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Libero Rassegna Stampa
09.11.2018 Michael Moore, nuovo documentario del fake-regista fanatico contro Donald Trump
Commento di Pino Farinotti

Testata: Libero
Data: 09 novembre 2018
Pagina: 26
Autore: Pino Farinotti
Titolo: «Moore, un regista ossessionato»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/11/2018, a pag.26, con il titolo "Moore, un regista ossessionato" la cronaca di Pino Farinotti.

Michael Moore è stato tra i primi a diffondere fake-news complottiste sul crollo delle Torri Gemelle, la stessa tecnica con l'assassinio di Kennedy e altro della storia americana.  Oggi è impegnato in prima fila nella demonizzazione di Donald Trump. Un personaggio ormai completamente screditato anche negli Usa, che si ricicla (come Bannon) sui media italiani. Nel caso di Trump, segnaliamo le lodi sperticate a Moore di Enrico Mentana durante la serata su La7.

 Farinotti è l'unico ad avere colto nel segno le sue menzogne.

Ecco il pezzo:

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Pino Farinotti

Non c’è alcun dubbio che Michael Moore sia un cineasta straordinariamente efficace, con un suo stile ultrapersonale, diretto e violento. Non sono un innamorato di Moore, non entro nel merito della sue idee politiche, entro in quello della faziosità. Chi fa comunicazione politica ha il diritto legittimo della faziosità. L’esponente di una parte politica dice che il governo fa tutto bene, un esponente della parte avversa dice che fa tutto male. È un gioco della parti, un’equazione che ci sta. Nel film Tempesta su Washington il Senato degli Stati Uniti sta dibattendo una certa interrogazione, un vecchio senatore sta dormendo, arriva il momento del voto, il suo vicino lo sveglia, il vecchio, solenne, sicuro dice «mi oppongo,assolutamente mi oppongo». Chi legge i giornali e segue la politica,in Italia, sa già ciò che sta per dire questo o quel parlamentare. Si tratta di decifrare la faziosità. Michael Moore è troppo fazioso, tanto che i suoi avversari spesso lo hanno ringraziato per il suo modo che, sistematicamente, portava voti ai repubblicani.

Immagine correlata
Michael Moore

ASPETTO FISICO Un governatore tirò in ballo anche il suo aspetto fisico quando disse che di Moore sentivi l’odore scendere dallo schermo. Poi c’è il professionista e in questo senso la qualità è certo alta. E così Moore si è visto assegnare l’Oscar al miglior documentario con Bowling a Columbine (2002) e la Palma d’Oro al Festival di Cannes con Fahrenheit 9/11 (2004). In Fahrenheit 9/11 l’autore attaccava e distruggeva la figura di George W. Bush. Ricordiamo tutti la sequenza dove il presidente,in visita a una scuola, informato dell’attacco al World Trade Center, continua a leggere brani di un libro per bambini. Nel nuovo film, Moore attacca il presidente Trump partendo dalla campagna elettorale, quando Hillary Clinton,in netto vantaggio nei sondaggi, coi democratici, popolo e politici, che già l’acclamavano come primo presidente donna degli Stati Uniti, venne poi sorpassata sul filo di lana da un tale, definito tiranno, razzista e bugiardo. Il narratore - sempre Moore - si domanda «come cazzo sia potuto succedere». Il film è lungo e articolato e racconta molte vicende, dove viene lasciato spazio a personaggi dalla rivendicazioni quasi disperate. Ne esce una nazione in pericolo. In una città di provincia, un attivista dice «... se vai laggiù vedi dei bambini che stanno peggio di quelli della Libia o della Siria».

GUASTATORE CAPILLARE Un capitolo è dedicato all’avvelenamento di massa della popolazione di colore della città industriale di Flint, dovuto alla contaminazione di piombo delle acque del fiume omonimo. Viene denunciata la connivenza criminale del sindaco e del governatore del Michigan. «Sì, l’America è questa». Da guastatore capillare e impietoso, Moore estende la sua «visione» a tutta la politica, anche a quella democratica, certo con minore cattiveria. Secondo lui, al netto dall’intervento, non presunto, di Putin, grande responsabilità del disastro è dovuto alla disattenzione di Clinton e di Obama, che non hanno saputo interpretare il momento particolare americano e hanno continuato con la logica del compromesso e della moderazione, quando occorreva ben altro, e gli americani, la massa, lo intuivano. E non manca, alla fine l’immancabile contrappasso con la Germania, impaurita e devastata del dopoguerra, che favorì l’avvento di Hitler.

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