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Libero Rassegna Stampa
22.09.2020 Marc Chagall a Rovigo: quando l'URSS mangiava anche i pittori
Commento di Caterina Maniaci

Testata: Libero
Data: 22 settembre 2020
Pagina: 26
Autore: Caterina Maniaci
Titolo: «I comunisti mangiavano anche i pittori»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/09/2020, a pag. 26, con il titolo "I comunisti mangiavano anche i pittori", il commento di Caterina Maniaci.

Chagall e la sua Russia a Rovigo: una mostra da scoprire, anche sui social!  | BAM! Strategie Culturali

«SI, ne sono convinto, alla fine anche la mia Russia mi amerà»: ha solo trentaquattro anni, Marc Chagall, quando scrive queste parole, ma si sente carico di esperienze, di dolori, al punto di pubblicare a Berlino, nel 1921, la sua autobiografia illustrata, con il titolo francese di Ma Vie, all'inizio dell'esilio, consapevole che la sua separazione dalla Russia sarebbe stata definitiva, la fuga dalla patria, un destino da esule, tormentato dalla nostalgia della "casa" perduta. Condizione che avrebbe reso unica la sua pittura. Chagall si era trasformato in un esule sfuggito per un soffio alla mannaia rivoluzionaria della nascente repubblica sovietica. A Palazzo Roverella, a Rovigo, si è appena aperta una mostra significativamente intitolata Anche la mia Russia mi amerà, dedicata appunto a Chagall, che resterà aperta fino al 17 gennaio prossimo. Non si tratta solo di una sia pure interessante ed emozionante rassegna di capolavori del grande artista, ma è anche, sottotraccia, il racconto della tragica parabola per cui la rivoluzione comunista, e in fondo ogni rivoluzione storica, si trasforma in tradimento e persecuzione, a cominciare proprio da coloro che in quella rivoluzione avevano creduto per primi. Artisti e intellettuali annientati dal regime che avevano esaltato: quasi tutti i protagonisti della grande ribalta artistica russa, alimentata proprio dal processo di distruzione dell'impero russo, uscirono di scena, alcuni tragicamente. Chagall, Vasilij Kandinskij e Natalia Goncharova scelsero la strada dell'emigrazione. Sergej Esenin e Majakovsldj si suicidarono, il primo nel 1925, il secondo nel 1930. Malevic fu arrestato nel 1930 e morì nel 1935. Izaak Babel sopravvisse penosamente fino al 1940. Mejerchol'd fu torturato, processato e ucciso nello stesso anno. Quelli che sfuggirono alla morte dovettero adattare il loro stile ai canoni imposti dal regime.

TRAGEDIE A COLORI Nei colori di Chagall le tragedie vissute si trasformano in poesia, in fiaba e visione. Le opere esposte a Rovigo, circa 70: dipinti su tela e carta, due serie di incisioni e acqueforti, 20 tavole autobiografiche - Ma Vie - e Le anime morte di Gogol. Tutta la cultura russa, quella artistico-letteraria e quella popolare, influenza profondamente l'arte di Chagall ed è il tema scelto dalla curatrice Claudia Zevi per la mostra di Rovigo. E questo traspare attraverso le figure simboliche: animali, case e villaggi, sempre presenti nei dipinti realizzati negli anni trascorsi a Parigi, in America e nel sud della Francia. Questa iconografia, cifra inconfondibile, è un retaggio della tradizione popolare russa, profondamente intessuta di religiosità: icone, contadini e preti, capre e vacche che popolavano i villa russi del tempo, le fiabe che si raccontavano nelle isbe e nelle fattorie, nei cortili dei monasteri. Un universo che intreccia mirabilmente radici del mondo ebraico e cristiano ortodosso. Chagall, lui, innovatore e protagonista delle avanguardie più brillanti, deve "guardare indietro", per creare un'arte nuova. Indaga il legame intimo e quotidiano con la religiosità, qualcosa che sovverte il suo passato di "rivoluziona rio", vissuto proprio in quel capitolo cruciale della storia, fra il 1891 e il 1924. Quello in cui nascono gli straordinari movimenti di avanguardia che fioriscono in Russia e la rendono una fucina di innovazioni e sperimentazioni in tutte le arti.

OTTOBRE ROSSO Scrittori e artisti si ritengono ovviamente rivoluzionari, accolgono l'Ottobre rosso con grande entusiasmo, divenendo i corifei del potere bolscevico. Marc Chagall viene nominato commissario per le Arti a Vitebsk. Kandinskij collabora con il governo per la riforma dell'insegnamento artistico nelle scuole del nuovo regime. L'idillio tra le avanguardie russe e il regime sovietico dura fino alla seconda metà degli anni Venti. Allora si mostra il vero volto del regime, la cappa del realismo sovietico e della follia di Stalin. Quasi tutti i protagonisti della grande rivoluzione artistica del ventennio precedente escono di scena, alcuni tragicamente. In fondo, hanno scontato anche un grave errore di fondo. Nel 1917, quando i bolscevichi prendono il potere, gli intellettuali e gli artisti delle avanguardie sono appunto convinti di essere rivoluzionari. Invece, come ha scritto Sergio Romano, erano «il raffinato prodotto del grande sviluppo economico della Russia (...) e della nuova borghesia che ne era protagonista. Odiavano i borghesi che avevano comprato le loro opere e incoraggiato le loro energie creative. Amavano la rivoluzione che li avrebbe uccisi, cacciati dal loro Paese o, nella migliore delle ipotesi, zittiti». Un errore fatale, ma che, almeno dal punto di vista artistico, fece al mondo il dono della pittura di Chagall.

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