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Libero Rassegna Stampa
26.01.2020 Antisemitismo, tante forme un solo odio
Analisi di Daniel Mosseri

Testata: Libero
Data: 26 gennaio 2020
Pagina: 8
Autore: Daniel Mosseri
Titolo: «Sinistra e Onu sono gli antisemiti di oggi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/01/2020, a pag. 8, con il titolo "Sinistra e Onu sono gli antisemiti di oggi" l'analisi di Daniel Mosseri.

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Daniel Mosseri

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Rav Jonathan Sacks

L'antisemitismo è una malattia virale. E trasversale a classi e generazioni e funziona in ogni fase storica. Così nella Francia di fine Ottocento l'odio per il capitano ebreo Alfred Dreyfus accomunava il duca al suo cocchiere, come recita una frase attribuita al filosofo Jean-Paul Sartre, ma riavvicinava anche il povero contadino affamato all'autocratico zar di tutte le Russie che, ciclicamente, tollerava se non provocava sanguinosi pogrom contro la minoranza ebraica nel suo impero. L'odio per gli ebrei nasce in tempi antichi, quando cioè il popolo d'Israele si fa minoranza, prima con Nabucodonosor II che nel 587 a.C. sottomette il Regno di Giuda e dà inizio alla cattività babilonese, e poi ancora con Tito che nel 70 d.C. distrugge il Secondo Tempio e porta gli ebrei, schiavi, a Roma. Da allora l'antisemitismo è sempre sopravvissuto a se stesso. Come un virus, l'odio antiebraico è un morbo versipelle, in grado di adattarsi in fretta alle mutazioni dell'ambiente sociale e culturale dove vive. Ed è efficace perché è un male dell'intelletto, che semplifica il mondo in buoni e cattivi. Con una sola regola: gli ebrei sono sempre i cattivi. Lo erano per i nazisti che li accusavano di essere comunisti ma lo erano anche per i comunisti russi secondo cui gli ebrei erano maestri di capitalismo. In sintesi: meno si usa il cervello e meglio l'antisemitismo funzionerà. In un cartone animato caricato su YouTube, l'ex rabbino capo del Regno Unito e del Commonwealth, Jonathan Sacks, ha ben spiegato le principali mutazioni del virus antiebraico. Mutazioni che, in primo luogo, giovano agli stessi antisemiti permettendo loro di prendere le distanze dai loro predecessori smascherati come razzisti. «Così nel Medioevo gli ebrei venivano odiati come gruppo religioso», ricorda Sacks.

VIRUS CHE MUTA Dopo la Rivoluzione Francese e l'emancipazione dai ghetti - e un codazzo di conversioni al cristianesimo di tanti ebrei che volevano studiare all'università - «nell'Ottocento si è cominciato a odiare gli ebrei considerandoli una razza» E oggi? L'odio per gli ebrei non è finito né con la morte di Hitler né con la liberazione di Auschwitz: oggi l'antisemitismo ce l'ha con Israele, lo Stato degli ebrei o meglio «l'ebreo fra gli Stati», secondo una definizione di David Meghnagi, psicanalista e docente di Didattica della Shoah a Roma Tre. Non c'è dubbio che la versione odierna del male antiebraico, l'antisemitismo 4.0, abbia preso le sembianze dell'odio viscerale per Israele. Con un'aggravante: se con la sconfitta del nazifascismo l'aperta ostilità verso gli ebrei e Israele è ancora coltivata da una minoranza di estrema destra, l'antisionismo è assolutamente legittimo e legittimato in gran parte della sinistra, italiana e internazionale, nell'ambiente delle Nazioni Unite e delle organizzazioni (governative o meno) che gravitano intorno all'Onu, fra i magistrati di tanti paesi occidentali. Percolato come un liquame dai resti del nazifascismo dentro la cultura dominante di cui la sinistra è ossatura portante in Europa, oggi l'odio per Israele è la versione "presentabile" di quello per gli ebrei. Questo significa che i governi di Gerusalemme non sono mai criticabili, pena l'etichettatura di antisemita di chi muove la critica? L'argomento non sta in piedi ed è usato dagli stessi antisionisti per respingere - goffamente - le argomentazioni di chi difende Israele. Nel Paese mediorientale si voterà a marzo per la terza volta in meno di un anno: gli elettori sono spaccati in due fra i supporter del premier uscente Benjamin Netanyahu e coloro che detestano il "Bibi" nazionale e preferirebbero vederlo all'opposizione o in galera. Metà paese è dunque antisemita? No. Loro, appunto, criticano il governo. Odiatori di professione sono invece gli antisionisti: se il sionismo è il movimento nazionale che costituisce la struttura storica e ideologica dello Stato ebraico, dichiararsi antisionisti equivale a negare a Israele il diritto a esistere. Ovvero, negare al popolo ebraico il diritto alla propria autodeterminazione. Così, sul palco del più grande raduno delle sardine a Piazza San Giovanni a Roma sono saliti due giovani palestinesi (che definire ostili a Israele è un understatement), con tanti saluti al linguaggio del rispetto e dell'amore sbandierato dal movimento ittico nazionale. E quegli ebrei di sinistra che sui social hanno provato a eccepire con garbo la presenza dei due sono stati subito zittiti e bloccati. Il male è comune e il gaudio è nullo. In Gran Bretagna la candidatura a premier di Jeremy Corbyn ha risvegliato timori sopiti da decenni fra gli ebrei inglesi. Corbyn è un antisemita? Per carità del cielo: il politico laburista seccamente sconfitto da Boris Johnson alle elezioni è un uomo di sinistra e non si sognerebbe mai di (ammettere di) odiare gli ebrei. In compenso si è fatto conoscere per avere depositato corone di fiori sulle tombe di terroristi palestinesi e aver partecipato a convegni in cui Israele veniva indicato come «Stato nazista» o «regime dell'apartheid». La candidatura di Corbyn è maturata nella piena fioritura del BDS, il movimento internazionale - anche quello razzista, ma non si pub dire - che in nome dei diritti del popolo palestinese boicotta, sanziona e disinveste tutto cib che fa rima con Israele. All'università c'è un seminario con un accademico israeliano che parla di letteratura odi matematica? Il BDS va coi tamburelli a far cagnara impedendogli di parlare. Oppure, come fece nel 2016 l'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti (M5S) a Pretoria, abbandona un convegno sulla lotta alla siccità per non incontrare l'ambasciatore d'Israele.

