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Shalom Rassegna Stampa
26.02.2024 “Women Speak Up”: il Maccabi mondiale lancia la campagna contro il terrorismo sessuale di Hamas
Cronaca di Claudia De Benedetti

Testata: Shalom
Data: 26 febbraio 2024
Pagina: 1
Autore: Claudia De Benedetti
Titolo: «“Women Speak Up”: il Maccabi mondiale lancia la campagna contro il terrorismo sessuale di Hamas»

Riprendiamo da SHALOM online l'articolo di Claudia De Benedetti del 26/02/2024 dal titolo "Women Speak Up: il Maccabi mondiale lancia la campagna contro il terrorismo sessuale di Hamas".

Claudia De Benedetti
Claudia De Benedetti

Women Speak Up”: il Maccabi mondiale lancia la campagna contro il  terrorismo sessuale di Hamas - Shalom
Cochav Elkayam Levy, avvocato e ricercatore di diritto internazionale, ha istituito in Israele la commissione civile sui crimini di Hamas contro donne e bambini

“Women Speak Up” è il titolo della campagna mondiale lanciata dal Maccabi World Union per sensibilizzare l’opinione pubblica sul terrorismo sessuale perpetrato il 7 ottobre da Hamas. Cento donne appartenenti alla più grande organizzazione sportiva ebraica, provenienti da 100 città e 50 Paesi sono state individuate per diffondere capillarmente l’iniziativa.
“Le testimonianze sui gravissimi crimini e sugli inqualificabili abusi sessuali commessi contro donne e ragazze israeliane e di altre nazionalità si stanno accumulando – spiega Orly Froman, vice presidente del Maccabi Mondiale e già deputato alla Knesset – abbiamo sempre più pezzi che concorrono a formare un puzzle di una crudeltà inaudita, che non lascia spazio a dubbi. Donne anche giovanissime sono state stuprate sistematicamente e barbaramente e i massacri sono solo la drammatica copertura. Abbiamo il dovere di tener alta l’attenzione sui brutali e sanguinari crimini di guerra avvenuti il 7 ottobre, lo facciamo convinte di lottare per contrastare il colpevole silenzio delle organizzazioni internazionali affiliate alle Nazioni Unite, quali CEDAW e UN Women. Queste organizzazioni non solo si sono astenute dal rispondere direttamente e inequivocabilmente agli eventi del 7 ottobre, ma hanno rilasciato dichiarazioni che non riflettono la realtà fattuale e crudele a cui le donne sono state esposte, mettendo talvolta persino in discussione il terrorismo sessuale che ha costituito una parte significativa dell’attacco omicida”.
Cochav Elkayam Levy, avvocato e ricercatore di diritto internazionale che ha istituito in Israele la commissione civile sui crimini di Hamas contro donne e bambini spiega come si sta svolgendo l’istruttoria: “Stiamo conducendo indagini molto accurate per documentare dettagliatamente tutti i crimini avvenuti, riteniamo sia il modo più efficace per contrastare la negazione internazionale senza precedenti cui stiamo assistendo. Malgrado vi siano testimonianze dirette di Hamas sui crimini sessuali commessi, possiamo dimostrare che le donne israeliane stanno subendo una vera e propria demonizzazione. Gli episodi di terrorismo sessuale del 7 ottobre costituiscono una palese violazione del diritto internazionale, che affronta in modo fondamentale e specifico i reati di violenza di genere durante la guerra e li riconosce come un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità. Il 31 ottobre 2000, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato, tra l’altro, con la risoluzione 1325 che la vulnerabilità unica delle donne nei conflitti violenti deve essere affrontata, rafforzando la necessità di combattere qualsiasi tentativo di usare l’abuso sessuale come arma”.
Mirit Ben, sovrintendente capo della divisione comunicazioni del dipartimento di Polizia israeliano, aggiunge: “La polizia ha raccolto fino ad oltre 200.000 immagini e sta ancora raccogliendo prove. Dal materiale si rileva che Hamas ha fatto tutto ciò che era in suo potere per non lasciare in vita una sola vittima di violenza sessuale”.
Moran Stella Yanai è una delle vittime sopravvissute agli abusi sessuali del festival Nova, dopo 47 giorni di prigionia è stata liberata, ha avuto la forza di testimoniare e raccontare le torture fisiche subite. “Il 7 ottobre ho perso tutto: ho perso il controllo della mia vita, della mia libertà, della mia identità e persino del mio nome. Non possiamo lasciare che gli eventi del 7 ottobre finiscano senza che tutti i rapiti che stanno attraversando un grave attacco di terrore psicologico e sessuale vengano riportati in Israele”.

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