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Libero Rassegna Stampa
27.11.2019 Inghilterra al voto, anche il rabbino capo Mirvis contro l'antisemita Corbyn
Analisi di Daniel Mosseri

Testata: Libero
Data: 27 novembre 2019
Pagina: 15
Autore: Daniel Mosseri
Titolo: «Ebrei contro Corbyn: non votate per gli antisemiti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/11/2019, a pag. 15, con il titolo "Ebrei contro Corbyn: non votate per gli antisemiti" la cronaca di Daniel Mosseri.

A difendere l'antisemita Corbyn è invece il MANIFESTO, che a pag. 7 titola "Antisemitismo, il rabbino capo attacca Corbyn a meno di venti giorni dal voto". Non sorprende la difesa a oltranza dello stalinista Corbyn sulle colonne del quotidiano comunista.

Ecco l'articolo:

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Daniel Mosseri

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Jeremy Corbyn, rav Ephraim Mirvis

«Il modo in cui la leadership del Labour ha affrontato il razzismo anti-ebraico è incompatibile con i valori britannici di cui siamo così orgogliosi, ossia dignità e rispetto per tutte le persone». A due settimane dalle elezioni anticipate in Gran Bretagna, il rabbino capo del Regno Unito e del Commonwealth, Ephraim Mirvis, ha scritto un editoriale di fuoco al Times per porre una domanda agli elettori britannici: «Che ne sarà degli ebrei e dell'ebraismo britannico se il Labour formerà il prossimo governo?» Entrato a gamba tesa nell'agone politico in piena campagna elettorale, il religioso si è detto ben consapevole delle convenzioni secondo cui il rabbino capo deve stare lontano dalla politica dei partiti «ed è giusto che sia così». Tuttavia, ha anche scritto Mirvis, «affrontare il razzismo non è una questione strettamente politica».

MINORANZA STALINISTA Nel suo editoriale, il rabbino ortodosso stila una lunga lista delle situazioni imbarazzanti in cui il partito laburista si è cacciato negli ultimi quattro anni. Da quando cioè il suo leader Jeremy Corbyn, mai citato nell'articolo, è diventato padre e padrone della formazione politica grazie all'appoggio di Momentum, ieri minoranza stalinista del partito e oggi cordata pigliatutto particolarmente insofferente con i dissenzienti. «La comunità ebraica ha assistito incredula alla sistematica cacciata di tutti quei parlamentari e funzionari che abbiano riconosciuto l'esistenza del pregiudizio antiebraico in seno al Labour», ha scritto Mirvis. Pronto alla reazione furiosa del clan di Corbyn, il rabbino ha anche messo le mani avanti: «Abbiamo imparato a caro prezzo che farsi sentire significa essere demonizzati da troll senza volto sui social media che ci accuseranno di essere in malafede». I fatti tuttavia danno ragione al religioso: se Corbyn ha più volte solidarizzato con la peggiore schiuma del terrorismo antiebraico su scala globale, difeso murales antisemiti, definito Israele uno Stato razzista, suggerito di mettere fuori legge la circoncisione maschile e di richiamare i poliziotti che oggi garantiscono la sicurezza delle scuole ebraiche in Gran Bretagna, i suoi compagni nel partito si sono a lungo opposti all'adozione della definizione di antisemitismo della International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) provocando il fuggi fuggi di deputati ebrei e simpatizzanti. «E lo hanno fatto dai banchi dell'opposizione: cosa dovremo aspettarci dal prossimo governo?», ha scritto Mirvis. Il rabbino, che ha chiesto agli inglesi di farsi un esame di coscienza prima di andare a votare il 12 dicembre, vanta fra l'altro un curriculum antirazzista invidiabile. Nato in Sudafrica, è figlio d'arte: suo padre Lionel Mirvis, era un rabbino attivo contro l'apartheid ed era solito visitare i prigionieri politici del regime a Robben Island, il carcere di massima sicurezza dov'era imprigionato anche Nelson Mandela; sua madre, Freida Katz Mirvis, era la direttrice dell'unico college per la formazione di maestre d'asilo nere in tutto il Sudafrica razzista. Diventato rabbino capo del Commonwealth nel 2013, Mirvis si è impegnato nel dialogo interreligioso.

FUGA DA LONDRA E il suo editoriale ha subito incassato il sostegno dell'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, secondo cui le parole del rabbino capo «dovrebbero farci capire il profondo senso d'insicurezza e di paura provato da tanti ebrei britannici». Molti fra di loro si dicono pronti a lasciare il Paese se il Labour di Corbyn dovesse prevalere. I sondaggi al momento dicono il contrario. Secondo l'ultima rilevazione YouGov condotta, i Tories del premier uscente Boris Johnson dovrebbero ottenere il 42% dei voti contro il 30% dei laburisti di Corbyn mentre l'istituto Opinium per il giornale The Observer indica una differenza di 17 punti percentuali fra i due partiti a favore dei conservatori: il partito del premier Boris Johnson raccoglierebbe il 47% dei voti (+3 punti), fagocitando i voti dei no Brexit di Nigel Farage, in calo vertiginoso, contro il 28 (invariato) dei Laburisti e il 12% dei LibDem. Stessa tendenza nell'inchiesta BMG per The Independent che vede il Partito conservatore al 41%, il Labour al 28%, i LibDem di Jo Swinson al 18%. Labour, Libdem e Verdi insieme si attesterebbero poco al di sotto del 50 per cento.

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