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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
28.11.2005 Omissioni, enfatizzazioni e propaganda
ecco l'"informazione" su Israele del quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 28 novembre 2005
Pagina: 9
Autore: Giorgio Raccah - Michele Giorgio - Patrizio Nissirio -un giornalista
Titolo: «Valico di Rafah, primo giorno dei palestinesi - Aperta la prima frontiera dei palestinesi - Israele vuole altre terre arabe - Hezbollah minaccia rapimenti»
IL MATTINO di lunedì 28 novembre 2005 pubblica l'articolo di Giorgio Raccah "Valico di Rafah, primo giorno dei palestinesi".

Ecco il testo:

Gaza. A Rafah ieri mattina c'erano gioia per l'apertura del primo terminal di confine interamente in mano palestinese ma anche impazienza per l'orario limitato, nel periodo iniziale di funzionamento, a sole quattro ore. Più di 600 palestinesi, in gran parte persone in attesa di cure mediche all'estero, studenti e uomini d'affari, si erano raccolte già di buon mattino alla stazione di confine in ansiosa attesa del permesso di superare i controlli burocratici per attraversare il confine con l'Egitto. C'era anche confusione al valico che per 38 anni, fino allo scorso agosto, è stato controllato dagli israeliani. L'accordo tra Israele, che vuole prevenire l'ingresso a Gaza di persone che considera terroristi,
Non terroristi, ma "persone che" (Israele ) "considera terroristi". Israele "considera terroristi" quanti cercano di entrare nel suo territorio armati o indossando corpetti esplosivi, per fare strage di civili.
O quanti contrabbandano armi, o, ancora, coloro che gli attentati si "limitano" ad organizzarli.
Dovrebbe forse dichiararli tutti "resistenti" e invitarli ad entrare liberamente ?

e l Autorità nazionale palestinese (Anp), finalizzato lo scorso 15 novembre grazie al deciso intervento del segretario di stato americano Condoleeza Rice, stabilisce che il movimento dei viaggiatori in entrata e in uscita sarà seguito a distanza per mezzo di un sistema di telecamere da una stazione di controllo congiunta israelo-palestinese, sotto supervisione dell'Ue. Tra una decina di giorni, dopo l'arrivo dell'intero gruppo di 70 osservatori europei, la stazione opererà nell'arco di tutta la giornata. «Anche se graduale la riapertura di Rafah è un passo storico per i palestinesi» ha detto il ministro Sabri Saidam, che ha tra le sue competenza la responsabilità di Rafah. «La riapertura della stazione sotto pieno controllo palestinese - ha continuato - è come ridare ossigeno a un polmone che ne era stato privato per diversi decenni». Intanto, il Segretario di Al Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti, si conferma l'esponente palestinese
Ecco un altro terrorista diventato "esponente" (poco dopo "dirigente")


più popolare nei Territori. Da più di tre anni in prigione in Israele, dove sconta una condanna al carcere a vita, Barghuti ha raccolto un numero di preferenze ampiamente superiore a quello di qualsiasi altro candidato nelle primarie indette in Cisgiordania dal suo partito (a Gaza si terranno lunedì) per scegliere i candidati che parteciperanno alle elezioni parlamentari del prossimo 25 gennaio. Secondo risultati non ancora definitivi, Barghuti, nella circoscrizione di Ramallah dove si era candidato, ha ottenuto il 96% dei voti, superando con un enorme vantaggio tutti gli altri 44 candidati. Un successo che non sorprende se si tiene conto della popolarità di cui ha sempre goduto l'esponente palestinese che molti considerano il successore naturale del presidente Abu Mazen. Di fronte al clamore suscitato dal successo di Barghuti, Israele ha immediatamente comunicato che il dirigente palestinese non verrà liberato. Il ministro degli esteri Silvan Shalom ha affermato che il Segretario di Al Fatah «non sarà mai scarcerato perchè è un assassino che ha le mani sporche del sangue di israeliani». Questa posizione di chiusura tuttavia non è condivisa da tutta la classe politica israeliana, e in molti
Esattamente, chi ?



