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Il Mattino Rassegna Stampa
17.08.2005 Per il quotidiano napoletano il ritiro da Gaza segna il "pentimento" di Sharon, responsabile di tutti mali di Israele
un'analisi faziosa e inattendibile

Testata: Il Mattino
Data: 17 agosto 2005
Pagina: 4
Autore: Luciano Pignataro
Titolo: «Sharon inflessibile: sgombero a tutti i costi»
IL MATTINO di domenica 17 agosto 2005 pubblica l'articolo di Luciano Pignataro "Sharon inflessibile: sgombero a tutti i costi", che riportiamo:
Un discorso difficile, rinviato di 24 ore, che mai nessuno avrebbe immaginato di ascoltare da Sharon. Proprio da lui, il falco del Likud che con la passeggiata provocatoria sulla Spianata delle Moschee aveva dato avvio alla sanguinosa seconda Intidafa precipitando il suo paese in una crisi economica senza precedenti con la fine del turismo.
Occorre tornare a ripeterlo: la "passeggiata" di Sharon alla Spianata delle Moschee non diede inizio a un bel niente: la violenza era stata programmata da tempo dai dirigenti palestinesi, come essi stessi hanno ammesso.
Inoltre sintetizzare quattro anni di "intifada" terroristica alla "fine del turismo" appare ridicolmente riduttivo

Lui, il grande promotore della costruzione di colonie nei Territori occupati, che aveva ripetutamente voluto umiliare Arafat
Sharon ha voluto sconfiggere la linea terrorista e oltranzista del raìs. Quella sconfitta è la premessa dell'attuale politica di disimpegno e dei nuovi rapporti con l'Anp di Abu Mazen. Invece di riconoscere il proprio errore i sostenitori di Arafat sostengono ora che è Sharon ad essere costretto arivedere i suoi presunti sbagli.
cercando solo nella forza una impossibile soluzione all’occupazione dei Territori, ha dovuto piegarsi alle ragioni della politica e spiegare i motivi della sua scelta a rete unificate. «Meglio trattare con gli Stati Uniti che con gli arabi» aveva anticipato parlando sabato con un giornalista del quotidiano Yediot Ahronot. La sera di Ferragosto Sharon ha esposto compiutamente le sue ragioni in tv: «Non è possibile per Israele restare per sempre nella striscia di Gaza. Non è un segreto che come molti altri ho creduto e sperato che avremmo potuto tenere per sempre Netzarim e Kfar Darom. Ma i mutamenti nel Paese, nella regione e nel mondo, hanno determinato per me un cambio di posizione. Non possiamo tenere Gaza per sempre. Più di un milione di palestinesi vive lì e questo numero raddoppierà nel giro di una generazione». Un premier realista, dunque, disposto ad ammettere implicitamente di aver sbagliato nel passato, sicuro delle sue scelte fino a mettere in conto le dimissioni del ministro Benyamin Netanyahu a cui ha regalato politicamente ampi margini di recupero verso l’area dell’estremismo ortodosso di cui lui stesso era stato espressione compiuta. Il piano, ha detto Sharon in tv, «è la nostra risposta a questa realtà. Una risposta che non viene da una posizione di debolezza ma di forza. Un nuovo sentiero per Israele, un raggio di speranza per tutti noi». Rivolgendosi poi ai palestinesi ha detto che su essi ora ricade l'onere della prova della loro buona volontà: «Essi devono combattere contro le organizzazioni terroristiche e dimostrare la loro volontà di pace per potersi sedere con noi al tavolo dei negoziati». Sharon ha anche elencato i vantaggi del ritiro che consentirà a Israele di dare nuove priorità alla sua agenda nazionale, privilegiando i problemi interni. Il premier si è infine rivolto direttamente ai coloni al termine del discorso sostenendo di comprendere e condividere il loro dolore: «Il vostro dolore e le vostre lacrime sono parte inseparabile della storia di questo paese e noi non vi abbandoneremo. Lo stato - ha assicurato - farà tutto quanto in suo potere per aiutarvi a cominciare una nuova vita». Infine ha chiesto ai soldati di dar prova di tatto e sensibilità nei confronti dei coloni prima di concludere: «Oggi ci avviamo su una nuova strada che ha non pochi rischi ma che offre anche spazi di speranza». Sharon gioca il suo futuro politico puntando sul negoziato con la nuova leadership palestinese, Arafat era giudicato inaffidabile mentre il giudizio su Abu Mazen è sempre stato positivo, allentando la pressione per cercare di riguadagnare credibilità internazionale. Soprattutto puntando su una rapida crescita economica resa impossibile dal clima da lui stesso creato negli ultimi cinque anni.
Il clima "da lui stesso creato"? Ma il terrorismo palestinese esiste per IL MATTINO? O tutte le responsabilità, anche quella delle sofferenze degli israeliani sono di Sharon?
Bush gli ha garantito pieno sostegno, ieri è stata la volta di Blair. Ma tutto questo avviene comunque con l’amaro in bocca: il ministro della Difesa Shaul Mofaz, ha esortato i palestinesi «a non affrettarsi a festeggiare. Ci sarà un divario temporale di circa un mese tra il momento in cui i coloni usciranno e quello in cui anche l'esercito abbandonerà la striscia di Gaza. In questo periodo non permetteremo ai palestinesi di entrare nell'area. Questo lo abbiamo detto a tutti i livelli di coordinamento ma a mio avviso ciò non è ancora penetrato nelle loro menti e perciò è per me molto importante ripeterlo in questo momento alla luce di ciò che sta succedendo in campo palestinese».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a dare il proprio giudizio su quanto scritto dal quotidiano napoletano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata e spedita.

posta@ilmattino.it

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