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Rassegna Stampa
24.07.2015 Isaac Herzog: 'L'accordo con l'Iran grave errore, l'obiettivo resta due popoli e due stati'
Il leader laburista intervistato da Umberto De Giovannangeli

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «'Due Stati due popoli, l'Italia al nostro fianco per la pace'»

Riprendiamo dall' UNITA' di oggi, 24/07/2015, a pag. 11, con il titolo "Due Stati due popoli, l'Italia al nostro fianco per la pace", l'intervista a Isaac Herzog di Umberto De Giovannangeli.

Lascia perplessi la definizione di Abu Mazen, il dittatore palestinese "moderato" che a più riprese nei mesi scorsi ha continuato a incitare alla lotta violenta contro Israele, ovvero al terrorismo, come "un interlocutore serio e affidabile in un negoziato di pace".
Sul dossier Iran, invece, la posizione di Herzog è la stessa di Netanyahu. E' segno di responsabilità politica, da parte del leader laburista, mettere da parte polemiche di partito per schierarsi con decisione contro l'accordo suicida dell'Occidente, anche se questo comporta un allineamento con le posizioni del governo.

Ecco l'articolo:

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Umberto De Giovannangeli

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Isaac Herzog

«L'applauso tributato dalla Knesset al presidente Renzi non aveva nulla di formale, ma era il segno di un forte apprezzamento politico per un leader europeo che nel suo intervento ha dimostrato di saper cogliere i timori di un Paese e che al tempo stesso, come dovrebbero fare gli amici sinceri, non ha nascosto punti di divergenza, come la valutazione sull'accordo con l'Iran. Nel merito, ritengo di particolare importanza il fatto che Renzi abbia ribadito l'impegno dell'Italia a favorire il rilancio di un negoziato di pace con l'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen, sulla base della soluzione a due Stati».

A parlare è Isaac Herzog, leader del Partito laburista israeliano, più volte ministro, che nelle elezioni di marzo ha conteso - con il "Campo sionista" (24 seggi, seconda forza parlamentare d'Israele) - a Benjamin Netanyahu la guida d'Israele. "Il nostro giudizio sull'accordo di Vienna - dice Herzog all'Unità - non si discosta da quello espresso da Netanyahu, ma questo non vuol dire accettare di entrare a far parte di un governo assieme alle forze più oltranziste della destra".

Assieme al premier Netanyahu,lei è stato l'altro leader israeliano che ha avuto un faccia a faccia con il premier italiano, Matteo Renzi. Quale impressione ha ricavato? «Quella di un leader consapevole del ruolo importante che l'Italia può giocare, anche in ambito europeo, in un'area nevralgica e attraversata da crisi e conflitti com'è il Medio Oriente. Renzi ha saputo cogliere i timori di un Paese che si sente in "trincea" e che ambirebbe ad un futuro da Paese normale. Cosi come trovo di grande rilevanza le sue parole contrarie ad ogni forma di boicottaggio contro Israele. Mi lasci aggiungere che il suo non è stato un discorso "ecumenico" ma molto politico ed è soprattutto per questo che l'ho molto apprezzato».

Cosa in particolare? «Ii fatto di aver ricordato che la pace con i palestinesi non può essere a costo zero, e che essa deve essere fondata sul principio di "due popoIi, due Stati" mettendo in evidenza che il diritto all'esistenza e alla sicurezza dello Stato d'Israele non è altra cosa dal diritto dei palestinesi all'autodeterminazione. E ciò vuol dire essere disposti al compromesso, puntare decisamente sul dialogo ed essere pronti alle dovute concessioni terrítoriali. Compromesso, dialogo. concessioni: sono concetti che non appartengono al vocabolario politico di una parte significativa della coalizione oggi al governo in Israele».

Un giudizio molto duro, eppure sul dossier iraniano la sua posizione non si discosta da quella di Netanyahu. «Quando sono in gioco gli interessi nazionali, a prevalere è il bene comune, indipendentemente dall'essere al governo o all'opposizione. E' la lezione che ci hanno lasciato i padri della patria, molti dei quali sono stati i leader del Labour: da David Ben Gurion a Golda Meir, da Yitzhak Rabin a Shimon Peres. Giudico molto negativamente quell'accordo perché non si tiene conto della pericolosità dell'Iran, del suo sostegno a gruppi estremisti che non rappresentano solo una minaccia per Israele ma per la pace nella Regione. Resto convinto che, al di là delle rassicurazioni ricevute, quell'accordo porterà il caos nel Medio Oriente. Detto questo, ritengo anche che la gestione della partita diplomatica fatta da Netanyahu abbia nociuto a Israele, soprattutto quando il primo ministro ha accentuato le divisioni con l'Amministrazione Usa, finendo per contrapporsi alla Casa Bianca. Emblematico di questa linea perdente è stato il discorso di Netanyahu al Congresso Usa: riconosco al primo ministro la sua abilità nel confezionare discorsi capaci di scatenare gli applausi, ma resta il fatto che quell'intervento ha finito per danneggiare il rapporto con gli amici americani e accresciuto la frattura con loro. Il presidente Obama ha sostenuto che l'accordo di Vienna non si fonda sulla fiducia ma sulla verifica. Israele deve prendere sul serio questa affermazione, e far si che queste verifiche non riguardino solo i programmi nucleari di Teheran, ma il suo sostegno, politico e militare, a gruppi che operano per la destabilizzazione».

Alla luce della convergenza sul dossier iraniano, Netanyahu è tornato alla carica per chiedere al Labour di entrare nella maggioranza e a lei di assumere un ruolo importante nella compagine governativa. Qual è la sua risposta?  "Negativa. Il nostro giudizio sull attuale governo non cambia: per raffazzonare una maggioranza risicata, Netanyahu non ha dato vita a un governo ma a una sorta di ''circo" politico, dove su molte questione a dettare la linea è la destra ultranazionaiista e religiosa. Ciò vale nel campo delle politiche sociali, degli investimenti come sul negoziato di pace con i palestinesi. Quella del Labour sarà una opposizione costruttiva ma senza sconti. ll nostro obiettivo è quello di realizzare un'alternativa credibile al governo Netanyahu".

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Isaac Herzog con Matteo Renzi

Nella sua due giorni in Israele e nei Territori, Renzi ha ribadito che nell'agenda di politica estera dell'Italia la questiione israelo-palestinese resta tra le priorità. "E' importante averlo affermato in un momento in cui la comunità internazionale sembra focalizzane solo il pericolo dello Stato islamico. Lavorare per il dialogo significa anche migliorare le condizioni di vita della popolazione palestinese. Per questo ritengo importante l'impegno italiano nel campo dei progetti di cooperazione con l'Autorità palestinese. Questo può servire a rafforzare la leadership del presidente Abbas che, a differenza di ciò che pensa Netanyahu, ritengo essere un interlocutore serio e affidabile in un negoziato di pace".

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