hanno chiesto un ripensamento sulla detenzione a vita di Barghuti che, una volta liberato «può avere una influenza positiva e moderatrice». L’ex ministro della Giustizia Yossi Beilin
Ecco, uno dei "molti" è Yossi Beilin, esponente dell'estrema sinistra israeliana, un altro è Meir Shetrit, ministro dei Trasporti israeliano che però condiziona l'eventauale scarcerazione al raggiungimento di un accordo di pace con i palestinesi.
Sono due, non sono molti. Chi sono gli altri?

ha detto che il governo dovrebbe chiedere al presidente Katsav di graziarlo. La sua scarcerazione potrebbe diventare realtà nel quadro di un accordo di pace che preveda la liberazione dei detenuti politici, anche di quelli condannati per fatti di sangue.
Il 26-11-05 IL MATTINO pubblica apagina 11 l'articolo "Aperta la prima frontiera dei palestinesi"( sottotitolo: "Abu Mazen esulta: «Il sogno si realizza, passo importante verso la nascita dello Stato indipendente»", occhiello:"Attraverso il valico di Rafah controllato solo dall’Anp si può raggiungere l’Egitto dalla Striscia di Gaza"), di Michele Giorgio
L’articolo e i titoli che lo introducono "brillano" per la mancanza totale di un riferimento al contrabbando di armi che ha sempre attraversato il valico, così il lettore non può comprendere il perché del precedente controllo israeliano sul valico stesso. L’articolo è accompagnato dalla solita foto che ritrae dei palestinesi dietro una rete metallica: sì è preferito rilanciare la solita immagine stereotipata del palestinese prigioniero degli israeliani a discapito del clima festoso che ha accompagnato la cerimonia per il passaggio di consegne.

Ecco il testo:

Valico di Rafah. È stato un giorno di festa in casa palestinese, a poco più di due mesi dal ritiro di soldati e coloni israeliani dalla Striscia di Gaza. Ieri il presidente dell'Autorità Nazionale (Anp) Abu Mazen ha annunciato la riapertura, a partire da questa mattina, del valico di Rafah, al confine tra Gaza e Egitto, nel corso di una cerimonia solenne dall’importante significato politico. Dopo 38 anni di occupazione israeliana, i palestinesi per la prima volta si ritrovano a controllare un transito di confine con un altro Paese. Un passo in avanti verso l'indipendenza, definito da tutti i partecipanti alla cerimonia «molto incoraggiante», e che contribuisce ad aumentare la popolarità di Abu Mazen che, tra due mesi esatti, sarà impegnato a respingere la sfida del movimento islamico Hamas alle elezioni legislative. Per Abu Mazen la riapertura del valico di Rafah è «un sogno che rientra nel progresso verso uno Stato palestinese indipendente che abbia Gerusalemme per capitale». «Il successo che celebriamo - ha aggiunto - appartiene innanzi tutto ai martiri, ai feriti, ai prigionieri e a tutto il popolo palestinese, che ha compiuto molti sacrifici in questa lotta». Il presidente palestinese, rivolgendosi ad una platea di 1.200 persone tra cui il premier Abu Ala, l’inviato dell’Unione europea Marc Otte e il capo dei servizi di sicurezza egiziani Omar Suleiman, ha ricordato il contributo dato dall'Egitto, dall’Unione europea e dal segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, per il buon esito delle trattative che lo scorso 15 novembre hanno portato all’accordo con Israele. Ha quindi auspicato che Rafah, la nuova porta verso il mondo dei palestinesi, stimoli investimenti e scambi commerciali, ma ha chiarito che non può esserci ripresa economica senza la fine dell'illegalità in Csigiordania e Gaza. Sullo stesso tono le dichiarazioni che hanno rilasciato altre personalità. «Questo è un giorno di felicità... perchè rappresenta un enorme passo in avanti verso la libertà del popolo palestinese», ha dichiarato Marc Otte. Tra i protagonisti di ieri c’era anche il generale italiano Pietro Pistolese, al quale è stata assegnata la responsabilità dell’Eu-Bam (European Union Border Assistance Mission), la «terza parte» che opererà al valico. Secondo l’alto ufficiale dei carabinieri l’apertura della frontiera è un momento importante che «potrebbe contribuire a rilanciare il processo di pace». Pistolese nei giorni scorsi ha più volte sottolineato che il compito dei suoi 72 osservatori europei (tra cui 19 carabinieri) non sarà quello di proibire o autorizzare, ma invece di monitorare le operazioni al terminal di Rafah e di stendere rapporti su eventuali violazioni. Dopo i discorsi e le cerimonie, da oggi si fa sul serio. Le guardie di frontiera palestinesi cominceranno a gestire il transito e per l’intero terminal sarà un test, peraltro sotto gli occhi delle telecamere che, con un sistema a circuito chiuso, trasmetteranno immagini in diretta ad un centro-elaborazione con israeliani, palestinesi ed osservatori europei. Nell’Anp la soddisfazione è alta poichè la stragrande maggioranza della popolazione di Gaza potrà muoversi liberamente da e per l’Egitto. Ieri malgrado la rivalità Hamas-Anp, il leader del movimento islamico Mahmud Zahar ha partecipato alla cerimonia d'apertura del valico. «La nostra presenza qui significa che sosteniamo la parte positiva di questa intesa e non gli abusi israeliani», ha chiarito Zahar che tuttavia è apparso sereno e si è congratulato con diversi esponenti dell’Anp. Almeno per un giorno è stata la festa di tutti i palestinesi.
Il titolo, in puro stile Il Mattino, coniuga l’esasperazione di un’indiscrezione che ha ricevuto anche delle smentite alla solita propaganda ("altre terre", come a dire: oltre a quelle che ha già rubato).



