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Libero Rassegna Stampa
30.05.2020 Minneapolis: se Obama non è stato considerato responsabile, perché Trump viene considerato tale?
Commento di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 30 maggio 2020
Pagina: 1
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Sotto Obama più botte che con Trump al potere»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/05/2020, a pag. 1, con il titolo "Sotto Obama più botte che con Trump al potere", il commento di Carlo Nicolato.

Se Obama non è stato considerato responsabile, perché Trump viene considerato tale? Due pesi e due misure, come la casistica riportata da Nicolato chiarisce.

Ecco l'articolo:

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Carlo Nicolato

Il tavolo per l'ennesima scorpacciata antitrumpista ad minchiam era stato apparecchiato solo qualche ora prima dal candidato democratico Joe Biden, il quale tenendo fede alla sua antica nomea di gaffeur aveva dichiarato che se un nero vota Trump «non è un vero nero». Biden ha chiesto poi scusa ma la frittata ormai era fatta l'idea è quella scontata di mettere i neri contro Trump per accaparrarsene il voto. Poi sono arrivati i fatti di Minneapolis. Ovviamente non c'è alcuna attinenza, nessuna consequenzialità logica che una persona di buon senso possa scovare tra l'omicidio di un ragazzo nero da parte di un agente di polizia e la politica di Trump, ma ci stanno provando. E il fatto che poi il presidente abbia definito «delinquenti» coloro che per protesta stanno mettendo a ferro e fuoco la maggiore città del Minnesota e abbia di conseguenza inviato la Guardia Nazionale è solo il minimo che un capo di Stato con ancora un minimo di neuroni in testa possa fare. Nel 2015 Barack Obama parlando del gruppo di facinorosi che per protesta assalirono e diedero alle fiamme un supermercato a Baltimora usò la stessa parola utilizzata da Trump, «thugs», ovvero «criminali» con un'accezione vagamente razzista. Obama sostenne poi di averla utilizzata in quanto chi assalta un negozio non può che essere appunto chiamato «criminale», e lo è doppiamente se tale azione oscura le ragioni della protesta, ovvero anche in quel caso l'omicidio di un nero da parte di un agente di polizia. Si chiamava Freddie Gray, aveva 25 anni ed era morto a seguito delle lesioni riportate durante l'arresto. Presidente era appunto Barack Obama e nessuno si sognò di associare in qualche modo il suo operato politico all'omicidio, l'ennesimo. Eppure si potrebbero snocciolare come i grani di un rosario i nomi dei neri uccisi senza motivo dalla polizia durante il suo secondo mandato. Basti ricordare i più conosciuti, da Michael Brown, 18 anni, crivellato di colpi nel 2014 a Ferguson nel Missouri, a Philando Castile, freddato nel 2016 a Falcon Heights sempre nel Minnesota mentre portava le mani al portafoglio per prendere i documenti che l'agente gli aveva chiesto. Solo due giorni prima di Philando era stata la volta di Alton Sterling, a Baton Rouge, Louisiana. E poi Eric Garner, Tamir Rice, Freddie Gray, John Crawford, Tony Robinson, Walter Scott, Jerame Reid, Sandra Bland...

IL CECCHINO L'apoteosi si raggiunse a Dallas nel luglio del 2016 quando, dopo l'uccisione di due neri, durante la manifestazione di protesta che ne è seguita si scatenò la caccia all'uomo bianco e 5 poliziotti furono uccisi da un cecchino di colore, Micah Xavier Johnson, poi a sua volta fatto saltare con una bomba robot. Scene che riportavano l'orologio del tempo indietro fino agli anni '60. Fu il più grande fallimento del primo presidente di colore della storia americana che in quanto tale aveva promesso che con lui la questione razziale sarebbe stato solo un brutto ricordo. Il fatto di essere nero e democratico comunque lo preservò dall'accusa di razzismo che adesso invece stanno strumentalmente utilizzando contro Trump. Il post del presidente in carica in cui si dice appunto che «questi thugs disonorano il ricordo di George Floyd» e che i militari saranno autorizzati a sparare di fronte a deliberati saccheggi è stato subito ripreso da Twitter con uno dei suoi "warning" stavolta in relazione a una supposta «glorificazione della violenza». Mentre in un editoriale la Cnn sostiene che quel tweet e l'uso dell'epiteto "thugs" rivela la "bussola morale" violenta e razzista di Donald Trump.

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