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Libero Rassegna Stampa
25.09.2014 Obama: ancora nessun piano
L'opinione di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 25 settembre 2014
Pagina: 12
Autore: Carlo Panella
Titolo: «La non strategia di Obama all'Onu»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/09/2014, a pag. 12, con il titolo "La non strategia di Obama all'Onu", l'articolo di Carlo Panella.


Carlo Panella              Barack Obama               Bashar al Assad


Non avere una strategia è tecnicamente una strategia?

Grande retorica, al solito, e pervicace scelta di perseguire una «non strategia» nella guerra contro il Califfato: in estrema sintesi questo è stato il discorso pronunciato ieri dal Barack Obama nell’assemblea generale dell’Onu. Con una pessima notizia: Obama ha ribadito la sua - pessima - convinzione che il regime di Bashar al Assad in Siria non possa e non debba essere abbattuto per via militare ma che la soluzione «alla crisi siriana debba essere politica». Dopo che Assad ha sterminato 200.000 suoi concittadini questa proposta ha del surreale e dà il segno della totale perdita del senso della realtà che caratterizza il presidente americano. Oltre a spiegare come la Casa Bianca sia corresponsabile dell’affermazione e del radicamento in Siria del Califfato di Abu Bakr al Baghdadi. La «non strategia» di Obama continua a perpetuare l’affermazione che «mai un soldato americano combatterà sul suolo iracheno», decisione che può anche essere compresa, ma solo al patto che il presidente americano indichi chi mai dovrà combattere sul suolo le milizie del Califfato. Soprattutto alla luce di un dato di fatto determinante: l’esercito iracheno non svolge e non svolgerà mai questo indispensabile compito bellico per la semplice ragione che non esiste più. E i pochi reparti ancora operativi passano di sconfitta in sconfitta. Sul punto - determinante per qualsiasi strategia di contrasto - il vuoto è assoluto. Non una richiesta ai Paesi arabi o islamici di affrontare - con i dovuti tempi e modi - questo indispensabile compito. Nulla. Così come vicina al nulla è l’analisi presidenziale sulla natura del «regime sanguinario» di al Baghdadi. «Non essendo parte dell’islam», come Obama continua a ripetere - invece è parte di un grande scisma islamico del ’900 - è un nulla indistinto in cui le efferate attività stragiste hanno origine solo nella perfidia. Un'analisi rozza, che vanifica quell’appello all’islam perché condanni questo «Califfato» che nella visione obamiana pare essere piovuto dal cielo o composto essenzialmente da criminali. Analisi demenziale, a cui però Obama ha dato sempre credito, tanto che non ha fatto nulla per contrastarlo sino ad oggi, convinto come era che questa «banda» terrorista potesse essere sconfitta con i droni assassini. Dunque, Obama ha iniziato una guerra in Iraq e in Siria, senza avere la minima idea di chi la combatterà sul terreno e per di più negando che alla indispensabile sconfitta del Califfato debba accompagnarsi la altrettanto indispensabile sconfitta piena del regime sanguinario di Bashar al Assad. Negazione motivata anche da un fondamentale abbaglio obamiano, che continua a accarezzare il sogno che questo compito venga infine svolto dagli iraniani, alleati di Assad (che quindi non vuole inimicarsi). Così come Obama continua a sperare che gli ayatollah alla fine cedano sulle trattative sul nucleare e accettino di non arricchire più l’uranio. Utopia che sarà presto smentita a Ginevra (a meno che gli Usa non cedano del tutto agli ayatollah). Alla fine del discorso di Obama, platea gelida e pochissimi applausi. Ieri, intanto, sono continuati i raid americani (e sauditi) in Siria nella zona di Boukamal e Kabani, con obbiettivo i villaggi curdi a ridosso della frontiera con laTurchia, conquistati negli ultimi giorni dal Califfato. Raid che Assad ha dichiarato di apprezzare in pieno - «vanno nella giusta direzione» ha detto - perché ovviamente rafforzano il suo regime. Col che, si ha la prova provata che la «non strategia» obamiana alla fine ha prodotto un risultato a pieno favore del regime arabo più sanguinario. Raid che peraltro non hanno la minima copertura legale. Problema che gli Usa hanno risolto in modo grossolano. Nei giorni scorsi la Cia ha inventato l’esistenza di una «brigata Khorassan», mai da loro denunciata prima e che la stessa opposizione siriana nega sia mai esistita. Poi hanno sostenuto che questa «brigata» si preparava a effettuare un attentato negli Usa o in Europa, quindi sono intervenuti in nome della «difesa della sicurezza nazionale». Una palese bufala, che però irresponsabilmente molti media mondiali - italiani in primis - hanno accreditato.

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