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Libero Rassegna Stampa
16.11.2007 La morte di Mohammed Al Dura era un falso
i media internazionali tacciono la verità sulla vicenda

Testata: Libero
Data: 16 novembre 2007
Pagina: 22
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Finto bimbo morto E' un bluff la foto che scatenò l'intifada»

Da LIBERO  del 16 novembre 2007

Che i mezzi di informazione siano in misura preoccupante schierati contro Israele non è una novità. La menzogna, a furia di essere ripetuta, può persino diventare una verità, come diceva uno che se ne intendeva, il famigerato dottor Goebbels, l’inventore della propaganda nazista. Uno dei casi più esemplari è quello di Mohammed Al-Dura, il bambino palestinese, ripreso tra le braccia del padre durante un conflitto a fuoco tra soldati israeliani e palestinesi all’incrocio di Netzarim prima dello scoppio dell’Intifada. Un caso diventato famoso in tutto il mondo grazie a France 2, una rete televisiva che ricora da vicino la nostra Rai 3, la vecchia Telekabul rimasta antiamericana e antisraeliana quanto lo era sotto la direzione di Sandro Curzi.. Il fatto accadde il 30 settembre 2000, quando il corrispondente Charles Enderlin mandò in onda un filmato nel quale si accusava apertamente i soldati israeliani di avere colpito in piccolo Mohammed causandone la morte. Quell’immagine, il volto disperato  del padre accovacciato per terra, nel tentativo di ripararsi dalle pallottole, con il figlio tra le braccia, fece il giro del mondo, giornali e Tv la diffusero, e continuano a farlo, per dimostrare la “crudeltà” dell’esercito israeliano. In Tunisia venne emesso addirittura un francobollo commemorativo, e in molte città nei paesi arabi sono stati eretti monumenti alla sua memoria, un simbolo del popolo palestinese vittima della brutalità israeliana. Quelle immagini aggiunsero fuoco all’inizio dell’intifada. Peccato che il servizio non raccontasse il vero, una verità che è venuta fuori dopo le inchieste in Israele, ma che sarebbero rimasta un documento burocratico se un francese coraggioso, Philippe Karsenty, non avesse sporto denuncia contro France 2 e il suo corrispondente da Israele. L’inchiesta appurò infatti che i colpi non potevano essere partiti dai soldati israeliani, perché questa spiegazione era in contrasto con la loro postazione, da lì non avrebbero potuto colpire Mohammed a suo padre, mentre era sicuro che i colpi potevano essere arrivati da parte palestinese, alla quale poteva essere utile, come poi i fatti hanno dimostrato, creare un caso internazionale che danneggiasse l’immagine dello stato ebraico. France 2 ha sempre rifiutato di far conoscere l’intero filmato  – la trasmissione andata in onda durava 3 minuti, mentre l’intera registrazione delle riprese era di 45 – dalla quale si sarebbe potuto verificare come i fatti si erano realmente svolti. Per obbligarla a farlo c’è voluta la denuncia di Karsenty. Mercoledì c’è stata in tribunale a Parigi l’udienza in Corte d’Appello, dopo che la prima sentenza aveva dato ragione all’emittente televisiva, sentenza che aveva avuto anche il sostegno dell’allora presidente Chirac.In appello la corte visionerà l’intero servizio, dal quale si vede chiaramente che non c’è stato nessun ferito o colpito a morto, incluso Mohammed, che alla fine delle riprese è vivo, senza dare nessun segno di essere stato colpito. Elderlin finora ha dichiarato che le riprese erano state fatte da un cameraman palestinese di Gaza. Nell’edizione “lunga” del film si capisce che l’intero servizio è il risultato di vari collages, non una ripresa unica del fatto, e che non c’è nessuna dimostrazione che il ragazzo sia morto. Nelle ultime sequenze risulta vivo, visto che parla con il padre. Persino quando viene presentato come ucciso, si vede chiaramente che muove le braccia. La sentenza si avrà a febbraio, ma quello che va sottolineato fin da subito è il silenzio dei media internazionali sull’intera vicenda. La storia intorno a Mohammed Al-Dura è esemplare. E’ stata costruita senza che la minima investigazione venisse fatta, né da France 2 né dai media che l’hanno ripresa ciecamente. Se staranno zitti ancora una volta su quanto sta avvenendo nella Corte d’Appello di Parigi, allora quel silenzio avrà una sola spiegazione possibile.

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