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Shalom Rassegna Stampa
01.07.2016 'Tra Italia e Israele grande amicizia, ottime relazioni Renzi-Netanyahu'
Jonatan Della Rocca intervista Naor Gilon, ambasciatore di Israele in Italia

Testata: Shalom
Data: 01 luglio 2016
Pagina: 8
Autore: Jonatan Della Rocca
Titolo: «Politica, economia, cultura: i tre campi in cui si gioca l'amicizia tra Italia e Israele»

Riprendiamo da SHALOM di giugno 2016, a pag. 8-9, con il titolo "Politica, economia, cultura: i tre campi in cui si gioca l'amicizia tra Italia e Israele", l'intervista di Jonatan Della Rocca a Naor Gilon, ambasciatore di Israele in Italia.

A destra: Naor Gilon

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Jonatan Della Rocca

L’ambasciatore dello Stato di Israele, Naor Gilon, sta terminando il suo mandato in Italia e ha concesso un’intervista esclusiva al nostro giornale. In questi anni, sulla scia dei suoi predecessori, ha lasciato un’impronta significativa nei rapporti tra i due Paesi. E non solo con le istituzioni italiane. Ha promosso relazioni a largo raggio, grazie a un’attività costante di partecipazione a eventi e iniziative, contribuendo a rafforzare nella popolazione la simpatia nei confronti di Israele - malgrado un antisemitismo diffuso nel resto di Europa in cui crescono a dismisura i movimenti estremisti e razzisti - e riuscendo a far conoscere la vitalità dello Stato ebraico in molti settori, spesso poco comunicata sui media. Ha mostrato un Paese che cambia in modo veloce e che offre opportunità e innovazione anche al mondo imprenditoriale italiano, che guarda con attenzione alle sfide che attendono le nuove generazioni. Abbiamo incontrato l’ambasciatore Gilon presso la sede diplomatica e ha risposto alle nostre domande in un ottimo italiano, rivelando ancora una volta il profondo amore che nutre per il Paese che lo ha ospitato questi ultimi quattro anni.

Qual è lo stato dei rapporti tra Italia e Israele? Sono ottimi, in tutti i campi: dallo scambio commerciale, alla ricerca e sviluppo, all’università. La bilancia commerciale va bene, considerando la congiuntura internazionale. Si aggira sui 4 miliardi di scambio, però il rapporto è misurato tre a uno: l’Italia esporta tre e Israele esporta uno. Qui si compra di meno, perché c’è crisi. E anche per il turismo vale la stessa proporzione: su tre turisti israeliani che vengono qui c’è ne è un italiano che va in Israele. Come partner commerciale con Israele, l’Italia è il secondo o terzo in Europa, e tra i primi dieci dei Paesi del mondo.

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Naor Gilon con Matteo Renzi

Nei confronti del governo di Gerusalemme, l’Italia sembra un’isola felice rispetto agli altri Paesi europei, o no? In generale sì. Sebbene ci siano anche elementi meno filoisraeliani. Credo che rispetto ad altri Paesi la stampa italiana sia più obiettiva, parlo della stampa scritta. Per quanto riguarda la televisione, ci dobbiamo aspettare di più dalla Rai. Lì vivono delle realtà che sono ancorate al passato, quando, negli anni Settanta, l’approccio nei confronti di Israele era negativo. Va detto che il vero cambiamento l’ha compiuto Berlusconi e grazie a lui c’è stata una svolta nell’opinione pubblica italiana. Grazie anche a Renzi che è il leader del centrosinistra la posizione è cambiata anche in questo schieramento. Non voglio dimenticare anche l’azione di obiettività di Napolitano e Prodi.

