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Il Mattino Rassegna Stampa
12.09.2005 Cronache intrise di propaganda
quelle di Michele Giorgio sul quotidiano napoleatno

Testata: Il Mattino
Data: 12 settembre 2005
Pagina: 11
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Via gli ultimi soldati Gaza torna ai palestinesi»
Per corroborare le sue cronache intrise di propaganda Michele Giorgio si diletta nel gioco di trovare l’analista israeliano che dice cose a lui gradite e di spacciarle come verità assoluta.

Per il resto si premura di trattare i palestinesi con i guanti di velluto: i fatti sul terreno dicono una cosa, i sondaggi che lui riporta un’altra, ma meglio quest’ultimi. La chiusura dell’articolo è dedicato al nuovo mantra anti-israeliano per il quale l’occupazione è finita ma in realtà non è finita.

Da pagina 11 del MATTINO di lunedì 12 settembre 2005:

«Gaza ciao e a non rivederci». Questo titolo apparso ieri sul quotidiano Yediot Ahronot ha sintetizzato lo stato d’animo di gran parte della popolazione dello Stato ebraico alla vigilia dell’ultimo atto del ritiro da Gaza, cominciato il mese scorso con lo sgombero delle colonie ebraiche. Stamani l’ultimo militare israeliano si chiuderà alle spalle il cancello di Kissufim - ponendo fine a 38 anni di occupazione militare - e restituirà Gaza ai palestinesi. Cosa accadrà dopo non si sa, la tensione era altissima ieri sera in questo piccolo lembo di terra (appena 360 kmq). I soldati israeliani hanno aperto il fuoco su una folla di palestinesi che faceva pressione su una barriera a breve distanza dall’ex colonia di Newe Dekalim. Un gruppo di miliziani palestinesi invece ha sparato su poliziotti e giornalisti stranieri nei pressi di Khan Yunis, non lontano dal luogo dove sabato pomeriggio era stato sequestrato il giornalista del Corriere, Lorendo Cremonesi. In ogni caso sulla necessità di chiudere il capitolo Gaza gran parte degli israeliani non hanno dubbi. Il completamento del ritiro, ha scritto ieri il noto giornalista Alex Fishman, «riporterà Israele al confine sud che aveva prima del 1967». È possibile, ha proseguito, «che il nostro esercito sia di nuovo costretto a combattere su questo fronte ma prima che a qualcuno venga l'appetito di tornare di nuovo a Gaza è bene che si ricordi: ciò che cominciò come una gita di famiglia, è finito 38 anni dopo e per che cosa?». Sul quotidiano progressista Haaretz, Uzi Benziman, ha definito «chiusa» l’era della colonizzazione ebraica dei territori palestinesi, nonostante il premier Sharon, in una intervista al Washington Post, abbia affermato che Israele porterà avanti le costruzioni dei suoi ampi insediamenti in Cisgiordania, anche a rischio di mettere a dura prova i suoi rapporti con gli Stati Uniti. «L'avidità di terra - ha scritto Benziman - è stata sostituita dalla aspirazione alla normalità e l'arroganza militare dai rimorsi di coscienza davanti alle sofferenze dei palestinesi». Per la grande maggioranza dei palestinesi, invece, il ritiro è il frutto della lotta armata. Secondo un sondaggio reso pubblico ieri l’84% dei palestinesi è convinto di ciò e il 40% afferma che il merito maggiore spetta ad Hamas, il movimento islamico che ha compiuto centinaia di attacchi contro Israele. Solo il 21% ha detto che il merito spetta al presidente Abu Mazen. Il 77% inoltre è favorevole al rispetto del cessate il fuoco con Israele. A sancire la fine «politica» dell’occupazione era stato ieri mattina il Consiglio dei ministri israeliano. Un comunicato del governo Sharon ha spiegato che i ministri hanno approvato anche la rimozione delle forze dal confine meridionale di Gaza con l'Egitto, dove si stanno schierando le truppe egiziane, ma non la demolizione delle sinagoghe ebraiche lasciando ai palestinesi di decidere il loro futuro. Israele tuttavia continuerà a controllare lo spazio aereo di Gaza, le acque territoriali e i passaggi di confine. I palestinesi hanno accusato il governo Sharon di averli lasciati senza risposta sul futuro del valico di Rafah, il loro unico accesso verso l’Egitto e il resto del mondo (Israele vuole tenerlo, almeno in parte, sotto il suo controllo). «Fino a quando il valico di confine sarà chiuso - ha detto il ministro per i prigionieri, Sufian Abu Zaydeh - considereremo Gaza ancora occupata»
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