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Riprendiamo da SHALOM luglio 2019 a pag.15 con il titolo "I palestinesi e il loro permanente rifiuto" il commento di Fiamma Nirenstein.
Fiamma Nirenstein Ogni periodo storico ha la sua ”narrativa” come si usa dire adesso. È un modo di dire che non mi piace affatto, perchè mette ogni versione dei fatti sullo stesso piano, annullando la verità storia, o semplicemente negandola. Per me, al di là delle sfumature, esiste una ”narrativa” vera, e una falsa. Ai tempi della Guerra Fredda quella falsa che prevaleva in Europa era relativa al “movimento per la Pace”: da una parte il mondo degli amanti della Guerra, con in testa gli Stati Uniti e tutto il capitalismo e l'imperialismo internazionale in marcia dietro di loro, e dall'altra parte un rinnovata versione del “Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo che avanzava in funzione terzomondista e antimperialista. Il tempo ha detto la sua, ma fino a un certo punto.
Abu Mazen. "uomo di pace", vero Santo Padre?
Cosa ha detto Kushner? Le sue parole sono molto chiare:” Chi spera di più, e vede aprirsi opportunità per se stesso e la propria famiglia, metterà più energia nel perseguimento di quelle opportunità, invece di biasimare gli altri per le sue sfortune. Accordarsi su un sentiero economico in avanti è una precondizione necessaria a ciò che nel passato si è mostrato come una situazione politica irrisolvibile”. La cornice del Bahrein, Paese molto vicino all'Arabia Saudita con una popolazione sciita molto rilevante (più del 70 per cento) nell'ambito di uno Stato a governo sunnita, la convergenza di tutti gli Stati disponibili a una soluzione di pace favorevole ai Palestinesi ma disposta a un'alleanza con Israele in funzione anti imperialismo iraniano, la presenza di Paesi come l'Egitto e la Giordania che hanno a loro volta bisogno di rimettere in piedi economie molto in difficoltà, è un'ingegnosa commistione di scopi che cerca di sormontare una verità storica incontrovertibile: i palestinesi non perdono occasione per perdere un'occasione quando si parla di pace con Israele, perchè il loro sogno è, ed è sempre rimasto, quello della sparizione dello Stato Ebraico stesso, che nella loro “narrativa” è una pretestuosa e illegittima avventura coloniale. Abu Mazen l'ha detto tante volte. E Hamas, l'altra parte per niente trascurabile del popolo palestinese anche se si finge sempre di dimenticarlo quando si disegnano concessioni, semplicemente prescrive nella sua Carta l'uccisione di tutti gli ebrei. Il problema è che la storia, quella vera, dice quindi che non esiste nessun motivo per credere che i palestinesi accettino una qualsiasi soluzione territoriale possibile, che tenga conto della sicurezza di Israele e dell'autodeterminazione del popolo ebraico tornato nella sua terra. Non l'hanno accettata da Rabin, da Sharon, da Barak, da Olmert, da Netanyahu... Kushner ha protestato perchè il processo di pace americano viene chiamato, sorridendo con scherno, “l'accordo del secolo”. Non di questo si tratta. Si tratta, al contrario di costruire una cornice di finanziamento e anche di controllo internazionale di un fiume di benessere che dovrebbe contenere, secondo le 28 pagine del programma, ospedali, scuole, strutture territoriali e sociali che coprano dall'acqua all'emancipazione femminile, una ponte che colleghi stabilmente l'West bank con Gaza, snellimento di tutti i sistemi di movimento, porti, aeroporto, un'università che si configuri come una palestra di eccellenze, la costruzione di moderne start up che promuovano l'ingegno e le ambizioni dei giovani. Ma Abu Mazen spinge di nuovo a indirizzare le proprie ambizioni verso lo scopo nazionalistico come punto prioritario, senza naturalmente tuttavia essere pronto a trattare e a riconoscere anche le ragioni dello Stato Ebraico, e balena per i giovani sempre il medesimo ideale osannato, propagandato, insegnato a scuola e sui social: lo shahid. Vedremo quale prospettiva vincerà. Certamente la paura del mondo dell'economia palestinese di mostrarsi disubbidienti rispetto al regime di Abu Mazen è un fattore importante, che impedisce di vedere le vere ambizioni che si muovono sotto il cielo di Ramallah, e anche quello di Gaza. Possiamo solo sperare nella capacità dei ragazzi di sognare.
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