi che per la loro incolumità è necessario che abbandonino quella zona «dove è imminente una intensificata attività militare». Alle ore 18, non appena l'ultimatum israeliano è entrato in vigore, l’artiglieria israeliana ha preso a colpire le zone precluse.

 

 

 

Giovedì 28 dicembre Il Mattino ha ignorato completamente il continuo lancio di razzi qassam, preferendo 

pubblicare un’intera paginata sul premier “pesante” e “bugiardo”. Un modo davvero singolare di fare informazione.

 

 

 

Ecco il testo:

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv. Più del potenziale nucleare dell'Iran, più della minaccia dei razzi palestinesi, più della questione della ingiustizia sociale un argomento domina il dibattito politico in Israele a tre mesi dalle elezioni: la salute del primo ministro Ariel Sharon che guida il partito Kadima ancora in fase di organizzazione e già lanciato in apparenza verso una vittoria trionfale. Da domenica scorsa, quando Sharon è stato ricoverato d'urgenza in un ospedale di Gerusalemme in seguito ad un ictus cerebrale, il suo stato di salute occupa le prime pagine dei giornali e lascia nell'ombra altri eventi non meno salienti: come ad esempio la affermazione di Benyamin Netanyahu nel Likud, ridimensionato dalla scissione imposta da Sharon. Lunedì, nel tentativo di rimuovere dal tavolo la questione, i consiglieri del premier hanno organizzato una conferenza stampa in cui i medici che hanno visitato il premier hanno fornito abbondanti informazioni sul suo stato di salute. Malgrado l'età (78 anni) e il peso eccessivo hanno convenuto che il premier ha una forma invidiabile. La conferenza stampa aveva anche un obiettivo di carattere preventivo: anticipare alla opinione pubblica che Sharon dovrà sottoporsi nelle prossime settimane ad un lieve intervento necessario per otturare un minuscolo foro congenito nel cuore. Non sono previste complicazioni, hanno assicurato i medici. Eppure quella conferenza stampa non è bastata a dissipare i dubbi. Diversi opinionisti ritengono che prima di affidare alle prossime elezioni il Paese per quattro anni a un premier che sfiora la ottantina (assistito da un personaggio illustre come Shimon Peres, che ha 82 anni compiuti) occorrono garanzie mediche particolari. Anche perchè, nota ieri Haaretz in un corsivo la legge israeliana si è dimenticata di precisare i meccanismi mediante i quali si stabilisce che un primo ministro «è impossibilitato» a svolgere il proprio compito ed è dunque necessario affidare le sue responsabilità al vice-premier. Lunedì i medici hanno detto che questo scenario non è affatto teorico e che domenica scorsa, quando Sharon è stato ricoverato a Gerusalemme, «non era in grado di prendere decisioni». Sulla stampa sono apparse descrizioni colorite: secondo una versione, non riusciva a contare le dita di una mano. Secondo un'altra ricostruzione continuava a ripetere: «Sì, prego » a un dottore che gli chiedeva come si chiamasse. Lo stato di stordimento è stato presto superato. Eppure nelle nottata del suo ricovero mentre ancora era, secondo i medici, piuttosto confuso Sharon ha chiamato alcuni giornalisti per scambiare con loro qualche parola di rassicurazione. Parole che hanno avuto effetto tranquillizzante sui titoli di prima pagina del giorno successivo. Adesso diversi giornalisti hanno la sensazione di essere stati manipolati dai consiglieri di Sharon, di aver fornito ai lettori informazioni non del tutto veriterie. Questo stato di disagio è stato espresso con vigore dal direttore di Maariv, Amnon Dankner, che dalla sua prima pagina ha accusato il premier di aver mentito circa il suo peso «che è di 142 chilogrammi, e non di soli 115». L'argomento potrebbe sembrare di scarsa rilevanza, ma non lo è agli occhi di Maariv. Dankner scrive di essere rimasto sbalordito quando ha sentito che i medici di Sharon accreditavano il peso più basso. Una circostanza che ha lasciato perplesso anche Haaretz. «Se i medici si sono permessi inesattezze su un punto, forse è sospetto anche il resto della conferenza stampa», scrive Dankner. Finora il breve ricovero di Sharon non ha danneggiato Kadima. Negli ultimi sondaggi è anzi in fase di rialzo e ottiene una quarantina di seggi (sui 120 della Knesset). Anche perchè, viene spiegato, Sharon è molto amato nel Paese e «desta simpatia». Ma con il prossimo ricovero per l'intervento al cuore e con l'imminenza del voto, non è detto che questa tendenza venga confermata.

 

 

 

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