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Libero Rassegna Stampa
15.04.2024 I veri obiettivi della teocrazia
Editoriale di Mario Sechi

Testata: Libero
Data: 15 aprile 2024
Pagina: 1
Autore: Mario Sechi
Titolo: «I veri obiettivi della teocrazia»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/04/2024, a pag.1 con il titolo "I veri obiettivi della teocrazia" l'editoriale di Mario Sechi.


Mario Sechi

"Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina", è il tweet di Khamenei dopo l'attacco missilistico a Israele. Questo è il solito vecchio obiettivo dichiarato della teocrazia iraniana.

Trecento missili e droni lanciati in una sola notte, tutti abbattuti. Per 45 anni lo scontro tra Israele e l’Iran si è tenuto “al coperto”, il 13 aprile (un’altra data da ricordare dopo quella del 7 ottobre 2023) per la prima volta Teheran ha attaccato a viso scoperto Gerusalemme. Si parla di un’azione “telegrafata” dell’Iran, facile da contrastare. Questa versione edulcorata della guerra è un’altra delle tante autoconsolatorie versioni che l’Occidente si racconta quando cerca di cancellare la biografia di un nemico, l’Iran, che non smetterà di colpire, destabilizzare, assassinare ogni speranza di pace in Medio Oriente. La risposta militare di Israele è stata esemplare, la neutralizzazione della minaccia è arrivata grazie alla difesa aerea organizzata con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, il prototipo di una coalizione anti -iraniana che vedremo in azione anche in futuro. Solo la superiorità tecnologica e il perfetto coordinamento della macchina difensiva ha evitato che lo sciame di droni e missili provocasse una catastrofe, questo è il punto che va ricordato ai “riduzionisti” del conflitto. L’Iran fa leva sul pensiero debole dell’Occidente per continuare un conflitto iniziato nel 1979, l’anno della Rivoluzione Islamica, attaccare e nascondersi dietro milizie di terroristi che non sventolano la bandiera di uno Stato, ma sono espressione degli Ayatollah e della Guardia Rivoluzionaria iraniana, la “guerra ombra”. L’organizzazione militare dell’Iran è una tela di ragno che si dispiega sull’intera regione, va ricordato che il generale Qassem Soleimani, ucciso su ordine di Donald Trump da due missili hellfire nell’aeroporto di Baghdad il 3 gennaio del 2020, era il secondo uomo più potente dell’Iran dopo l’Ayatollah Ali Khamenei. Soleimani era il capo della Forza Quds, la divisione dei Pasdaran responsabile delle operazioni all’estero, il burattinaio di Hamas a Gaza, di Hezbollah in Libano, degli Houthi nello Yemen, il comandante vittorioso contro l’Isis in Siria e in Iraq. Le parole sono le cose, “Quds” è la città santa di Gerusalemme. Il piano di Teheran è sedimentato nella teocrazia, ha un’impostazione ideologica potente, è una paziente tessitura. L’Iran ha atteso e coltivato il fattore sorpresa per colpire al cuore Israele con Hamas il 7 ottobre scorso. Sei mesi dopo, la decisione di far decollare lo sciame di droni e missili cambia il paradigma della guerra, Teheran punta le armi direttamente contro Israele. C’è chi legge la mossa come un segno di debolezza di un regime in crisi, ma secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica l’Iran è a un passo dalla costruzione della Bomba e il programma politico è quello declamato ancora ieri dal vero signore della guerra, Ali Khamenei: «Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina». Le parole sono le cose. 

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