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Libero Rassegna Stampa
17.11.2011 Sharia che avanza, con la benedizione della UE
che blocca la distribuzione di un film che denuncia la discriminazione della donna in Afghanistan

Testata: Libero
Data: 17 novembre 2011
Pagina: 21
Autore: Alessandro Carlini
Titolo: «L’Europa non vuol denunciare le violenze sulle donne»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/11/2011, a pag. 21, l'articolo di Alessandro Carlini dal titolo " L’Europa non vuol denunciare le violenze sulle donne ".

Ogni anno l’Unione europea spende milioni per sponsorizzare progetti di sviluppo nei Paesi africani e asiatici. Fiumi di soldi che finiscono spesso in iniziative inutili e di dubbio valore. Tranne in questo caso, in cui Bruxelles ha finanziato ma non distribuito un film sulla terribile condizione delle donne afgane imprigionate per i cosiddetti «crimini morali», come ad esempio l’adulterio o l’abban - dono del tetto coniugale. Non molto è cambiato infatti dai tempi dei talebani. Ma all’Ue, che si definisce difensore dei diritti umani in tutto il mondo, questo non importa molto. Per evitare ogni tipo di conseguenza col governo di Hamid Karzai, che continua da anni a guidare l’Afghani - stan, ha preferito liberarsi del documentario, adducendo una serie di scuse. Il film in questione si chiama “In-Justice: The Story of Afghan Women in Jail”, ed era stato espressamente commissionato dai burocrati di Bruxelles, che però quando hanno ascoltato le terribili esperienze delle due donne intervistate hanno preferito fare marcia indietro. Dicono che hanno scelto questa linea per evitare che le protagoniste siano oggetto di qualche forma di ritorsione da parte delle autorità afgane. In realtà si vuole censurare la terribile condizione che vivono centinaia di donne dietro le sbarre per «crimini» assurdi: si tratta della metà delle 300-400 detenute nel Paese asiatico. La storia più toccante è quella di una 19enne che è stata stuprata e messa incinta da un cugino. Non era sposata e così è stata condannata a 12 anni di carcere per sesso al di fuori del matrimonio, illegale in Afghanistan. Al suo stupratore non è stato fatto nulla. Il giudice ha proposto alla ragazza di uscire di prigione ma solo dopo aver sposato il cugino. Lei ha rifiutato. Così è ancora dietro le sbarre e sta allevando la figlia che è nata nel frattempo. Fatti come questo accadono ogni giorno in Afghanistan e, secondo molti esperti di diritti umani, le condizioni delle donne non sono molto cambiate rispetto al passato. La società resta fortemente maschilista: c’è una vera e propria compravendita di spose e quei pochi diritti affermati dalle leggi vengono violati dall’integralismo islamico. L’Europa se ne sta a guardare, anzi adotta una sorta di censura preventiva, per evitare che i suoi soldi vengano usati in modo utile. Regge ben poco anche la scusa di Bruxelles, riguardante la sicurezza delle intervistate. Anche perché le ragazze avevano dato la loro completa autorizzazione alla distribuzione del filmato al fuori dal Paese. Ma questo all’Ue non è bastato. In un’intervista concessa all’Associated Press, la 19enne stuprata ha detto che anzi sperava che si parlasse di lei e del suo caso nel resto del mondo e che ora sta perdendo ogni speranza di poter uscire di galera. L’unica soluzione che le rimane è il matrimonio forzato col suo aguzzino. Basterebbe ben poco all’Ue per fare qualche seria pressione sul governo di Kabul, che riceve miliardi di aiuti internazionali, mentre i soldati della Nato, compresi quelli italiani, tentano di portare un po’ di pace al popolo afghano.

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