DOCUMENTO UE

«Israele vuole altre terre arabe»

Polemiche sul piano per Gerusalemme est








PATRIZIO NISSIRIO

Londra. Il «Guardian» e l'«Independent» a Londra, ma anche il quotidiano israeliano «Haaretz» e il «New York Times» sono venuti in possesso di un documento redatto dalla Gran Bretagna in qualità di presidente di turno dell'Ue nel quale si accusa Israele di aver iniziato una corsa per annettersi terre arabe a Gerusalemme Est, usando la costruzione di insediamenti illegali e del muro. Il tutto per impedire che diventi in futuro la capitale dello Stato palestinese. Per il «Guardian», il documento (redatto in un linguaggio «inusualmente franco») è stato presentato lunedì al Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue da Jack Straw, insieme a «raccomandazioni» su cosa fare per impedire questa strategia israeliana. Tuttavia la questione è stata congelata fino al mese prossimo su pressione dell'Italia «che Israele considera il suo più affidabile alleato europeo». Da Roma, però, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha affermato che «si tratta di una notizia che non corrisponde al vero: «Non c'è stato e non c'è alcun rapporto dell'Unione Europea che accusi Israele». Vi è da parte dell'Unione Europea, ha precisato Fini,«la necessità di monitorare quello che sta accadendo in Medio Oriente, con grande attenzione e partendo dal presupposto che la Road Map è l'unica strada possibile per arrivare a quell'obiettivo di due popoli e due Stati che è proprio quello indicato dalla comunità internazionale. Non vi è nulla di straordinario e men che meno rapporti che siano stati messi in embargo o censurati da ministri dell'Ue». Sulla vicenda è intervenuta Emma Udwin portavoce del Commissario Ue alle relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, la quale ha precisato da Bruxelles che il testo «non è stato formalmente approvato». E, riferendosi alle dichiarazioni di Fini, ha sottolineato: «Stiamo tutti parlando della stessa cosa». Secondo il «Guardian», il documento afferma che le politiche israeliane tende a impedire che Gerusalemme diventi la capitale palestinese. In particolare, lo Stato ebraico punta sull'espansione degli insediamenti nella città ed attorno. Il piano del governo Sharon di collegare Gerusalemme con l'insediamento di Màale Adumim in Cisgiordania, costruendo migliaia di nuove case «minaccia di completare l'accerchiamento della città da parte delle colonie ebraiche, dividendo la Cisgiordania in due aree geografiche separate».





Hezbollah minaccia rapimenti (di chi??? perché non aggiungere "di israeliani"?)





