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Libero Rassegna Stampa
03.04.2024 Il PD si schiera con chi boicotta Israele
Commento di Pietro Senaldi

Testata: Libero
Data: 03 aprile 2024
Pagina: 1/5
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: «Il PD si schiera con chi boicotta Israele»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/04/2024, a pag.1/5, con il titolo "Il PD si schiera con chi boicotta Israele" il commento di Pietro Senaldi.

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Pietro Senaldi

Occupazioni pro-Palestina nelle università. Alfredo D’Attorre, deputato del PD si schiera dalla parte degli atenei che interrompono i contatti con le università israeliane. Dicendo che sia "del tutto legittimo" che "si interroghino" sulle "forme di collaborazione duale" (civile/militare), dove di cooperazione militare non c'è nulla.

Fortuna che l’onorevole Alfredo D’Attorre parla raramente; perché ogni volta che dichiara, produce la fastidiosa sensazione che delle sue esternazioni non si sentiva la mancanza. Ci sarà un motivo, del resto, se il parlamentare salernitano è il cocco di Roberto Speranza, che lo vuole al suo fianco nella tragica esperienza di Articolo 1. Oggi l’ardimentoso Alfredo, che è tornato nel Pd non perché ha cambiato idea lui ma solo in seguito alla vigorosa sterzata a sinistra del partito fu progressista, è responsabile dell’Università nella segreteria nazionale dem.
In tale veste, D’Attorre ha strizzato l’occhio, seppur con eleganza e in maniera sottile, all’antisemitismo strisciane nei nostri atenei. «Fermo restando che l’interruzione degli scambi scientifici e culturali rimane, in linea di principio, una strada da evitare, è del tutto legittimo che gli organi di governo delle università si interroghino rispetto a forme di collaborazione tecnologica duale - cioè sia civile sia militare - o che possano avere ricadute in ambito bellico».
Il parlamentare parla per tappare la bocca alla ministra dell’Università, la forzista Annamaria Bernini, invitandola espressamente a «non cedere a chi vorrebbe che assumesse una posizione di formale e esplicita censura dei rettori che hanno sospeso le collaborazioni con le università israeliane». Segue un’intemerata sull’autonomia degli atenei e l’accusa di follia nei confronti di chi ha accusato i consigli accademici che hanno interrotto le relazioni con le istituzioni dello Stato Ebraico, come quello della Normale di Pisa, di atteggiamento anti-sionista e, spingendosi nel sillogismo, di comportamenti nazistoidi.
D’Attorre rivela in un sol colpo l’ambiguità del suo partito in politica estera e la leggerezza indulgente con cui coccola il mondo universitario, sperando che diventi sempre più un bacino di voti dem. Dal punto di vista delle relazioni internazionali, il Pd deve chiarire una volta per tutte se ritiene Israele uno Stato amico, il baluardo della civiltà occidentale in Medio Oriente nonché una nazione che sta disperatamente lottando per la propria sopravvivenza, oppure, alla stregua di Hamas e del terrorismo islamico, se è convinto che esso non debba più esistere, vada spianato, dal fiume Giordano al mare, come da slogan dei Paesi canaglia.
Elly Schlein e compagni non possono cincischiare oltre in una vicenda così delicata alla vigilia del voto europeo. La simpatia più volte dimostrata nei riguardi delle manifestazioni a favore del popolo palestinese, che si trasformano inevitabilmente sempre in sfilate anti-semite, induce a pensare, senza bisogno di scomodare D’Attorre, che i dem non abbiano il coraggio di assumere una posizione in politica estera a favore dell’Occidente; oppure che non vogliano assumerla, perché nel loro Dna è ben radicato il seme dell’antisemitismo. Questo non significherebbe avallare tutte le operazioni dell’esercito israeliano a Gaza. Il presidente americano Biden le ha condannate con fermezza, ma nessuno dubita che lui e gli Stati Uniti sono amici di Israele.
Per quanto riguarda il mondo universitario, è evidente che per un Paese come l’Italia, che da sempre vende armi anche a regimi totalitari, la distinzione che D’Attorre fa, tra collaborazioni tra atenei con possibili applicazioni militari e collaborazioni culturali, è pelosa. Se vendiamo armi a chi non c’è mai stato amico, potremmo ben collaborare con chi amico nostro è sempre stato.
Ma l’ipocrisia non si ferma qui.
Quando parla di autonomia degli atenei, il cocco di Speranza finge di non sapere che, spesso, il rettorato rincorre gli studenti estremisti, si piega ai loro impulsi antisemiti. È successo già la settimana scorsa a Torino, peraltro una delle città italiane dove la comunità ebraica è più numerosa. Da sempre le università sono avanguardie politiche, luoghi di contestazione e, più raramente, perfino di progresso sociale e culturale.
È normale sia così mai i professori, e i politici, dovrebbero ascoltare gli studenti per guidarli, non per obbedirli.
Sono tempi caldi e difficili. La politica, anziché smorzare l’incendio, sembra appiccarlo, perché per l’opposizione tutto va bene pur di mettere in difficoltà il governo. Attenzione, la storia insegna. Dall’università di Trento, dove oggi il rettore, per inseguire le isterie del politicamente corretto, con sprezzo del ridicolo chiama “professoressa” anche i professori uomini, più di cinquant’anni fa, sono nate le Brigate Rosse, con Renato Curcio e Margherita Cagol.
La prima funzione di un ateneo dovrebbe essere aumentare il sapere, non fare politica; e le collaborazioni con le università israeliani, avanzatissime, vanno in questa direzione. A furia di inseguire la politica e le mode, anche pericolose, l’università si perde. Non a caso i deliri del politicamente corretto hanno fatto sì che quest’anno le iscrizioni ad Harvard diminuissero per la prima volta in un secolo. Questo capita a chi si fa dettare la linea dalle minoranze, siano queste gli studenti antisemiti, siano i parlamentari del Pd.
Nel caso di D’Attorre poi, parliamo della minoranza della minoranza.

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