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Libero Rassegna Stampa
19.05.2020 Ritratto del Qatar, un Paese ricchissimo che promuove il terrorismo islamista
Commento di Gianluca Mazzini

Testata: Libero
Data: 19 maggio 2020
Pagina: 10
Autore: Gianluca Mazzini
Titolo: «Rafforzando il Qatar l'Italia sta favorendo la penetrazione islamica»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/05/2020, a pag. 10, con il titolo "Rafforzando il Qatar l'Italia sta favorendo la penetrazione islamica", il commento di Gianluca Mazzini.

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Piaccia o meno, Silvia Romano resta il personaggio del momento. Dall’11 maggio, giorno del suo sbarco in Italia, tv e giornali continuano a parlare della ragazza tornata convertita all'Islam. Tra le tante notizia una, importante, è subito scomparsa dal dibattito. Quella del luogo del pagamento del riscatto, avvenuto a Doha in Qatar. Del resto si tratta di una notizia imbarazzante. Il ruolo dell'emirato nella vicenda merita qualche riflessione. La prima: il Qatar è amico nostro o dei terroristi di Al Shabaab? Risposta facile. L'emirato ha potuto svolgere il ruolo di mediatore perché gode la fiducia di entrambe le parti. Insomma è amico nostro ma anche dei jihadisti. Con noi fa (ottimi) affari economici, con loro politici. Quella della mediazione nei casi internazionali più scottanti, specie se con il coinvolgimento di integralisti islamici, è una costante della storia recente del Qatar. Del resto nel Corano l'hakam, l'arte della mediazione è una pratica considerata importante e prestigiosa. E l'elenco dei successi diplomatici di Doha è piuttosto lungo. Dall'intesa tra USA e Libia per lo smantellamento dell'arsenale nucleare di Gheddafi del 2003, agli armistizi tra arabi e israeliani nei vari conflitti in Palestina e Libano. Non a caso a Doha c'è la sede di Al Jazeera, la CNN araba. La tv satellitare diventata celebre nel mondo per aver trasmesso per anni e in esclusiva i video-messaggi di Osama Bin Laden. Il Qatar è una piccola penisola collocata in uno dei luoghi più caldi del mondo: il Golfo Persico. A metà strada, geopolitica, tra due acerrimi nemici: l'Arabia Saudita (spalleggiata da USA e Israele) e l'Iran sciita. Un piccolo paese desertico grande come l'Abruzzo, abitato da tre milioni di persone di cui il 90% immigrati (solo gli indiani sono un milione). E il paese più ricco del mondo per reddito pro-capite (70 mila dollari). Qui oltre al petrolio c'è la più grande riserva mondiale di gas liquido naturale. Il combustibile del futuro. Un paese guidato da una monarchia assoluta e profondamente religioso dove domina il wahabismo sunnita. Ovvero la visione più intransigente dell'Islam che non impedisce a Doha di tenere anche buoni rapporti con l'Occidente.

VENTRE MOLLE Da un decennio l'Italia è una delle terre di conquista degli emiri in Europa, insieme a Francia e Gran Bretagna. A Roma, ma ancora più a Parigi e Londra, non si contano le proprietà in mano al Qatar. La Costa Smeralda in Sardegna, i grandi alberghi di Roma come l'Excelsior, i grattacieli di Porta Nuova a Milano, le maison Valentino e Pal Zileri, la linea aerea Air Italy (ex Meridiana). Tutti gioielli acquistati dei fondi gatarini. Oggi l'interscambio tra Italia e il Qatar si aggira intorno ai 3 miliardi l'anno e siamo il loro settimo partner commerciale. Sono decine le nostre imprese che lavorano a Doha. Ad esempio l'aeroporto Hamad (uno dei più grandi al mondo) così come la nuova metropolitana sono in gran parte made in Italy . C'è anche un rapporto strategico: il Qatar compra da noi molte armi, tra cui navi e elicotteri. Ma insieme al business avanza "l'islamizzazione dolce" dell'Italia (e dell'Europa) con finanziamenti massicci di Doha a moschee italiane (ed europee) di declinazione wahabita. Come dimostra il caso di Silvia Romano, il Qatar è un alleato prezioso e potente ma da trattare con molta sapienza diplomatica. Cosa che l'Italia di oggi non è in grado di fare, non disponendo di un governo minimamente autorevole.

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