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Libero Rassegna Stampa
31.03.2022 Uzi Rubin: 'Le spese militari decisive anche per il settore civile'
Intervista di Daniel Mosseri

Testata: Libero
Data: 31 marzo 2022
Pagina: 13
Autore: Daniel Mosseri
Titolo: «'Le spese militari fruttano anche ai civili'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/03/2022, a pag. 13, con il titolo 'Le spese militari fruttano anche ai civili' l'intervista di Daniel Mosseri.

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Daniel Mosseri

Israeli Defence Expert, Uzi Rubin at the Forum on
Uzi Rubin

Giuseppe Conte non ci sta e si mette di traverso all'aumento delle spese militari. Anche la Lega ha messo i propri distinguo nero su bianco. L'idea trasversale ai partiti che si oppongono al progetto del presidente del Consiglio Mario Draghi per rivitalizzare la Difesa nazionale è che quei soldi potrebbero essere spesi meglio. E poco importa che il governo tedesco di Olaf Scholz abbia staccato un assegno da 100 miliardi alla Bundeswehr all'inizio del conflitto russo-ucraino. Quando fa comodo, i partiti italiani mettono da parte il loro tradizionale provincialismo e seguono la propria rotta: i soldi alla Difesa sono soldi spesi male. Eppure non tutti la pensano così. «La nostra esperienza ci insegna che creare un sistema della Difesa forte ha tradizionalmente ricadute molto positive anche per la società civile». Così parla a Libero Uzi Rubin raggiunto telefonicamente in Israele. Rubin non è un giovane scapestrato, una testa calda che subisce il fascino della divisa e dell'alta tecnologia applicata alla guerra. Nato nel 1937, Rubin è un posato ingegnere aerospaziale che sa bene di cosa parla: nel suo paese è considerato uno dei principali analisti dei sistemi missilistici del Medio Oriente. Fra il 1991 e il 1999 è stato a capo della Missile Defense Organization presso il ministero della Difesa di Gerusalemme e ha supervisionato lo sviluppo del sistema di difesa antimissile israeliano Arrow. Oggi, riprende Rubin, «tutto è alta tecnologia nel settore militare: le stesse razioni di cibo distribuite agli effettivi durante un conflitto sono confezionate seguendo protocolli per la conservazione degli alimenti sviluppati dagli scienziati dell'industria agroalimentare».

E gli standard sono alti? «Non può essere altrimenti: tutto quello che attiene alla sfera militare deve essere sempre tecnologicamente all'avanguardia».

Come si ottengono risultati "all'avanguardia"? Si parte sempre dalla Difesa? «No, ma servono più risorse», risponde il papà della difesa aerea d'Israele e già visiting scholar al Centro per la sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti di Stanford. «Serve far crescere le risorse umane puntando sull'educazione scientifica e tecnologica: è necessario orientare il sistema educativo per aiutare a formare una generazione di giovani orientati al ragionamento logico».

Può fare degli esempi? «Certo: anche l'industria militare è molto interessata alla scuola. Gli iraniani, per esempio, stanno investendo intenzionalmente nel settore: stanno incoraggiando l'istruzione ad alta tecnologia e offrendo un'occupazione ai migliori studenti le cui ricerche possono essere utili all'industria militare».

E qua il cerchio si chiude? «No, perché poi gli avanzamenti tecnologici in campo militare hanno riflessi oppure si allargano agli altri settori economici: questo succede quando i giovani laureati dell'industria militare passano poi nell'industria civile, trasferendo in questo settore le loro competenza hi-tech. Io ho fatto l'esempio dell'Iran ma questo trasferimento di competenze dal militare al civile è comune a tutti i Paesi che investono nella Difesa: alla fine si incoraggia il progresso economico».

Il processo è univoco? «Oggi l'alta tecnologia nel settore civile ha raggiunto punte tali che anch'essa si riflette e si irraggia verso il militare: lo vediamo molto negli Stati Uniti dove la tecnologia spesso parte da Silicon Valley per arrivare solo dopo al Pentagono, a cominciare dalla tecnologia per le comunicazioni: insomma è una strada a due sensi di marcia».

Questa è una novità dei tempi moderni? «Non necessariamente: nel periodo fra le due Guerre mondiali la tecnologia della Leclerc era stata sviluppata per l'aviazione civile. Ma in quel settore c'erano molti soldi ed esisteva una sana concorrenza tra le aziende per sviluppare aerei passeggeri più avanzati. E quegli aerei passeggeri sono poi diventati i bombardieri della Seconda guerra mondiale».

In Israele la coscrizione obbligatoria vale per ragazzi e ragazze che spesso studiano durante gli anni della naja: crede che questa contaminazione possa funzionare anche in Europa? «Sì anche se forse in maniera più limitata come succede per esempi negli Stati Uniti: quello che osserviamo da noi è che i giovani che sono insieme sotto le armi rimangono in contatto anche dopo il servizio militare: fanno rete e spesso mettono in comune le proprie competenze per lanciare insieme delle nuove startup».

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