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Libero Rassegna Stampa
24.08.2016 Islam: una religione di morte
Analisi di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 24 agosto 2016
Pagina: 4
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Babbo bastardo islamico cresce i figli da kamikaze»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/08/2016, a pag.4, con il titolo " Babbo bastardo islamico cresce i figli da kamikaze", l'analisi di Carlo Panella.

A differenza dei molti articoli usciti oggi sul significato di famiglia per il babbo musulmano criminale, pronto a trasformare i propri figli in kamikaze, Carlo Panella ricorda la lunga tradizione palestinista e non solo,ma anche iraniana, nell'allevare i figli per mandarli a morire suicidi. Per l'onore di Allah, naturalmente. I giornaloni se ne guardano bene, meglio un po' di emozione, condita da poca memoria.

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La STAMPA inaugura oggi un nuovo nome per indicare la giovane età del terrorista musulmano, " leoncino dell'Isis", quasi un vezzeggiativo che suscita tenerezza. Ne suggeriamo un altro, "birichino", l'importante è addolcire la parola 'islam', in modo da non preoccupare i lettori.

Ecco il pezzo:

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Carlo Panella

L’orrore si aggiunge all’orrore. Il ragazzino di 12 anni che è stato bloccato a Kirkuk in Iraq, perché sotto la maglia del giocatore Messi portava un troppo visibile giubbotto esplosivo, faceva parte di un’orrida famiglia il cui padre aveva appena spinto non solo lui, ma anche il fratello di 15 anni a fare, due ore prima, un attentato in una moschea sciita, provocando per fortuna soltanto due feriti. L’obbiettivo del mini attentatore fortunosamente intercettato, invece era una moschea nella via Husseinya, nel quartiere turcomanno Tesin di Kirkuk. Quindi due obietti tipici dell’Isis: gli odiati sciiti che vengono considerati dai jihadisti degli idolatri, perché venerano i 12 Imam, e la minoranza turcomanna, che è sunnita, ma che resiste in Iraq all’espansione del Califfato nero di Abu Bakr al Baghdadi. Naturalmente, il quindicenne intercettato si difende ora sostenendo di fronte ai poliziotti che lo hanno interrogato di «essere stato rapito, sedato e costretto dall’Isis a compiere un attentato». Ma la polizia sostiene una ben diversa tesi.
SCUOLA D’ORRORE
Questa terribile famiglia proviene da Mosul, «capitale» dell’Isis e del suo Califfato e, secondo la polizia irachena, si è trasferita a Kirkuk, per iniziativa del padre, miliziano jihadista, che avrebbe istigato i suoi figli a diventare «martiri» ucciden- do idolatri e infedeli. Non è la prima volta che un intero nucleo famigliare partorisce kamikaze, ma in questo caso l’orrore, oltre che dal ruolo del padre, è dato dalla giovanissima età dei due kamikaze. È questa la conseguenza di una vera e propria mitologia del «martirio», anche di ragazzini, che non è affatto patrimonio indecente del solo Isis, ma che ha precedenti raccapriccianti in Palestina e in altri Paesi islamici. Durante l’Intifada delle stragi che Yasser Arafat promosse dal 2001 al 2005, dopo avere rifiutato la restituzione di ben il 95% dei Territori da parte di Israele, la televisione e i media dell’Anp, assieme alle moschee, lanciarono il mito della morte da kamikaze dei giovani martiri. Ancora oggi sul sito di Palestinan Media Watch, una organizzazione israeliana che monitora i media palestinesi, si possono trovare spaventose clip che esaltano, con musiche, trucchi vari e scenografie paradisiache, il sacrificio di martiri come Wafa, una adolescente palestinese che si era fatta esplodere a Tel Aviv uccidendo un ebreo di 80 anni e alcuni passanti.
LO SCISMA
Dunque, la prassi diabolica di spingere adolescenti a diventare kamikaze, largamente praticata anche da Boko Haram in Nigeria, e in Turchia, non è affatto patrimonio esclusivo dell’Isis o dei jihadisti. Lo è stato anche dei palestinesi sotto gli ordini di Arafat per una ragione tanto semplice quanto misconosciuta da chi, incredibilmente, sostiene che questo terrorismo non è islamico, non è parte di una guerra di religione.
A partire dal 1980 infatti, nel corso della guerra Iran Iraq, infatti, Khomeini è riuscito a introdurre nel corpo dell’islam un vero e proprio scisma che fa del martirio non una eventualità, ma un nuovo dogma di fede secondo il quale il buon musulmano, oltre a rispettare i 5 precetti dell’islam deve tendere assolutamente al martirio. Con questo passaggio Khomeini mandò centinaia di migliaia di ragazzini, i Bassiji, a farsi esplodere sui campi minati iracheni e trasformò il suo islam in una vera e propria religione di morte. Una fede apocalittica e mortifera che purtroppo dimostrò di avere in sé una tale carica persuasiva, perché aderente ad una parte fondamentalista e oscura dell’islam, da riuscire a contagiare anche il mondo sunnita.

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