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Libero Rassegna Stampa
02.04.2024 Pisa, il gioco delle tre carte
Commento di Fausto Carioti

Testata: Libero
Data: 02 aprile 2024
Pagina: 12
Autore: Fausto Carioti
Titolo: «La Normale si giustifica per la mozione anti-Israele, ma la toppa è peggio del buco»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/04/2024, a pag. 12 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “La Normale si giustifica per la mozione anti-Israele, ma la toppa è peggio del buco”


Fausto Carioti

Manifestazione pro-Pal alla Normale di Pisa. Su pressione dei collettivi, il prestigioso ateneo toscano ha rotto i rapporti con le università israeliane. Ora si giustifica, ma le motivazioni sono ridicole

L’università si fonda sul rigore scientifico e l’ultima cosa che un accademico dovrebbe fare è nascondersi nella «notte in cui tutte le vacche sono nere». Alla Scuola Normale Superiore di Pisa hanno deciso invece che la notte di Hegel è il posto migliore in cui cercare rifugio dopo la scellerata mozione approvata dal Senato accademico il 26 marzo, con cui è stato chiesto al ministero degli Esteri di «riconsiderare il “Bando Scientifico 2024”» per la cooperazione tra Italia e Israele.
Una mozione che è stata condannata pure dall’Associazione degli Amici della Normale, in cui si riuniscono gli enti e le imprese che sostengono, anche col libretto degli assegni, l’università toscana. È evidente, del resto, che la decisione della Normale, come quella analoga dell’università di Torino, è stata adottata sotto pressione e minaccia dei collettivi studenteschi di sinistra, soddisfatti per avere ottenuto ciò che avevano chiesto.
La strategia di contenimento del danno è stata affidata al direttore della Normale, il matematico Luigi Ambrosio. Il quale ieri ha detto che lo scopo di quella mozione non è il boicottaggio di Israele, ma «promuovere una riflessione (...) in merito al rischio di cosiddetto “dual use” – civile ma potenzialmente anche militare – di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche». Ed è proprio perché c’è questo pericolo di doppio uso, spiega, che lui e gli altri docenti hanno chiesto alla Farnesina «di riconsiderare attentamente i bandi di cooperazione con tutti gli Stati esteri che coprono non solo l’area strettamente scientifica, ma anche quella industriale e tecnologica, a partire da quello emesso nei mesi scorsi nell’ambito degli accordi Italia-Israele».
Alla Normale, insomma, sanno benissimo che quello che vogliono far cancellare («riconsiderare» una decisione già presa significa cancellarla, nemmeno hanno il coraggio di parlar chiaro) è un bando per soli scopi civili.
Come sa chiunque lo abbia letto. Gli argomenti di ricerca elencati in quel documento sono «Tecnologie per la salute del terreno (ad esempio nuovi fertilizzanti, impianti nel terreno, microbioma del suolo etc.); Tecnologie per l’acqua (trattamento dell’acqua potabile, trattamento delle acque industriali e reflue e dissalazione dell’acqua); Ottiche di precisione, elettronica e tecnologie quantistiche per rivelatori di generazione di frontiera, come i rivelatori di onde gravitazionali». In parole povere, tecnologie perla collettività e per misurare le infinitesimali distorsioni dello spaziotempo previste da Albert Einstein. Studi in cui Israele è all’avanguardia nel mondo e che nulla hanno a che vedere col militare.

L’INGANNO EPISTEMOLOGICO

Chiedere di non cooperare con Israele in questi settori significa aderire alla campagna di boicottaggio promossa dalla parte peggiore della sinistra occidentale. Ed è per sottrarsi a questa accusa che alla Normale provano a nascondersi nel buio hegeliano, a costruire comode asserzioni impossibili da falsificare e dunque - Karl Popper docet - non scientifiche, come quella richiesta di impedire ogni uso della ricerca che sia «civile ma potenzialmente anche militare». Chi garantisce che quelle ottiche di precisione per osservare le onde gravitazionali non siano «potenzialmente» usate un giorno per costruire sistemi di puntamento militare più precisi?
Ma è un inganno epistemologico, la versione accademica del gioco delle tre carte. Una volta che una tecnologia esiste, i suoi utilizzi sono imprevedibili, «potenzialmente» infiniti. La metallurgia cui dobbiamo il bisturi che asporta i tumori è la stessa che ci ha dato i coltelli da sgozzamento e i cannoni, e non per questo malediciamo la metallurgia. La scienza missilistica con cui il maggiore delle SS Wernher von Braun aveva disegnato i razzi V2 lanciati su Londra è la stessa che poi ha portato l’uomo sulla Luna e con cui ora si mettono in orbita i satelliti per le telecomunicazioni.
I primi a sapere che la ricerca funziona così, e non può funzionare in altro modo, sono gli scienziati, anche se a Torino e a Pisa mischiano le tre carte e fingono di non saperlo. È la stessa ipocrisia cui è ricorso il Consiglio nazionale delle ricerche presieduto dalla pisana Maria Chiara Carrozza, ex parlamentare del Pd e ministro del governo Letta. Nessun boicottaggio delle istituzioni scientifiche israeliane, si legge nella delibera adottata il 28 marzo dal consiglio di amministrazione del Cnr.
Però si prende l’impegno «a garantire che, nel presentare proposte di ricerca in risposta al bando bilaterale con Israele, siano escluse ricerche in ambiti duali o militari».
Ma chi decide quale tecnologia civile di oggi può essere una tecnologia militare di domani? E con quale sfera di cristallo? Se il criterio è che una lente per osservare le vibrazioni delle stelle può diventare il mirino di un cecchino, ogni arbitrio è permesso.

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