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Libero Rassegna Stampa
14.03.2024 Le bugie di Hamas sulle vittime palestinesi: ma Tv e media ci cascano ancora
Analisi di Claudia Osmetti

Testata: Libero
Data: 14 marzo 2024
Pagina: 12
Autore: Claudia Osmetti
Titolo: «Hamas ha detto bugie sulle vittime palestinesi»

Riprendiamo da LIBERO del 14/03/2024, a pag. 12, con il titolo "Hamas ha detto bugie sulle vittime palestinesi" l'analisi di Claudia Osmetti. 

Claudia Osmetti
Claudia Osmetti

Una delle tante foto di una sepoltura di vittime a Gaza rilanciate dai media assieme a cifre stratosferiche sul numero di vittime civili. Ma sono credibili, queste stime? No, lo dimostra il professore Abraham Wyner, che ha analizzato le statistiche fasulle dei palestinesi. E sono proprio i giornalisti a continuare con questa incredibile diffusione di disinformazione di Hamas. 

Vedi il video di Informazione Corretta sull'analisi di Abraham Wyner:
https://www.informazionecorretta.com

Qui c’è qualcuno che dà i numeri. In senso proprio è il “ministero della Sanità di Gaza”, che da mesi snocciola dati e percentuali sulle vittime del conflitto in Medioriente, ma in senso figurato è Hamas (anche se alla fine è la stessa cosa visto che niente, nella Striscia, nemmeno un “ministero”, può aprir bocca senza il suo consenso), che invece su quelle stesse cifre gioca la sua principale partita: nel campo della propaganda, però. È che non ne torna uno, di questi computi. E non torna a livello statistico, matematico.
Non fa che ripeterlo, Israele, che la campagna di (dis)informazione palestinese è una cosa e la realtà un’altra. Eppure, da settimane, mezzo mondo, quantomeno quello occidentale, scende in piazza e chiede il cessate il fuoco (a Gerusalemme e basta) perché «non si possono avere altri 30mila morti»: il virgolettato è recentissimo e appartiene al presidente americano Joe Biden. Fanno impressione, 30mila morti, oramai già saliti a quasi 31mila, la stragrande maggioranza dei quali (il 70%) tra le donne e i bambini. Ma è un dato realistico?

RESOCONTI CASUALI

Se l’è chiesto, al netto di preconcetti, Abraham Wyner, che per prima cosa è un professore di Statistica e Scienza dei dati alla Wharton school dell’università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, e poi è uno preciso. Che coi numerici lavora, li studia, li analizza. E ha scoperto, Wyner, che nella migliore delle ipotesi i dispacci del “ministero della Sanità di Gaza” trattino Hamas sono grossolani e imprecisi, ma nello scenario peggiore sono una presa per i fondelli.
Chiariamoci: che la popolazione di Gaza sia allo stremo, che i bombardamenti israeliani e le operazioni di terra partite da Erez abbiano macinato migliaia di vittime come risposta al massacro dei kibbutz, che il fuoco nemico (ma anche quello amico, dopo ci arriviamo) si sia abbattuto sui civili di Jabalia e dintorni, non ci piove.
Ciò non toglie, tuttavia, che i “report” ufficiali di Hamas risultino sospetti.
Wyner ha passato al setaccio i numeri dei morti palestinesi pubblicati tra il 26 ottobre e il 10 novembre del 2023 e di indizi, sul fatto che siano stati gonfiati, ne ha scovati come minimo tre. Primo: per quei sedici giorni i decessi registrati sono cresciuti in maniera progressiva, pure un po’ troppo, con un incremento medio di 270 al dì.
Non avviene, in genere, in una guerra perché «dovrebbero esserci giorni con il doppio o più della media e altri con la metà o meno» (scrive Wyner): ma è facilmente intuibile, gli scontri bellici non sono una partita alla Playstation che, raggiunto lo “score” si passa a un livello successivo e arrivederci, i fattori che influiscono sono di più.
Secondo: «Allo stesso modo dovremmo vedere una variazione nel numero delle vittime infantili che segue quella del numero delle vittime femminili» (perché dipende dal numero degli edifici residenziali colpiti che, appunto, varia quotidianamente), ma a Gaza non c’è. «Si tratta di un fatto statistico fondamentale di variabilità casuale», continua Wyner, esiste persino una formula per calcolarlo (R al quadrato che «se i numeri fossero reali ci si aspetterebbe fosse vicino a 1, invece è di 0,017»).
Terzo (e tre indizi fanno una prova): una correlazione simile vale per l’incidenza tra il numero delle donne morte sul totale degli uomini. «Gli alti e bassi dei bombardamenti e degli attacchi da parte di Israele dovrebbero far sì che i due conteggi giornalieri si muovano insieme». Ma guarda un po’, di nuovo, così non è. Sette vittime su dieci sono donne e bambini, solo tre appartengono alla popolazione maschile: la sproporzione è un filino troppo evidente. (inoltre, il 29 ottobre, ben 26 uomini sarebbero “resuscitati”, il che si potrebbe spiegare con un semplice errore di segnalazione se non fosse che, per tre giorni su sedici di quelli presi in esame, il conteggio degli uomini morti resta zero, cosa che non fa quello delle donne). Senza contare che, il 15 febbraio, Hamas ha ammesso di aver perso 6mila combattenti, cioè il 20% del totale dei decessi: va inteso che tutti gli uomini della Striscia sono da ritenersi miliziani jihadisti?

FUOCO AMICO

In tutto questo (e ci siamo arrivati) non ci sono solo i morti a seguito degli attacchi di Israele, ma anche quelli causati da esplosioni accidentali, da razzi mal diretti o che han fatto cilecca (il disastro all’ospedale al-Shifa di Gaza per cui, a proposito di “bollettini di Hamas”, molti commentatori occidentali, italiani compresi, ancora non han chiesto scusa per la cantonata che han preso, è il caso più eclatante) e che, però, le autorità palestinesi della Striscia mettono nel calderone alla stregua delle altre vittime della guerra. Ché tanto l’importante è gridare al “genocidio” e scatenare chi, qui da noi, non fa che sgolarsi con berci come “Israele assassino”.
Lo Stato ebraico, da par suo, stima di aver ucciso 12mila affiliati ad Hamas. Sulla base delle sue analisi (sicuramente più accurate) «il rapporto tra vittime civili e combattenti sarebbe notevolmente più basso», chiosa Wyner, «al massimo 1,4 a 1, se non addirittura 1 a 1». Non si riduce la guerra a una lezione di algebra, è vero: però accertare la veridicità delle notizie, specie quando a darle sono i tagliagole del 7 ottobre e lo fanno arbitrariamente, o quando si riempiono i cortei ripetendo a pappagallo slogan sconnessi dalla realtà, è altrettanto utile.

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