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Libero Rassegna Stampa
25.03.2021 Islam in Europa (e a Milano)
Commento di Mauro Zanon, cronaca di Enrico Paoli

Testata: Libero
Data: 25 marzo 2021
Pagina: 11
Autore: Mauro Zanon - Enrico Paoli
Titolo: «Il cuore dell'Europa si inchina ad Allah - Sala chiude un occhio sulle moschee. L'ultima ispezione è di quattro anni fa»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/03/2021 a pag.11, con il titolo 'Il cuore dell'Europa si inchina ad Allah', il commento di Mauro Zanon; dal dorso milanese del quotidiano, a pag. 25, la cronaca di Enrico Paoli dal titolo "Sala chiude un occhio sulle moschee. L'ultima ispezione è di quattro anni fa".

Ecco gli articoli:

Mauro Zanon: "Il cuore dell'Europa si inchina ad Allah"

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Mauro Zanon

Islam and the Future of Europe - Tingis Magazine

Da capitale d'Europa a capitale dell'islamismo europeo è un attimo. Strasburgo, città sede del Parlamento europeo e della Corte europea dei diritti dell'uomo, si appresta ad accogliere all'orizzonte 2025 la più grande moschea del continente, e soprattutto a finanziarla con soldi pubblici, per volere della sindaca ecologista Jeanne Barseghian. Lunedì, al termine di un dibattito molto aspro, il consiglio comunale ha votato infatti lo sblocco di una sovvenzione pari a 2,5 milioni di euro in favore della costruzione della moschea Eyyub Sultan, nel quartiere della Meinau, dove c'è il più alto concentrato di turchi di Strasburgo. Il cantiere, portato avanti dall'organizzazione islamista Milli Görüs, vicina al presidente turco Erdogan e con molti tentacoli in Francia, è gigantesco: 32 milioni di euro in totale, 25,6 dei quali serviranno per la costruzione della moschea, che sarà dotata di due minareti alti 36 metri. Il complesso, secondo quanto riportato da Le Monde, comprenderà anche un centro di ricerca, un museo, un piccolo centro commerciale e un ristorante.

ISLAM POLITICO «Il comune di Strasburgo finanzia una moschea sostenuta da una federazione che ha rifiutato di firmare la carta dei principi dell'islam di Francia e difende un islam politico. Finalmente tutti aprono gli occhi e non vediamo l'ora che la legge sul separatismo sia votata e promulgata», ha twittato il ministro dell'Interno Gérald Dannanin, promotore della suddetta legge contro le derive dell'islam. Sia Milli Görüs, sia l'altra federazione turca che segue il progetto della maxi-moschea, il Comité de coordination des musulmans turcs de France, non hanno firmato la carta dei principi dell'islam di Francia concordata a gennaio dall'esecutivo con il Consiglio francese del culto musulmano. E ieri, Eyup Sahin, responsabile locale di Milli Görüs, ha ribadito in diretta tv che non hanno alcuna intenzione di farlo, dando dell'«ignorante» al ministro Darmanin per aver denunciato «l'ingerenza nazionalista» della Turchia «I soldi vengono dai nostri fedeli a Strasburgo e da diverse moschee legate a Milli Görüs a livello europeo», ha detto Sahin, rimanendo molto vago e negando finanziamenti diretti da parte di Erdogan. Di certo, per ora, c'è soltanto il contributo da parte del comune gestito dai verdi che, approfittando della particolare legislazione dell'Alsazia-Mosella (qui i culti possono ottenere sovvenzioni pubbliche fino al 10% del costo totale del cantiere), hanno deciso di far contenti alcuni loro amici islamici. «Eelv (il partito ecologista, ndr), sotto la maschera dei valori umani, flirta in maniera sempre più pericolosa con le tesi dell'islamismo», ha attaccato ieri Marlène Schiappa, ministra delegata alla Cittadinanza. Robert Schuman, alsaziano, immaginò e pensò il progetto di un'Unione europea meditando fra le vetrate della cattedrale di Strasburgo. Nella Biblioteca nazionale e universitaria è conservato uno dei primi esemplari della Bibbia di Gutenberg, del 1455. Ma oggi la città alsaziana sta prendendo un'altra direzione. Seganta dal radicalismo islamista. L' 11 dicembre 2018 Cherif Chekatt, lupo solitario dell'Isis, spara a caso tra la folla dei mercatini di Natale e uccide cinque passanti fra cui il giornalista italiano Antonio Megalizzi, 29 anni. L'anno successivo, L'Express definiva Strasburgo «la capitale francese dell'islam turco». Ora sta anche per diventare l'epicentro europeo del peggior islamismo, che non vede l'ora di sottomettere l'Occidente alle leggi di Allah.