C’è stata continuità o ha avvertito delle differenze nei rapporti del governo Netanyahu, tra Monti, Letta e Renzi? Posso dire che con tutti e tre sono stati e sono rapporti molto buoni. Voglio dire che i primi due, Monti e Letta, per le loro prime uscite fuori dall’Europa, hanno scelto di andare in Israele, e questo è significativo. Certo, tra Renzi e Netanyahu c’è un rapporto personale di amicizia. Anche perché Renzi ha proprio a cuore il legame verso Israele. E si vede che a ogni livello della compagine governativa italiana si è stabilito un ottimo rapporto con gli omologhi israeliani. Tra poco ci sarà un’altra visita del ministro dell’Istruzione, Giannini che segue l’attività di circa millecinquecento ricercatori italiani in Israele che cooperano in diversi campi. Oltre agli ottimi rapporti istituzionali, c’è molta attività congiunta nei diversi settori tra i due Paesi.

Recentemente Israele ha aperto un ufficio nel quartiere generale della Nato a Bruxelles. Perché? Si, è stato fatto ora perché avevamo avuto dei problemi con la Turchia per l’apertura e avevamo bisogno di un consenso europeo, che ora c’è stato.

L’immagine di Israele è uscita molto bene sui media con l’esposizione del padiglione all’Expo: un impegno che è stato ripagato? È andata benissimo. Al di là di ogni previsione. Il padiglione israeliano è stato il quarto o quinto più visto dell’intera esposizione dai visitatori. Addirittura più di quello dell’Italia. Ma questo è facile da spiegare: perché il tour nel nostro padiglione durava diciotto minuti. Per vedere quello italiano ci si impiegava ore soltanto per la fila. Abbiamo dato un messaggio fondamentale attraverso l’esposizione: siamo il numero uno al mondo nella tecnologia applicata all’acqua. È stata un’ottima opportunità per comunicare il nostro know-how.

Nei mesi scorsi c’è stato un incontro importante del governo israeliano con i vertici dell’Eni per lo sfruttamento energetico, ci può spiegare di che cosa si tratta? Israele, come sa, negli ultimi anni ha scoperto nelle proprie acque territoriali importanti riserve di gas. Più di quello che serve al nostro Paese, e abbiamo necessità di esportarlo. Anche l’Eni nella zona mediterranea ha trovato altro gas. La loro idea è quella di convertire in liquido e dall’Egitto condurlo in Europa attraverso dei tubi. Noi abbiamo già accordi con l’Egitto. E questa potrebbe essere una buona idea. Dato che tutto il processo non è terminato è ancora prematuro però firmare accordi. Voglio aggiungere che circa tre anni fa abbiamo firmato un accordo con Finmeccanica, con la controllata Alenia Aermacchi, per la fornitura di 30 addestratori M-346, per circa tre miliardi di dollari. Tra qualche settimana ci sarà un evento per celebrare la consegna degli ultimi caccia.

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Il padiglione di Israele a Expo

Sul piano degli scambi culturali c’è una forte presenza israeliana in Italia, è soddisfatto? Molto. A Venezia ogni anno siamo presenti alla Biennale da più di sessant’anni: un anno ci dedichiamo all’archeologia e un altro anno all’arte. Poi abbiamo la Triennale a Milano con cui partecipiamo con il design. Poi durante l’anno siamo sempre presenti nelle varie manifestazioni internazionali con il jazz, la danza, il cinema, le mostre al Vittoriano. Siamo quasi tutte le settimane impegnati in eventi a cui partecipano artisti ed esponenti del mondo culturale israeliano. Facciamo tanto. La promozione culturale è fondamentale per la conoscenza reciproca dei due Paesi. Abbiamo appositamente creato nel 2012 una Fondazione che prevede il lavoro congiunto delle due Ambasciate per organizzare eventi di rilevanza che hanno molto successo.

Dopo la visita dell’on. Salvini, ci dovrebbe essere la visita dell’on. Di Maio nelle prossime settimane in Israele. Che rapporti ci sono con il Movimento Cinque Stelle? La visita di Salvini è andata bene. Noi siamo aperti e disponibili a parlare con tutti. Basta che non siano fascisti, antisemiti, che non siano negazionisti e che non paragonino la Shoah alla politica contemporanea. In questa direzione siamo pronti ad ospitare Di Maio perché lui risponde bene a tutti i requisiti. Il dialogo è importante con tutti. Questo è l’approccio di Israele da sempre, di parlare, anche con i paesi arabi, a volte anche in modo indiretto. Parlare significa anche prevenire incidenti.

