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Libero Rassegna Stampa
03.02.2021 Svezia: corsi di base per fare conoscere ai migranti la civiltà europea
Commento di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 03 febbraio 2021
Pagina: 11
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «I migranti in Svezia devono fare corsi di civiltà»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/02/2021, a pag.11 con il titolo "I migranti in Svezia devono fare corsi di civiltà", il commento di Andrea Morigi.

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Andrea Morigi

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Tra socialdemocratici ci s'intende e Copenaghen ha fatto scuola con l'obiettivo, dichiarato dalla premier danese Mette Frederiksen di arrivare a zero richieste di asilo. A Stoccolma l'hanno seguita, magari un po' controvoglia, ma considerando che dall'opposizione gli Sverige Demokratema di Jimmie Akesson stanno erodendo consensi al governo, il ministro della Giustizia e delle Migrazioni, Morgan Johansson, ha preso una decisione: d'ora in poi i migranti dovranno seguire un corso di educazione civica, durante il quale saranno resi edotti sulle leggi e i costumi scandinavi: tolleranza zero per delitti d'onore, poligamia, mutilazioni genitali femminili, violenze in famiglia e matrimoni forzati. Per non rischiare di essere confuso con sovranisti o populisti, Johansson promette anche di mettere fuori legge i movimenti razzisti o nazisti, ma la sua proposta per «rafforzare lo status di cittadinanza e promuovere una società più inclusiva» non è passata inosservata alla rivista Forbes, che la giudica uno stratagemma per rendere più arduo il percorso per diventare svedesi, anche perché i corsi non sarebbero gratuiti e parteciparvi costerebbe circa 300 euro, mentre per la domanda di naturalizzazione se ne spenderebbero altri 150. Del resto, se dieci anni fa era stata concessa la nazionalità svedese a 29.318, nel 2019 erano più che raddoppiate a 64.206. Sembrano cifre irrisorie, ma in percentuale, su una popolazione di dieci milioni di abitanti, incidono parecchio. E attualmente per diventare svedesi non viene chiesto nulla se non aver vissuto in Svezia per cinque anni, oppure tre per i conviventi di un autoctono.

Jimmie Akesson, the architect of Sweden's rising far-right | The Times of  Israel
Jimmie Akesson

STUDI SOCIALI Così, oltre a un test orale e scritto della lingua dei vichinghi, coloro che aspirano al passaporto del Regno dovranno sostenere nell'idioma locale anche un esamino in studi sociali. E si sa da quasi un secolo come va da quelle parti, dove impera il politicamente corretto: chi condivide l'ideologia gender, l'eugenetica, la secolarizzazione, ma anche l'assenza del diritto all'obiezione di coscienza sull'aborto, viene accettato come un ingranaggio ben oliato della società multiculturale. Altrimenti, viene respinto dal sistema del nuovo totalitarismo soft, come ebbe a definirlo già nel 1971 lo scrittore inglese Roland Huntford. Stavolta, però, la resistenza all'integrazione è pervicace, soprattutto fra i musulmani che nei loro quartieri ghetto di Malmö, ma anche nella capitale Stoccolma e nei principali centri della nazione hanno creato società tribali all'interno delle quali ci si regola preferibilmente attraverso la legge coranica. Se in più, in quel microcosmo etnico-religioso, si tenta anche d'imporre il matrimonio omosessuale come minimo comun denominatore della convivenza civile, l'unico risultato che ci si può attendere è uno sdegnoso rifiuto, seguito da un rapido ritorno alle proprie radici. Già in Olanda, infatti, la proposta della modernità non ha funzionato: i supporti didattici prevedevano la visione di donne in topless sulle spiagge del Mare del Nord. Le signore affezionate al velo islamico ne rimanevano choccate e i loro mariti ne traevano motivi ulteriori per rinchiudere le mogli in casa e andare poi con gli amici nelle località balneari a bearsi fin dove possibile della libertà sessuale delle bellezze locali.

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