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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
04.09.2015 Udg non attacca Israele: scopre le guerre e i crimini dei paesi arabo-musulmani
Il cambiamento di gestione dell'Unità gli ha fatto bene

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Medio Oriente e Africa: l'infanzia negata a 13 milioni di bambini»

Il cambiamento di gestione dell'UNITA' deve avere fatto bene a Umberto De Giovannangeli, che finalmente scopre le guerre e  gli orrori delle società arabe-musulmane. Come racconta nel pezzo che segue, dal titolo "Medio Oriente e Africa: l'infanzia negata a 13 milioni di bambini", a pag.2, oggi 04/09/2015.
Ci auguriamo che continui e che magari faccia un paragone con l'unico paese mediorientale civile, democratico, dove i bambini crescono in tutt'altre condizioni. Un paese che in tutti questi anni ha sempre criticato, suonando la musica che arrivava dalla parte palestinista. Un paese che si chiama Israele.


                                                              Umberto De Giovannangeli

Ecco l'articolo:

Di loro non esistono foto che possano far piangere il mondo. Ma nel martoriare Medio Oriente vi sono milioni di piccoli Aylan a cui è stata negata l'infanzia e a molti, la vita stessa. Una infanzia normale significa anche poter tornare a scuola, come si apprestano a fare i bambini del mondo. Ma questa normalità è preclusa a oltre 13 miiionidi bambini e adolescenti vittime delle guerre che sconvolgono il Medio Oriente e il Nord Africa. Un quadro angosciante è quello tratteggiato dal report dell'Unicef che l'Unità ha potuto visionare nella sua interezza. ll rapporto riguarda l'impatto dei conflitti sull' istruiione in Paesi della Regione. In queste realtà, tra le quali la Siria, sono state distrutte o gravemente danneggiate oltre 8.500 scuole. Lo scorso anno, l'Unicef ha documentato 214 attacchi contro scuole in Siria, Iraq, Libia.Territori palestinesi eYemen. In Siria, rimarca il rapporto dell Agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia, una scuola su quattro é stata chiusa, portando così a altre 3 milioni i bambini e adolescenti siriani senza più la possibilità di entrare in una scuola, per ricevere istruzionee per trovare un sia pur fragile rifugio. Per molti bambini rifugiati siriani l'educazione a tempo pieno é un lusso: la maggior parte dei bambini in età scolare non ricevono alcuna forma di educazione e solo 34O mila sono coinvolti in programmi di educazione informale. In Libano, la situazione é ancora peggiore,  numeri che danno la dimensione di una tragedia apocalittica.
Con l'inizio del quinto anno di conflitto in Siria, la situazione di più di 5,6 milioni di bambini al l'interno del Paese rimane In Siria, dove più di due milioni e mezzo di piccoli non vanno a scuola. In Iraq quasi tre milioni di bimbi hanno divuto lasciare le proprie case. Di questi.2 milioni di bambini vivono nelle aree del Paese maggiormente tagliate fuori dall'assistenza umanitaria a causa dei combattimenti o di altri fattori. Circa 2,4 milioni di bambini siriani non vanno a scuola. Almeno 2 milioni di bambini siriani vivonocome rifugiati in Libano, Turchia, Giordania ealtri paesi. A questi si aggiungono 3,6 milioni di bambini delle comunità che accolgono i rifugiati, che sono già in difficoltà per conto loro a causa di servizi sanitari e scolastici già al collasso.lntanto la crisi sempre grave in Iraq ha costretto più di 2 milioni di bambini a lasciare le proprie case, molti altri sono intrappolati in aree conrollateda gruppi armati. Per i bambini più piccoli, questa crisi
è l'unica realtà che abbiano mai conosciuta. Per gli adolescenti che si affacciano ai loro anni di formazione, le violenze e le sofferenze non hanno solamente rovinato il loro passato, ma anche cambiato profondamente il loro futuro, sottolinea Anthony Lake, Direttore generaie dell'Unicef. L'infanzia negata è anche diventare vittime dello sfruttamento. Il confl itto e la crisi umanitaria in Siria stanno ponendo un numero sempre crescente di bambini a rischio sfruttamenreo nel mercato del lavoro. A denunciarlo è un recente rapporto congiunto pubblicato da Save the Children. Secondo il rapporto. all'interno della Siria i bambini contribuiscono al reddito familiare in più di trequarti delle famiglie intervistate. In Giordania quasi la meta di tutti i bambini rifugiati siriani sono diventati capi famiglia, mentre in alcune zone del Libano bambini di sei anni riferiscono di lavorare. Il rapporto rileva che un numero vertiginoso di bambini sono impiegati in lavori pericolosi, rischiando gravi danni alla loro salute e al loro benessere. Secondo i l rapporto. tre bambini su quattro fra quelli intervistati nel campo profughi di Zaatari. in Giordanla, hanno manifestato problemi di salute sul posto di lavoro, mentre il 22 per cento dei bambini impiegati nel settore agricolo nel governatorato di Mafrage nella Valle del Giordano hanno dichiarato di essere rimasti feriti sul lavoro. Sfruttati o sfollati.  Tre milioni e mezzo sono i minori sfollati all'interno della Siria, documenta ancora l'Unicef. Ad essi si aggiungono altri 3.8 milioni di profughi (tra cui quasi 2 milioni bambini), fuggiti nei Paesi delia regione. Giordania,Libano, Iraq ed Egitto). Non basta. Secondo una ricerca condotta dal Politecnico di Monaco di Baviera sui piccoli rifugiati in Germania un terzo di loro soffre di disturbi psichici, causati dalla guerra, dalle torture, dalla drammatica fuga verso l'Europa e dalla lunga permanenza dei centri di prima accoglienza. Un bambino siriano su cinque soffre del disturbo post traumatico da stress. Il trauma subito è spesso evidente: molti bambini mostrano comportamenti aggressivi e violenti, altri hanno smesso di mangiare, parlare  e dormire. «Sono bambini, sottolinea Raffaela Milan,Direttore Prograrnmi Italia-Europa Save the Children - che oltre ad aver subito l'atrocità della guerra, hanno affrontato un viaggio estenuante subendo spesso ulteriore violenza. Bambini che hanno temutod i perdere la propria vita o quella dei propri cari molteplici volte, nel loro Paese d'origine, nei Paesi di transito, come la Libia, o nel Mediterraneo".

Per inviare all'Unità la propria opinione, telefonare: 06/87930901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@unita.it

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