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Libero Rassegna Stampa
16.02.2013 Qatar: la Svizzera dei Fratelli Musulmani
Analisi di Souad Sbai

Testata: Libero
Data: 16 febbraio 2013
Pagina: 19
Autore: Souad Sbai
Titolo: «Il Qatar diventa la Svizzera dei Fratelli Musulmani»

Su LIBERO di oggi, 16/02/2013, a pag.19, con il titolo "Il Qatar diventa la Svizzera dei Fratelli Musulmani", Souad Sbai  analizza i rapporti tra il Qatar e la Fratellanza Musulmana.

L'emiro del Qatar                                 Souad Sbai

Chi non ricorda quel 6 Ottobre 1981. Chi non ricorda il giorno della morte di Sadat, da cui prese il via l’era Mubarak. Fu uno spartiacque in molti sensi, visto che Mubarak ha governato l’Egitto per quarant’anni, cadendo solo per mano della fasulla primavera araba di cui oggi discutiamo. Si dà però il caso che in Egitto viva un altro Sadat, Mohamed Anwar Esmat, nipote del presidente assassinato, e che sia leader del partito Riformae Sviluppo. Proprio da lui arriva la richiesta alla guida suprema della Fratellanza Musulmana in Egitto, Mohammed Badi, di fare chiarezza sul trasferimento di tutti i conti bancari dell’organizzazione in Qatar. Dall’inchiesta condotta da Sadat emerge un dato clamoroso, che i media arabi hanno saputo e voluto far esplodere con il massimo fragore: tutti i conti correnti dei Fratelli Musulmani nel mondo sarebbero stati spostati in Qatar. Perché, si chiede giustamente Sadat. Ne parlammo in tempi non sospetti su questo giornale, facendo presente come il giro di fondi che passa fra i paesi del Golfo e quelli che hanno visto (subito) la primavera araba fosse piuttosto ingente e come nessuno, finora, avesse avuto occhi per vedere e cervello per capire. Io stessa chiesi in un’interpellanza al Governo italiano di sapere come e dove finissero i fondi provenienti dal Golfo diretti in Italia e in Europa, ma mi vennero date risposte che definire evasive è un eufemismo. Ma mi rendo conto che chiedere delucidazioni ad una compagine che ha permesso la sostituzione dei moderati nella Consulta per l’Islam con elementi vicini all’estremismo è impresa assai complessa, nonostante le cause per diffamazione ai giornalisti che denunciano vengano pagate con fondi di provenienza ignota. La realtà sostanziale, che anche Sadat fotografa bene e della quale chiede conto, è che sui fondi e sugli spostamenti dei conti correnti “a rischio” nonvi è alcun controllo, nazionalené internazionale; e sullo sfondo si staglia una tematica ben più pesante, ovvero l’ormai evidente scollamento fra Qatar e Arabia Saudita. Benché la wahabizzazione del mondo arabo rimanga ancora la massima aspirazione in base alla quale sia stata architettata tutta la primavera araba, è chiaro che l’Arabia Saudita, e con essa gli Emirati Arabi Uniti, stiano man mano distanziandosi dai Fratelli Musulmani, che accolgono in pubblico ma stoppano in segreto. Prova ne siano gli arresti dei primi di gennaio di undici egiziani negli EAU, perché accusati di essere vicini ai Fratelli Musulmani e intenti ad imparare come “rovesciare le leadership dei paesi arabi”. Labarra del comando, dunque, sta passando totalmente nelle mani del Qatar che dall’alto del suo 6% di crescita del Pil dal 2011 ad oggi, accoglierebbe i conti correnti della Fratellanza non solo per rimpinguarli ma anche e soprattutto per controllarli. Mi meraviglia il fatto che le autorità internazionali di controllo finanziario e fiscale non abbiano fatto caso a questo “insolito” quanto ingente spostamento di fondi da un paese all’altro, con la convergenza finale verso Doha. Abbiamo dovuto attendere che qualcun altro, dalla sponda Sud del Mediterraneo, ci facesse aprire gli occhi su come i soldi, che vanno anche a radicalizzare le comunità in Europa tramite moschee e imamfai da te, viaggiano indisturbati da un capo all’altro del mondo arabo, ad alimentare il jihadismo e a finanziare colpi di Stato. Perché questo la primavera araba è stata: un colpo di Stato estremista ai danni non dei dittatori ma della popolazione dei paesi arabi. Sarei curiosa di dare un’occhiata ai conti correnti di chi, nei media e nell’elite politicoculturale, fiancheggia la radicalizzazione delle comunità e insabbia ogni cosa sotto l’etichetta di islamofobia, descrivendo le elite della Fratellanza nel mondo arabo come moderate, quando in realtà sono tutt’altro.

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