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Libero Rassegna Stampa
20.11.2015 Trasparenza zero: da dove arrivano i milioni di Emergency, oltre che dal regime islamista sudanese?
Analisi di Dino Bondavalli

Testata: Libero
Data: 20 novembre 2015
Pagina: 19
Autore: Dino Bondavalli
Titolo: «Emergency incassa 39 milioni ma non dice da chi arrivano»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/11/2015, a pag. 19, con il titolo "Emergency incassa 39 milioni ma non dice da chi arrivano", l'analisi di Dino Bondavalli.

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Gino Strada

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Quello che ha suscitato più polemiche sono i finanziamenti arrivati dal Governo del Sudan, il cui presidente Omar Al-Bashir è inseguito ormai dal 2009 da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità commessi durante il conflitto del Darfur. Il fatto che un'associazione come Emergency, che si professa indipendente e neutrale e che in passato aveva rifiutato i finanziamenti della cooperazione italiana per i suoi ospedali in Afghanistan perché il nostro Paese stava partecipando all'operazione militare contro i talebani, accetti milioni di euro di contributi dal regime islamista di Khartoum è cosa che desta da tempo parecchie perplessità.

Ma se si scorre il bilancio 2014 dell'associazione fondata da Gino Strada, che a favore del presidente sudanese si era schierato quando era uscito il mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, a colpire è anche la mancanza di dettagli che riguarda i contributi che arrivano nelle casse dell'associazione da donazioni di privati cittadini all'estero e in Italia oltre che da lasciti e donazioni. Posto che la presenza dell'associazione e la realizzazione dei suoi progetti negli angoli più disastrati del pianeta, dall'Iraq all'Afghanistan, dal Sudan alla Sierra Leone, fino alla Repubblica Centraficana garantisce un sostegno importantissimo alle popolazioni locali, e che quindi ricevere contributi economici dai Governi locali può far parte del gioco, stupisce che accanto al racconto dettagliato di ciò che il gruppo fa e dei costi che sostiene per i vari interventi non ci sia la trasparenza su chi sostiene le attività di Emergency. Se da un lato nel bilancio dell'associazione, certificato da un organismo indipendente a conferma della serietà del gruppo, viene illustrato nel dettaglio quanto viene speso per gli interventi nei singoli Paesi, comprese le voci destinate a cancelleria, carburanti, utenze e attività ricreative, dall'altro tanta meticolosità va almeno in parte persa quando si parla delle entrate.

Certo, su questa voce di bilancio è possibile sapere che circa un quarto delle entrate arriva dal 5 per mille, che nel 2014 ha fruttato 10.360.132 euro, pari al 26,6% del totale, in calo rispetto agli 11.023.415 euro del 2013.0 anche sapere come si compongono le entrate derivate dalle attività commerciali. Dei 2.313.524 euro di ricavi nel 2014, il 17% è proveniente dall'attività dei Gruppi territoriali, il 41% dai negozi di Natale, il 32% circa dai siti di e-commerce. Quando però si arriva alle donazioni di privati cittadini, che hanno fruttato 7.901.467 euro, ai "lasciti e donazioni in natura", dai quail lo scorso anno sono arrivati 2.903.347 euro, e ai 5.998.820 euro che arrivano da privati e persone giuridiche all'estero, i dettagli scompaiono. La più assoluta trasparenza non guasterebbe.

L'associazione nata nel 1994 per offrire «cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà», fa infatti della neutralità un valore cardine. Sapere quali famiglie, gruppi o organizzazioni private la sostengono, contribuendo a un bilancio che conta complessivamente 38.848.588 euro di contributi, sarebbe utile a dimostrare che quella linea di imparzialità viene mantenuta a tutti i livelli. D'altra parte, se si considera la posizione del fondatore di Emergency, Gino Strada, e della sua associazione rispetto ai fatti più recenti di cronaca, qualche scricchiolio rispetto all'impegno di indipendenza e neutralità si awerte. «Vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione», è stato il commento all'indomani degli assalti nella capitale francese. Gli assalti e le vittime innocenti sarebbero quindi il prezzo inevitabile delle politiche europee.

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