Visti i rapporti ravvicinati dell’Italia con il mondo arabo, cosa può fare l’Italia per favorire il riconoscimento di Israele da parte dei Paesi che ne minacciano la distruzione come l’Iran? L’atteggiamento iraniano non è cambiato, basta sentire Khamenei con le sue minacce e vedere i missili prova, che portano incisa la scritta di distruggere Israele. È meno pubblicizzato questo ruolo sui media perché siamo sulla scia dell’accordo. Noi vediamo il dossier Iran in modo diverso dall’Italia e dall’Occidente. L’Iran, secondo noi, ha un ruolo fortemente destabilizzante del Medio Oriente, invece di esserne un attore che partecipi alla distensione. La sua azione, in Libano, Siria, con Hamas, è sotto gli occhi di tutti. L’Italia pensa che l’Iran possa dare un contributo positivo. Noi possiamo dire al governo italiano di stare molto attenti e di mettere in agenda con gli interlocutori di Teheran nei colloqui diversi temi importanti: Israele, i diritti umani, delle minoranze, dei gay, del negazionismo della Shoah. Insomma ci deve essere da parte dei Paesi occidentali quello che noi chiamiamo “un dialogo critico”.

In Europa vi sono numerose azioni di boicottaggio nei confronti di Israele, sia quello commerciale che quello scientifico e universitario: in Italia com’è la situazione? Non è molto forte in Italia, ma esiste. È però un atteggiamento importato dall’estero, dove l’attività anti-israeliana è molto forte. Ci sono pochi italiani coinvolti; quelli che partecipano provengono dall’estremismo politico e dal mondo musulmano. Quello commerciale qui in Italia è di poca valenza. È stata importante la dichiarazione del premier Renzi che ha ribadito che il boicottaggio nei confronti di Israele rappresenta boicottare se stessi, e la posizione del Ministro Giannini con la lettera dei trecento professori contro il boicottaggio. Noi in ambito universitario facciamo tanto. Tra poco accompagneremo il terzo gruppo di rettori accademici italiani per fare conoscere il Paese, per siglare accordi con le Università israeliane. Appena noi comunichiamo agli enti locali che è in procinto l’organizzazione di un evento anti israeliano i sindaci ci rispondono che non lo patrocineranno. Gli italiani sono contro il boicottaggio. Fanno rumore questi Bds, ma va ricordato che il loro fine non è cercare la pace ma fare un’azione ostile ad Israele.

A novembre prossimo e poi a gennaio con l’insediamento, alla Casa Bianca siederà un altro Presidente. Cambierà qualcosa in Medio Oriente? È prematuro dire qualcosa ora. Io, in passato in missione diplomatica sono stato negli Usa e devo dire che i rapporti tra i due Paesi sono molto forti. Rimane il migliore alleato di Israele. È vero che nei rapporti personali il rapporto che Netanyahu ha con Renzi non lo ha con Obama. Vero però che tutto l’apparato istituzionale americano è vicino allo Stato ebraico. Io sono ottimista che continueremo le ottime relazioni perché le basi sono solide.

Signor Ambasciatore, lei per missione diplomatica è stato in molte parti del mondo. Qual è la peculiarità della Comunità ebraica nei confronti di Israele? La comunità romana è molto sionista e molto vicina a Israele. Qui c’è una comunità piccola ma si vede che sono parte integrante del Paese. Quando domando a un non ebreo quanti siano gli ebrei qui, mi rispondono: un milione. Va detto che è una comunità sempre attiva. Anche in Italia non manca l’antisemitismo perché c’è quello nascosto, visto che quello pubblico non sarebbe politically correct. E così trasferiscono questo odio verso Israele.

Quali ricordi porterà con sé di questa esperienza italiana? È un’esperienza unica vivere in questo meraviglioso Paese con una comunità ebraica forte. Grazie anche a tanti amici che promuovono l’amicizia tra Italia e Israele. La mia intenzione è continuare a lavorare tra i due Paesi perché lascio qui una parte del mio cuore.

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