Enrico Paoli: "Sala chiude un occhio sulle moschee. L'ultima ispezione è di quattro anni fa"

Moschee: De Corato
Un fotomontaggio: una moschea al posto del Duomo a Milano

D'accordo, non ci aspettavamo controlli rigidi e sistematici, nonostante la zona rossa e le norme anti contagio. Troppa grazia, nel Paese del bengodi per gli immigrati. Ma nemmeno una disattenzione totale, al limite della distrazione voluta, in grado di alimentare quel sottobosco di connivenze pericolose che orbita attorno alle moschee e ai centri di culto islamici, dove gli assembramenti, proibiti ai comuni mortali, vengono concessi ai musulmani. Scoprire, come ha fatto il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Riccardo De Corato, nonché assessore regionale alla Sicurezza, che dal 2017 ad oggi i controlli effettuati nei centri di culto sono stati solo sei, inquieta e non poco. Perché ciò dimostra come, a Milano, vi siano zone grige, dove le legalità resta una variabile indipendente. Un po' come avviene con i centri sociali, liberi di occupare immobili di proprietà pubblica, e di rioccuparli appena vengono sgomberati. Altre zone franche dove i controlli non esistono, compresi quelli legati alla pandemia Eppure Milano avrebbe bisogno dell'esatto contrario. «All'inizio di febbraio ho presentato un'interrogazione con la quale chiedevo al Comune quanti controlli fossero stati effettuati sui luoghi di culto islamici presenti in città», spiega De Corato, «la risposta che mi è stata fornita è quanto meno sconcertante, considerato che gli ultimi controlli delle polizia locale risalgono al 2017, e che, dopo l'approvazione del Piano delle attrezzature religiose, non risulta essere stato fatto alcun controllo». Dunque quasi quattro anni senza verifiche, senza accertamenti, senza un riscontro di quanto dichiarato dai responsabili.

POCHI REGOLARI Eppure in città, come ricorda l'esponente di Fdl, le moschee sono ben 15 e che, tra queste, «sono solo quattro quelle sanate con il "Par'' e 6 quelle controllate». Nel dettaglio ci sono stati controlli in viale Jenner 50 (Istituto Culturale Islamico Onlus); Via Padova 144 (Casa della Cultura Islamica Onlus); Via Giacomo Carissimi 19 (Associazione Culturale Al Nur Italia); Via Stadera 18 (Centro Islamico Dar al Quran); Via Privata Giovanni Zambelli 15 (Shahjalal Jame Mosjid); Via Sibari 11 (Bangladesh Islamic Centre - Culturale Centro Islamico). A tutt'oggi non è dato sapere quali siano stati gli esiti dei controlli di cui sopra», afferma il consigliere comunale, «per cui in pratica tali strutture sono a tutti gli effetti ancora da considerarsi abusive e che su tutte le altre regna addirittura il nulla più assoluto». Come nel caso di Ditib Moschea (Via Vincenzo Toffetti 27); Mosque Muslim (Viale Marche 40); Coreis, Comunità Religiosa Islamica Italiana (Via Giuseppe Meda 9); Corvetto Mosque (Via Privata Passo Pordoi 5); Mosque (Via Sabatino Lopez - Quarto Oggiaro/Bovisasca); Associazione culturale della fratellanza Gratosoglio (Via Costantino Baroni - Gratosoglio). Nella risposta all'interrogazione il comandante della polizia locale, Marco Ciacci, sottolinea come gli interventi di controllo «vengono effettuati non in seguito alle segnalazioni dei cittadini, come sarebbe logico immaginarsi, ma dietro specifica richiesta dello sportello Unico per L'Edilizia competente in materia». Nell'interrogazione De Corato chiede anche quante denunce siano state fatte. «Visto che di questo non viene fatto alcun cenno devo presumere che non ne sia stata fatta alcuna». Il che è ancor più preoccupante. Le costanti segnalazioni di assembramenti davanti ai luoghi di culto, le proteste dei cittadini raccolte dai gruppi d'opposizione di Palazzo Marino, sono li a dimostrare che il tema è tutt'altro che secondario. Le multe elevate nei confronti degli esercenti pescati a violare le regole della zona rossa sono li a dimostrare che i controlli non sono uguali per tutti. L'assessore all'urbanistica Pierfrancesco Maran, rispondendo sempre a De Corato, ha aggiunto che 6 luoghi di culto avevano presentato la domanda per essere inseriti nel Par ma questa è stata negata. Gli altri 7 non hanno presentato nessuna istanza. «Mettendo insieme le due risposte si può desumere che non esista nessuna volontà politica di perseguire gli abusi di destinazione d'uso», afferma l'esponente di FdI, «nemmeno dopo la realizzazione del Par. Il Comune sa, ma non fa i controlli, questa latitanza potrebbe essere interpretata come omesso controllo».

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