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Libero Rassegna Stampa
12.04.2015 Teheran: 2° festival del fumetto/vignetta anti-israeliano. Partecipano anche alcuni italiani
Cronava di Francesco Specchia

Testata: Libero
Data: 12 aprile 2015
Pagina: 12
Autore: Francesco Specchia
Titolo: «In Iran si ride dell'Olocausto coi disegni del vignettista Rai»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/04/2015, a pag.12, con il titolo "In Iran si ride dell'Olocausto coi disegni del vignettista Rai" il commento di Francesco Specchia.


palestinese=uguale ebreo ad Auschwitz   Francesco Specchia

Non c'è nulla di più mesto d'una vignetta satitica vergata dall'odio grezzo e che non faccia ridere, lo diceva già, nel 700, Johnatan Swift distillatore inimitabile di cattiveria creativa. Giorni fa, riverdendo una spiazzante tradizione del loco, il giornale The Teheran Times ha indetto un concorso internazionale di disegni a tema la negazione della Shoah. Negazionismo disegnato, in pratica. Sono previsti dei premi in denaro: 12.000 dollari al vincitore, 8.000 al secondo, 5.000 al terzo. Diciamo che non è un buon passo, specie per un governo che, in questi giorni, in nome della libertà e del ripristino dei buoni rapporti con l'Occidente, s'incaponisce sulla bomba atomica ad usi civili occhieggiando ad Israele come vicina di casa. Qualche sospetto di - diciamo così - epurazione etnica un po' ti viene. Bene. Sul solco dell'originalissima idea di Ahmadinejad del 2006 la seconda edizione del concorso anti-Obcausto non si basa sulla negazione assoluta dei lager e dei milioni di morti affossati dietro le camere a gas; , ma - ammorbidita nei toni, lievemente più democratica - sul principio di «evidenziare il doppio standard mondiale nella difesa delle caricature di Maometto».
Peccato che una sezione del concorso stesso viaggerà sull'ardito parallelismo tra «Benjamin Hitler e Adolf Netanyahu». Sai le risate. Il famoso, ineffabile, sense of humour di Teheran. Sense of humour noto, supponiamo, perlomeno a quei 312 artisti che hanno già spedito le proprie opere che saranno esposte il 9 maggio prossimo al Museo Palestinese d'Arte Contemporanea di Teheran.
Molti degli artisti sono, naturalmente, bozzettisti locali mai visitati dall'angelo dell'ironia; e questo lo possiamo anche capire.
Altri, invece, sono europei. Tanti europei. E tra gli europei noi italiani ci facciamo sempre conoscere. Pare che tra di essi vi emerga il nome del ferrarese Achille Superbi, dipendente e responsabile grafico del Centro di produzione Rai. Storico collaboratore di Aldo Biscardi, Superbi, - la cui linea caricaturale molto ricercata dallo sport ricorda Sebastian Krüger e Walter Molino -è considerato uno bravo. Come tecnicamente assai competente sono ritenuti Agim Sulaj italo-albanese segnalato per la sua ligne e per i temi trattati all'attenzione addirittura delle Nazioni Unite; e i vignettisti del Fano Funny il festival marchigiano dell'umorismo e della satira, di cui onestamente mi sfuggono le opere ma non è poi così importante.
Eppoi ci sarebbe anche Alessandro Gatto, che dalla provincia di Treviso produce raffinate illustrazioni che poco c'azzeccano con la satira, anche se dubito che i giudici di Teheran capiscano a fondo la differenza. Gatto è un sincero entusiasta del concorsone, dell'Holocaust Cartoon Contest. Partecipando alla prima edizione, nel 2006, fu addirittura ritenuto degno di premio per un disegno che mostrava la giacca di un deportato ebreo le cui strisce si trasformano nelle sbarre della gabbia di un deportato palestinese. Non faceva molto ridere. Ma, per una bizzarra voluta del destino venne premiato dal quel George Wolinski, eccelso satiro d'Oltralpe che, nove anni dopo, verrà ammazzato nella redazione di Charlie Hebdo. Disegnare con la matita intinta nell'odio razziale dev'essere difficilissimo. Molti dei nostri talenti satirici, come Scalarini e Galantara ad esempio, negli anni delle le ggi razziali fasciste erano talmente disgustati, erano così attutiti dall'orrore, da farsi perfino chiudere i giornali.
Nel 2006 a Teheran all'Holocaust Contest, vinse una vignetta, terribilmente perfetta nella sua sintesi politica. Era disegnata dal marocchino Derkaoui Abdellah e rappresentava Israele mentre realizzava una barriera di separazione intorno alla Cupola della moschea della Roccia a Gerusalemme. Quella barriera era costruita da Gerusalemme per proteggere i suoi cittadini dal terrorismo suicida, ma sulla carta diventava il recinto che ghettizzava i palestinesi e i luoghi santi islamici.
Ed era un guizzo espressionista in bianco e nero: riportava be immagini di un campo di concentramento nazista, dove Auschwitz era presentata come una menzogna virale, un artifizio scenografico calato davanti agli occhi del mondo dai «sionisti» per giustificare la loro condotta verso i palestinesi. D'altro canto, la barriera difensiva costruita da Israele per proteggere i suoi cittadini dal terrorismo suicida diventava, sempre nella vignetta, il recinto che chiude i palestinesi e i luoghi santi islamici in una nuova Auschwitz.
Non faceva ridere neanche quella.
Per paradosso, al Festival del Fumetto di Angoulême appena conclusosi era presente una folta delegazione di disegnatori israeliani - Asaf Hanuka «Tel Aviv K.O» e il suo gemello Tomer, Boaz Lavie-. Lì, con i palestinesi si sono solo scontrati a botte di sorrisi...

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