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Libero Rassegna Stampa
28.05.2016 Mai più bombe atomiche nel mondo: Obama dixit, ma dimentica quella iraniana, voluta da lui
Commento di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 28 maggio 2016
Pagina: 13
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Obama ne fa una giusta: niente scuse per Hiroshima»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/05/2016, a pag. 13, con il titolo " Obama ne fa una giusta: niente scuse per Hiroshima", il commento di Carlo Panella.

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                                                                                            Carlo Panella

Ottima la ricostruzione storica su come l'America è arrivata alla decisione di bombardare il Giappone. Obama non si scusa e meno male, ma - aggiungiamo noi- è proprio Obama il meno adatto a lamentarsi degli arsenali atomici, quando è stato per sua volontà e decisione l'accordo con l'Iran, che permetterà entro pochi anni alla repubblica dei mullah di avere l'ordigno nucleare. Lasci le esortazioni pacifiste al Papa, e si preoccupi invece di garantire la sicurezza al mondo libero. La nostra è una esortazione retorica, Obama non farà nulla di tutto ciò, chi gli succederà dovrà affrontare un mondo meno libero, con libertà e democrazia indebolite.

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la speranza

Ecco il commento:

 A Hiroshima Barack Obama ha fatto una cosa giusta: si è rifiutato di fare ammenda per l’atomica sganciata sulla città e su Nagasaki nel 1945 da Harry Truman. Ma poi, incorreggibile, ha rovinato il senso delle mancate scuse perché ha augurato «un mondo senza bomba atomica». Auspicio privo di senso. Frase degna della passerella di un concorso per miss vuote di zucca. Invece, se fosse quel Commander in chief che non è, avrebbe dovuto avere il coraggio di spiegare perché gli Usa si rifiutano di chiedere scusa a nome per aver fatto strage di civili giapponesi in quel cupo agosto del 1945. Soprattutto perché nelle stesse ore,lo stesso Obama ha ordinato di lanciare la campagna contro l’Isis a Raqqa, dove vi sono molto meno dei 5.000 kamikaze giapponesi pronti a seminare morte nel 1945 e dove la sua aviazione seminerà morte fra i civili siriani,come ha giàfatto a Ramadi, in Iraq. Ovviamente, contro l’Isis, Obama non impiega la bomba atomica, ma segue una dottrina militare che porta a conseguenze simili a quelle di Hiroshima: seguendo il cinico modello bellico russo in Cecenia, Obama fa infatti bombardare e polverizzare le abitazioni civili delle città siriane e irachene. E miete migliaia e migliaia di morti civili incolpevoli. In altre parole: fa la guerra. Ma su Hiroshima come su Raqqa non ha il coraggio di rivendicare il suo agire. Non ha la forza intellettuale ed etica di affrontare di petto, di fronte al mondo,il tema terribile e complesso della «guerra giusta», indispensabile contro un nemico che semina morte in nome dell'apocalisse e di un dio crudele, come è oggi l’Isis ed era ieri il Giappone dello Shogùn.
LA GUERRA GIUSTA
Hiroshima è in realtà il massimo simbolo di questo atroce dilemma etico, di noi, figli di Caino. La ragione per cui gli Usa fanno bene a non chiedere scusa al Giappone per quella terribile bomba salta agli occhi se solo si guarda il calendario e si noti la data in cui fu sganciata: 6 agosto 1945. Hitler era mortoil 30 aprile, più di tre mesi prima e con lui era finita la guerra in Europa. Il Giappone non aveva più -ed era chiarissimo- la minima possibilità non solo di vincere, ma addirittura di resistere ad una continuazione della guerra.Ma Tokio intendeva fermamente continuare sino in fondo quella guerra inutile mettendo in campo un esercito mastodontico che avrebbe seminato morte -e centinaia di migliaia di vittime civili- non solo in patria, ma anche in Manciuria e in Cina. I 5.000 kamikaze erano piccola parte di un'armata che contava 1,5milioni di soldati in Giappone, un milione di soldati in Cina e 800.000 in Manciuria. Dunque,in piena e fanatica sintonia col Palazzo Imperiale, col governo e i generali, 3 milioni e 300.000 soldati erano pronti a dare e ricevere morte in Giappone, così come in una Cina e in una Manciuria in cui si erano comportati peggio dei nazisti in Europa (fatta eccezione per la Shoah, naturalmente). Un’attitudine fanatica e apocalittica provata da un fatto storico indiscutibile.Persino dopo Hiroshima e Nagasaki la maggioranza schiacciante del Consiglio della Corona dello Shogùn era decisa a continuare la guerra. Fu Hiroito a imporre la resa e a incidere su disco il messaggio alla nazione. Ma la notte il palazzo imperiale fu preso d'assalto da truppe ribelli per distruggere il messaggio di resa. Un golpe ordito dai massimi comandi che però fallì. In questo contesto, contro un Giappone fanatico, Harry Truman fu costretto nel 1945 all'orribile calcolo dei costi e dei benefici umani. E tra i costi non vi erano solo quelli dei militari americani che sarebbero morti in battaglia. Questo è il punto che Obama ha evitato di affrontare: in guerra, allora come oggi contro l'Isis, si è costretti a calcolare costi e benefici. Un computo eticamente pesantissimo. Ma che va affrontato a testa alta, che va spiegato di fronte alla Storia e ai popoli,con trasparenza.Lo stesso calcolo che fecero Winston Churchill e il Comando inglese quando grazie a Turing l'Inghilterra riuscì a svelare il codice Enigma dei nazisti. Con quella decrittazione potevano salvare dagli U Boot nazisti tutti i vitali convogli navali che portavano armi e viveri attraverso l'Oceano verso l'Inghilterra e l'Urss.
L’ORA DELLE SCELTE
Ma,se lo avessero fatto,i nazisti avrebbero scoperto che Enigma era stato violato e avrebbero impiegato un altro codice. Così, Churchill e il Comando inglese,usarono unalgoritmo che calcolava quanti convogli potevano salvare senza che i nazisti scoprissero che avevano violato Enigma. Ma l'algoritmo indicava numeri, non quali convogli salvare e quali lasciare affondare. Così Churchill e il Comando dovettero decidere quali marinai della Royal Navy e quali marinai civili inglesi e americani dovevano lasciare morire per i siluri degli U Boot,e quali potevano salvare. Compito atroce. Questa è la terribile etica della guerra moderna. Evitare di affrontarla, cedere al pacifismo confuso, rifugiarsi nella facile utopia di un mondo senza guerre,è semplicemente irreale, sbagliato. Prelude a guerre senza riflessione etica. Questo, purtroppo, è l'unico obiettivo che l'umanità realisticamente può darsi.

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