IL RUOLO DELL'URSS La contaminazione della sinistra con il virus dell'odio antiebraico travestito da solidarietà con i palestinesi non è nata ieri. Fu l'Urss nel 1967 a stabilire che Israele era la lunga mano dell'imperialismo occidentale, e i suoi vicini arabi sempre e comunque vittime con cui solidarizzare. Nel 1975 una maggioranza di Paesi comunisti e non allineati equipara all'Onu il sionismo a una forma di razzismo: solo nel 1991 il documento sarà revocato mentre Israele continua a essere l'oggetto di risoluzioni di condanna a pioggia promosse da Paesi arabi e islamici che lo vorrebbero distrutto. Da Gal boicottaggio dei carri israeliani ai gay pride di mezza Europa il passo è breve (eppure il gay pride è un evento progressista e tanti gay palestinesi hanno salva la vita solo perché scappano in Israele). La forza del virus antisemita sta proprio nella sua capacità di fare apparire normale l'indifendibile. Pochi mesi fa il Parlamento tedesco ha stabilito che il BDS non può ricevere finanziamenti pubblici perché con i suoi appelli al boicottaggio di Israele rievoca la campagna nazista «Kauft nicht bei Juden!» (Non comprate dagli ebrei!). Eppure nella stessa Germania, nel 2017 un giudice ha stabilito che tre palestinesi colpevoli di aver lanciato bombe molotov contro la sinagoga di Wuppertal stavano solo «attirando l'attenzione sulla situazione di Gaza». Il morbo antisionista equipara gli ebrei sterminati dai nazisti ai palestinesi mentre fa degli israeliani le nuove SS. Il sillogismo è pericoloso perché ne discende che gli ebrei, vicini col cuore a Israele, sono sionisti, per cui devono essere uccisi. E così è successo negli attacchi contro le scuole e i musei ebraici o i supermercati kasher a Tolosa, Bruxelles, Parigi e Copenaghen. Sempre a Parigi un giudice ha stabilito che l'assassino della 66enne ebrea Sarah Halimi, gettata dalla finestra al grido “Allah uhakbar”, non è processabile perché l'uomo ha agito sotto effetto di droghe. Anche Forza Nuova sostiene i palestinesi contro Israele, ma alla destra estrema il gioco di nascondere il sentimento antiebraico riesce meno bene. Che cos'è dunque l'antisionismo? Lo spiega con parole semplici ancora il rabbino Sacks è l'ultima mutazione dell'antisemitismo secondo cui «gli ebrei non hanno il diritto di esistere come collettività ebraica con gli stessi diritti degli altri esseri umani».

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