«È nostro dovere e nostro diritto rapire soldati israeliani per scambiarli con nostri prigionieri, e lo faremo uno di questi giorni». Lo ha affermato il leader dei miliziani sciiti filosiriani, Hassan Nasrallah, durante un raduno di preghiera a sud di Beirut per commemorare i quattro miliziani morti negli scontri



I miliziani, per l’esatezza, sono stati uccisi mentre tenatavano di rapire israeliani. Ma Il Mattino, si sa, non brilla certo per precisione.



dei giorni scorsi alla frontiera tra Libano, Siria e Israele. Alle affermazioni scandite ripetutamente e ad alta voce dallo sheikh Nasrallah - ritrasmesse in diretta dalla tv libanese e da quella Hezbollah, «Al Manar» - la folla di migliaia di sostenitori ha reagito gridando «Morte a Israele», e alzando ritmicamente il pugno.

Sempre a pagina 11 troviamo l'articolo " Israele vuole altre terre arabe" di Patrizio Nissirio

Il titolo coniuga l’esasperazione di un’indiscrezione che ha ricevuto anche delle smentite alla solita propaganda ("altre terre", come a dire: oltre a quelle che ha già rubato).
Ecco il etsto dell'articolo:

Londra. Il «Guardian» e l'«Independent» a Londra, ma anche il quotidiano israeliano «Haaretz» e il «New York Times» sono venuti in possesso di un documento redatto dalla Gran Bretagna in qualità di presidente di turno dell'Ue nel quale si accusa Israele di aver iniziato una corsa per annettersi terre arabe a Gerusalemme Est, usando la costruzione di insediamenti illegali e del muro. Il tutto per impedire che diventi in futuro la capitale dello Stato palestinese. Per il «Guardian», il documento (redatto in un linguaggio «inusualmente franco») è stato presentato lunedì al Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue da Jack Straw, insieme a «raccomandazioni» su cosa fare per impedire questa strategia israeliana. Tuttavia la questione è stata congelata fino al mese prossimo su pressione dell'Italia «che Israele considera il suo più affidabile alleato europeo». Da Roma, però, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha affermato che «si tratta di una notizia che non corrisponde al vero: «Non c'è stato e non c'è alcun rapporto dell'Unione Europea che accusi Israele». Vi è da parte dell'Unione Europea, ha precisato Fini,«la necessità di monitorare quello che sta accadendo in Medio Oriente, con grande attenzione e partendo dal presupposto che la Road Map è l'unica strada possibile per arrivare a quell'obiettivo di due popoli e due Stati che è proprio quello indicato dalla comunità internazionale. Non vi è nulla di straordinario e men che meno rapporti che siano stati messi in embargo o censurati da ministri dell'Ue». Sulla vicenda è intervenuta Emma Udwin portavoce del Commissario Ue alle relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, la quale ha precisato da Bruxelles che il testo «non è stato formalmente approvato». E, riferendosi alle dichiarazioni di Fini, ha sottolineato: «Stiamo tutti parlando della stessa cosa». Secondo il «Guardian», il documento afferma che le politiche israeliane tende a impedire che Gerusalemme diventi la capitale palestinese. In particolare, lo Stato ebraico punta sull'espansione degli insediamenti nella città ed attorno. Il piano del governo Sharon di collegare Gerusalemme con l'insediamento di Màale Adumim in Cisgiordania, costruendo migliaia di nuove case «minaccia di completare l'accerchiamento della città da parte delle colonie ebraiche, dividendo la Cisgiordania in due aree geografiche separate».
Infine segnaliamo un articolo intitolato, in modo quanto meno incompleto "Hezbollah minaccia rapimenti" (di chi??? perché non aggiungere "di israeliani"?):

«È nostro dovere e nostro diritto rapire soldati israeliani per scambiarli con nostri prigionieri, e lo faremo uno di questi giorni». Lo ha affermato il leader dei miliziani sciiti filosiriani, Hassan Nasrallah, durante un raduno di preghiera a sud di Beirut per commemorare i quattro miliziani morti negli scontri.
I miliziani, per l’esatezza, sono stati uccisi mentre tenatavano di rapire israeliani.


dei giorni scorsi alla frontiera tra Libano, Siria e Israele. Alle affermazioni scandite ripetutamente e ad alta voce dallo sheikh Nasrallah - ritrasmesse in diretta dalla tv libanese e da quella Hezbollah, «Al Manar» - la folla di migliaia di sostenitori ha reagito gridando «Morte a Israele», e alzando ritmicamente il pugno.
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