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Libero Rassegna Stampa
11.08.2017 Su Libero la difesa ignobile dei tunnel di Hamas
Ambiguità, approssimazione e disinformazione nel pezzo di Ilaria Pedrali

Testata: Libero
Data: 11 agosto 2017
Pagina: 13
Autore: Ilaria Pedrali
Titolo: «Israele fa un muro sottoterra»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/08/2017, a pag.13, con il titolo "Israele fa un muro sottoterra", il commento di Ilaria Pedrali.

L'articolo di Ilaria Pedrali è disinformante e approssimativo. La giornalista assume il tipico atteggiamento di chi vorrebbe dare l'impressione di non prendere posizione, ma di fatto schierandosi comunque.

Pedrali scrive a proposito dei "tunnel sotterranei, scavati dai palestinesi in risposta al blocco imposto da Israele su Gaza", dimenticando però che i tunnel di Hamas non sono strumento di difesa, ma percorsi di morte per poter colpire e sequestrare i civili israeliani delle città vicine alla Striscia di Gaza. Quello che segue è ancora peggio: "Venivano e vengono tuttora usati da Hamas per procurarsi i rifornimenti, dai medicinali alle armi, di cui i palestinesi hanno bisogno". La giornalista confonde i tunnel che collegano abusivamente Gaza con l'Egitto, costruiti per introdurre nella Striscia rifornimenti di vario genere e soprattutto armi, con i tunnel edificati tra la Striscia e Israele per consentire ai terroristi di penetrare in territorio israeliano. Nel complesso, un pezzo di basso profilo che diffonde disinformazione su Israele e sul conflitto.

Ecco l'articolo:

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Un tunnel della morte di Hamas

Israele chiede la chiusura dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che dal 1949 dovrebbe occuparsi di dare assistenza ai profughi palestinesi, ma che secondo Israele aiuta i terroristi. Nei campi profughi allestiti in Cisgiordania, a Gaza e nei Paesi vicini, Libano e Giordania, l'Unrwa da quasi 70 anni eroga istruzione, assistenza sanitaria e progetti di microfinanza per i palestinesi. Una prima richiesta di smantellamento dell'Unrwa era arrivata mesi fa dal premier Benyamin Netanyahu, il quale chiedeva che venisse assorbita dall'Alto Commissariato per l'assistenza ai profughi, l'Unhcr. Questo perché secondo Netanyahu i profughi palestinesi sono parte dei profughi del mondo e quindi non ha senso l'esistenza di un'agenzia che continua a perpetuare il problema dei profughi palestinesi anziché risolverlo. Il premier dello stato ebraico, nel giugno scorso, aveva espresso questo suo punto di vista anche all'ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite, Nilky Haley, dal momento che la chiusura dell'agenzia dipende unicamente dall'Onu. Sono molte le voci critiche nei confronti dell'Unrwa in Israele, ritenuta un mezzo per alimentare il problema. Perché senza l'agenzia dell'Onu, i profughi palestinesi e certamente i loro figli, nipoti e pronipoti sarebbero stati assimilati nei Paesi arabi di accoglienza, non avrebbero avuto altra scelta. E senza l'Unrwa sarebbero pochissimi oggi i palestinesi a cui spetta lo status di rifugiato. E' nata cosi una lobby presso il Parlamento israeliano che chiede una riforma dell'agenzia: è presieduta da un membro del Likud, il partito di Netanyahu, e chiede che l'Unrwa cambi la sua politica ostile a Israele.

L'accusa che Netanyahu ha rivolto all'Unrwa è quella di fomentare il terrorismo, soprattutto nelle sue scuole, dove si insegnerebbe ai bambini l'odio verso Israele. Nei recenti campi di addestramento estivi di Hamas hanno partecipato 250mila adolescenti, che durante l'anno frequentano le scuole dell'Unrwa. Nei campi vengono insegnate le tattiche di guerra e l'uso delle anni, e vengono reclutati nuovi combattenti delle brigate al Qassam, il braccio armato di Hamas. Inoltre Israele ha sempre accusato l'Unrwa di proteggere in qualche modo Hamas a Gaza, dal momento che in moltissime scuole della Striscia gestite dall'agenzia sono stati trovati depositi di anni e nascondigli per accedere ai tunnel sotterranei, scavati dai palestinesi in risposta al blocco imposto da Israele su Gaza. Venivano e vengono tuttora usati da Hamas per procurarsi i rifornimenti, dai medicinali alle armi, di cui i palestinesi hanno bisogno. E sono stati usati anche per attaccare Israele, soprattutto nella guerra del 2014.

Un problema, quello dei tunnel, che mette a rischio la sicurezza di Israele e che non si è mai riusciti a risolvere del tutto. Per questo l'esercito ha fatto sapere che si sta accelerando il progetto di costruzione di un muro sotterraneo che sigilli definitivamente la Striscia di Gaza. Nei piani il nuovo muro, il cui costo si aggira attorno a una cifra pari a quasi 750 milioni di euro, dovrebbe essere alto 6 metri ed estendersi fino a 40 metri di profondità, in modo da impedire l'utilizzo dei tunnel esistenti e di scavame di nuovi. Il muro, che sarà lungo una sessantina di chilometri e sarà dotato di sensori, dovrebbe essere completato in un paio di anni. L'esercito riferisce anche che verrà costruito in territorio israeliano, in modo da garantire l'incolumità di quanti lavoreranno alla realizzazione. Attualmente si sta lavorando in sei punti, dislocati lungo la frontiera con Israele, ma da ottobre arriveranno i rinforzi e a costruire il muro ci saranno un migliaio di operai impiegati 24 ore al giorno tranne il sabato, in 40 punti diversi.

Tornando all'Unrwa, non è solo Israele a non vederla di buon occhio. C'è anche qualche palestinese che vorrebbe eliminarla, anche se per motivi opposti. Il mese scorso alcuni profughi di Gaza hanno chiuso l'ufficio dell'agenzia nella Striscia, accusando l'Unrwa di non fare nulla per porre fine all'assedio israeliano.

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