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Libero Rassegna Stampa
21.04.2024 Erdogan adotta Hamas
Analisi di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 21 aprile 2024
Pagina: 14
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Erdogan adotta Hamas: Tutti uniti contro Israele»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/04/2024, a pag. 14, con il titolo "Erdogan adotta Hamas: Tutti uniti contro Israele", la cronaca di Amedeo Ardenza

Il capo di Hamas, Ismail Haniyeh con il presidente turco Erdogan. Il rapporto fra la Turchia (un paese membro della Nato) e il movimento terrorista palestinese è ormai alla luce del sole. Ed è motivato dall'odio islamico per Israele.

l movimento Hizmet guidato dal predicatore turco Fethullah Gillen? Un gruppo di terroristi per il quale le autorità turche hanno addirittura coniato un nuovo termine: FETO, acronimo di “Organizzazione terroristica Fethullah”. Decine di migliaia di funzionari pubblici sono stati licenziati in anni recenti in Turchia con l’accusa di simpatizzare con l’organizzazione del nemico pubblico numero uno, Gillen. E il partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)? Ankara considera il gruppo armato secessionista un’organizzazione di terroristi: una scelta legittima. Meno legittimo nel corso degli ultimi dieci anni è stato usare la magistratura turca per incarcerare anche i leader della formazione filocurda Hdp, accusandoli di connivenza con il Pkk. Quando si tratta di combattere il terrorismo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non va troppo per il sottile.

BACI E ABBRACCI

La sua smaccata simpatia per Hamas lascia invece capire la sua guerra contro i presunti amici di Gillen o del Pkk nasce per motivi elettorali. Diventi politicamente insidioso? E io ti accuso di terrorismo. Eppure ieri il presidente turco non solo ha ricevuto una delegazione del gruppo terrorista palestinese al Palazzo di Dolmabahçe a Istanbul ma si è anche fatto fotografare mentre abbraccia il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. «È fondamentale che i palestinesi agiscano con unità. La risposta più forte a Israele e la strada per la vittoria risiedono nell'unità e nell'integrità», ha dichiarato ieri Erdogan. Al presidente turco non importa che il gruppo palestinese sia considerato un’organizzazione terrorista da Usa, Canada, Regno Unito solo per citare alcuni paesi della Nato, alleati della Turchia: la maggior parte degli altri paesi Nato sono anche parte dell’Ue (nella quale la Turchia ambisce a entrare) che pure ha inserito Hamas nella propria lista nera. Ossessioni occidentali? No. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto muro contro Hamas e contro la Fratellanza Musulmana nella quali tanto Hamas quanto il partito Giustizia e Sviluppo (Akp) del sultano hanno radici comuni. Anche l’Arabia Saudita e l’Egitto, campioni del mondo sunnita, hanno messo al bando la Fratellanza Musulmana.

VIA DALL’EMIRATO

Erdogan, invece, segue una traiettora diversa. Ieri il sultano ha paragonato la lotta di Hamas alla guerra d'indipendenza turca di 100 anni fa: «Siamo ben consapevoli del costo di dire questo, ma il mondo deve sapere la verità», ha affermato spiegando che la causa palestinese ha dato un nuovo senso alla sua vita. Parole pronunciate ore dopo la pubblicazione da parte del Wall Street Journal di un articolo in cui si ipotizza il “divorzio” fra Hamas e il Qatar. L’emirato retto dalla famiglia al Thani foraggia e protegge Hamas da dodici anni, da quando cioè il presidente siriano Bashar Assad ha cacciato da Damasco il gruppo palestinese dopo che questo si era schierato a favore della primavera araba. Oggi Hamas starebbe bussando alla porta di due stati mediorientali in cambio di protezione e, soprattutto, soldi per mantenere viva la costosa industria del terrore fra missili, droni e tunnel sotterranei. Uno dei due paesi “candidati” sarebbe l’Oman: è difficile immaginare che la Turchia possa essere l’altro. Ma Erdogan ha spesso nuotato controcorrente. «Io sarò la voce del popolo palestinese oppresso anche se sarò lasciato solo», ha affermato ieri il leader turco ripreso da Daily Sabah. Non stupisce dunque che i rapporti fra Israele e la Turchia siano ai minimi termini. Ieri le Israeli Defense Forces hanno concluso un’operazione contro il terrorismo islamico durata 40 ore. Teatro degli scontri in cui dieci presunti terroristi sono stati eliminati e nove effettivi israeliani sono rimasti feriti la città di Tulkarem nel nordovest della Cisgiordania. Le Idf hanno anche condotto otto arresti, rinvenuto esplosivi e fucili d’assalto M16. Sul fronte internazionale scema invece la tensione fra Israele e l’Iran. La Repubblica islamica ha definito “giocattoli” i droni con cui Israele avrebbe colpito la base militare iraniana di Ishafan in risposta all’attacco iraniano di nove giorni fa. Lo stato ebraico ha invece fatto capire di aver colpito l’Iran dall’interno. Ma nessuna delle due parti sembra interessata a un’escalation. L’attenzione delle Idf è tutta sugli ultimi battaglioni di Hamas asseragliati a Rafah, nel sud di Gaza.

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