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Libero Rassegna Stampa
11.05.2018 Film pro-Hamas e anti-Israele a Cannes. Il Fatto Quotidiano lo elogia, la giusta critica di Libero
Recensione di Giorgio Carbone

Testata: Libero
Data: 11 maggio 2018
Pagina: 27
Autore: Giorgio Carbone
Titolo: «A Cannes l'Italia spara su Israele»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/05/2018, a pag.27, con il titolo "A Cannes l'Italia spara su Israele", la recensione di Giorgio Carbone.

Il FATTO QUOTIDIANO pubblica oggi un pezzo di Federico Pontiggia, che non riprendiamo, che recensisce il film "La strada dei Samouni", girato in ottica completamente anti-israeliana e pro-Hamas per mostrare le difficoltà di Gaza, che sono reali, ma attribuirle a Israele che non ha alcuna responsabilità della crisi, invece che ai terroristi di Hamas che da 12 anni reggono dispoticamente la Striscia. Il commento del Fatto è compiacente verso la pellicola e scrive addirittura di "superstiti di Gaza", ignorando l'impetuoso e continuo sviluppo demografico nella Striscia negli ultimi decenni. 

Una buona risposta al pezzo del Fatto è il commento di LIBERO al film, che riprendiamo.

Ecco l'articolo:

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La locandina

Cannes 2018 è partito. Euforizzato dalla presenza divistica della coppia Penelope Cruz, Javier Bardem. Depresso dalle polemiche contro l'indirizzo rigido, quasi calvinista delle direzione di Thierry Fremaux (stop alle visioni anticipate per la stampa, stop ai film già proiettati altrove). Qualche buona aspettativa comunque per quanto riguarda la selezione italiana. Dogman di Garrone si presenta subito tra i favoriti (perché Garrone è un cocco della rassegna e perché è stato collocato negli ultimi giorni, in modo che la memoria sia fresca). Ed è cocchina anche Alice Rohrwacher (Lazzaro felice) che proprio sulla Croisette ebbe qualche anno fa la sua prima consacrazione (per noi italiani all'epoca era solo la sorella dell'attrice Alba). Insomma un premio importante non dovrebbe mancare (il che ci consolerebbe un poco dalla magra del 2017 dove nessuno fu premiato perché nessun italiano era in concorso) In attesa dei grossi calibri, ieri è stato presentato il primo nostrano della Quinzaine des realisateurs, La strada dei Samouni del documentarista Stefano Savona (più volte premiato col David una docu-fiction di 128 minuti, 40 dei quali sono cartone animato. Chi sono i Samouni (anzi chi erano, nel film ne vengono ammazzati 29)? I Samouni sono gli abitanti di un rione al confine della Striscia di Gaza (pare che tutti o quasi si chiamino Samouni in quel lembo di strada). I Samouni furono tra le vittime dell'Operazione Piombo Fuso, una campagna militare lanciata da Tel Aviv alla fine del 2008 e proseguita fino alla fine del gennaio 2009. Motivo della rappresaglia: una reazione all'intensificarsi del lancio di razzi da parte di Hamas contro i civili della regione Sud di Israele (Hamas avrebbe violato la tregua). Dopo un mese di Piombo Fuso, il conto dei morti (palestinesi) ammontava a quasi 1400, tra i quali (cifre palestinesi) 500 militari e circa 900 civili. Il mese di sangue venne portato all'Onu. Dove Israele venne accusata, fra l'altro d'aver deciso l'attacco per ragioni elettorali (i candidati ebbero tutti paura di apparire troppo molli nei confronti di Hamas). Come è raccontata la storia in La strada dei Samouni? Certamente da parte pale conferenza stampa lo stesso regista. Lui, in quel gennaio, nella Striscia di Gaza c'era, ha filmato parecchio, coll'idea di tornarci sopra in un film di docu-fiction. La pare di fiction è quella animata (cartoni di Simone Massi) e racconta una strage degli innocenti, narrata dagli innocenti sopravissuti. Metti un bambino spaurito che piange e automaticamente dai del carnefice senza se e senza ma a chi l'ha fatto piangere. Specie se adotti la scelta di non far vedere quasi mai il carnefice (chi colpisce è un drone militare, non un pilota con una faccia da essere umano). Un drone poi è per definizione immotivato, colpisce senza bisogno di motivazione. E non si cura di ogni precedente che possa giustificare (o tutto in parte) la rappresaglia. Domanda (in conferenza) a Savona: ha più rivisto i bimbi di Gaza? No, perché sostiene il regista, a Gaza oggi è quasi impossibile andare, tantomeno lavorare, di girare un film. Sarà. Ma al pubblico internazionale è difficile che La Strada dei Samouni non dia l'impressione di un manifesto pro Hamas. Perché non cita che fu proprio Hamas coi suoi razzi Qassam a dare il via al bagno di sangue.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/ 999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

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