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Shalom Rassegna Stampa
29.06.2015 Il Master internazionale in didattica della Shoah compie dieci anni
Analisi di David Meghnagi

Testata: Shalom
Data: 29 giugno 2015
Pagina: 19
Autore: David Meghnagi
Titolo: «Il Master internazionale in didattica della Shoah compie dieci anni»

Riprendiamo da SHALOM di giugno 2015, a pag. 19, con il titolo "Il Master internazionale in didattica della Shoah compie dieci anni", l'analisi di David Meghangi.


David Meghnagi

Giunto alla sua decima edizione, il Master internazionale in didattica della Shoah, ha contribuito a formare un centinaio di studiosi, di cui alcuni sono oggi incardinati nel sistema universitario come dottorandi o ricercatori. La maggioranza dei diplomati insegna nelle scuole e contribuisce attivamente alle attività collegate alle celebrazioni per il Giorno della memoria, e ai viaggi delle scuole. Nel corso di questo decennio, il Master è diventato un centro propulsivo per la ricerca sulla didattica intorno alla Shoah e per la formazione dei docenti e degli studenti.

Oltre un migliaio di docenti è stato seguito in percorsi di formazione per oltre cento ore annuali d’insegnamento in aula e a distanza. In collaborazione con le Direzioni scolastiche regionali del Lazio, della Toscana e del Piemonte, un numero altrettanto ampio di studenti è stato coinvolto in percorsi di formazione che hanno coinvolto docenti di diverse discipline con importanti risultati. Ragazzi tra i tredici e i diciotto anni che, all’inizio del corso, avevano nozioni vaghe e confuse sull’argomento, alla fine del percorso risultavano informati. I ragazzi di tredici anni avevano letto almeno tre libri di letteratura e storia e avevano nozioni più precise. In alcuni casi il percorso di formazione ha contribuito a ricostruire le storie famigliari, in relazione ai tragici eventi della Seconda guerra mondiale e alle persecuzioni antisemite. Inoltre avevano sviluppato una consapevolezza nuova sui valori di una cittadinanza condivisa, sul rispetto e sulla responsabilità verso il prossimo.

Alle attività del Master hanno concorso studiosi e docenti d’importanti istituzioni italiane ed estere, con cui abbiamo sviluppato accordi di cooperazione accademica e di ricerca, creando le premesse per la creazione dell’International Center for Modern Jewish Civilization and Israel. Accanto allo sviluppo e all’approfondimento della ricerca sulla didattica intorno alla Shoah, ci proponiamo di dare un impulso a un’area di studi, penalizzata nei rispettivi settori di appartenenza, e che a nostro avviso costituisce un tassello importante per una conoscenza critica della realtà del Vicino Oriente.

Il ciclo d’incontri con cui si apre l’attività del Centro ha per oggetto un problema drammatico e ineludibile per chi abbia a cuore a cuore le sorti della democrazia e della convivenza in Occidente, rispetto al quale i codici culturali elaborati lungo l’arco del dopo guerra, appaiono insufficienti. Le origini politiche e sociali dell’antisemitismo religioso e di quello moderno sono state largamente studiate, i codici mentali e culturali ampiamente analizzati. Diversa è la situazione di fronte al nuovo antisemitismo, che si alimenta della tragedia del conflitto arabo israeliano, e che ha come sfondo un’ostilità irriducibile nei confronti degli ebrei come stato e come nazione, in cui lo “Stato degli ebrei”, è oggetto dei fantasmi deliranti con cui un tempo si demonizzavano gli ebrei e l’ebraismo.

Quello che un tempo era lo scandalo di un’esistenza singola o comunitaria considerata “anormale”, ha fatto posto allo “scandalo” di uno stato che, come tale è messo in discussione nei suoi presupposti storici e culturali. Non è il diritto alla critica di questo o quel governo, a questa o quella politica, a essere in discussione, bensì la sua rappresentazione. La premessa è importante e necessaria, per evitare fraintendimenti. Il fatto che si debba ripetere a ogni occasione, è già di per sé un sintomo di inquinamento del dibattito.

Sono in discussione la forma che molto spesso assume l’accusa, i diversi pesi e misure utilizzati per argomentarla, i luoghi comuni che animano la scena del discorso, il gioco perverso dei simboli in cui le “vittime” di ieri, sono rappresentate come i “carnefici” di oggi. Per non parlare della distorsione dei fatti e delle omissioni volute, della falsificazione dei fatti, la demonizzazione di una parte rispetto l’altra, quando tutti invece avrebbero bisogno in quei tormentati luoghi di essere aiutati a riscoprire la comune tragedia che li affligge.

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redazione@shalom.it

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